Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Venezia, cameriera si ammala di tubercolosi e muore a trentasette anni
La donna lavorava alle Antiche Carampane. Nessun pericolo di contagio per i clienti
Cameriera delle Antiche Carampane muore di tbc a 37 anni. Partita dalla Thailandia lo scorso anno per vivere a Venezia con il marito, la donna si è progressivamente indebolita fino a pesare 35 chili. Dopo la diagnosi e la profilassi sembrava star meglio tanto da uscire dalla rianimazione, poi, quasi all’improvviso la morte. Nessun pericolo per gli avventori del ristorante.
Quando, l’anno scorso, è partita dalla Thailandia per vivere a Venezia insieme al marito, stava bene. Un mese fa ha cominciato ad avvertire i primi malesseri e con il passare delle settimane le sue condizioni sono peggiorate, tanto da arrivare a pesare 35 chili.
Al primo ricovero, qualche settimana fa, i medici dell’ospedale Civile le hanno fatto qualche esame, scoprendo che aveva la tubercolosi. La profilassi all’inizio sembrava aver avuto effetto, ma non è bastata.
Lunedì notte le condizioni di Supansa Promjantuek, cameriera di 37 anni, sono peggiorate e il suo cuore ha smesso di battere. La donna, che era ricoverata nel reparto di malattie infettive al Civile, lavorava nel ristorante «Antiche Carampane» di Rialto, nel cuore di Venezia, ma non c’è alcun pericolo di contagio per i clienti. La 37enne è morta a causa di una grave forma di sepsi da enterococco dopo aver contratto la Tbc.
«Si tratta di un germe dell’intestino che approfitta della deficienza delle capacità di difesa», spiega il professor Enzo Raise, ex primario del reparto di malattie infettive dell’Usl 3. L’Usl 3 Serenissima ha subito attivato la profilassi per tutte le persone che sono state a lungo a contatto con lei, che potrebbe aver contratto la tubercolosi molto tempo fa. I tempi di incubazione, infatti, sono spesso lunghi e la Tbc resta asintomatica. «Spesso accade che le persone che provengono da paesi extra europei, in epoche infantili abbiano contratto quella cosiddetta “primaria” che rimane silente ma che dopo un periodo variabile si può riattivare – spiega il professor Raise -. Secondo uno studio recente, su cento persone che provengono da paesi extra europei o dall’estremo est asiatico, 35 hanno avuto un contatto con il bacillo tubercolare che potrebbe riattivarsi per questioni immunitarie».
E potrebbe essere accaduto proprio questo alla 37enne thailandese che, dopo un periodo in cui aveva cominciato a stare male, è stata ricoverata. Aveva perso molti chili e tutte le forze. La donna domenica scorsa, dopo che gli antibiotici hanno cominciato a fare effetto, è stata trasferita dal reparto di rianimazione a quello di malattie infettive. Le sue condizioni sembravano leggermente migliorate ma il giorno successivo è morta. Dopo il funerale, che è stato celebrato a Venezia nei giorni scorsi, la 37enne sarà cremata e le ceneri saranno portate in Thailandia, dove vive la sua famiglia.
Già dalle scorse settimane l’Usl 3 ha eseguito tutti i controlli del caso e sottoposto a profilassi il marito, i colleghi di lavoro, le persone che la vittima frequentava spesso. «Se è avvenuto il contatto si fa una radiografia. Poi la profilassi attraverso l’assunzione di un farmaco per sei mesi che blocca lo svilupparsi della tubercolosi», spiega Raise.
Supansa lavorava come cameriera nel ristorante in cui il compagno fa il cuoco ma secondo gli esperti non c’è alcun pericolo di contagio per i clienti che hanno mangiato nel locale. «Potrebbe esserci stata una fase di infettività durante la quale è stato espulso il batterio con dei colpi di tosse – spiega il professor Raise -, ma serve un contatto diretto e stretto per un periodo di almeno 24 ore perché avvenga il contagio».
Nonostante il batterio persista per qualche giorno nell’ambiente, la malattia non si trasmette per via aerea. La densità dei batteri eliminati non è sufficiente a contagiare le altre persone se non c’è un contatto prolungato. «Per quanto riguarda gli ambienti è sufficiente aerarli», conclude l’ex primario.