Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il più giovane d’Italia: cambiamo questo Paese

Alberto Stefani, dal Bo a Montecitor­io

- DAL NOSTRO INVIATO A. S. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Alberto Stefani, padovano di Borgoricco, militante leghista dall’età di 17 anni, ha debuttato ieri alla Camera dei Deputati e ha subito stabilito un record: è il più giovane onorevole d’Italia della XVIII legislatur­a.

Stefani, che effetto le fa?

«Bello, mi piace l’idea di contribuir­e ad abbassare l’età media a Montecitor­io».

Si sente un privilegia­to rispetto ai suoi coetanei che al massimo si arrabattan­o per fare uno stage, spesso non pagato?

«Privilegia­to sicurament­e no. Ma orgoglioso e fortunato quello sì».

Suvvia, è come se avesse vinto alla lotteria...

«Guardi che buona parte dello stipendio da parlamenta­re va al movimento. E dico che è anche giusto che sia così. Del resto, non fosse stato per la Lega, che ha deciso di investire su di me, adesso non sarei qui».

Resta il fatto...

«Ho capito cosa vuole dire... Si, avrò uno stipendio più che dignitoso, non lo posso negare. Ma per me è un’occasione unica che spero di sfruttare nel migliore dei modi».

Perché la Lega?

«Mi ci sono avvicinato 8 anni fa, nel periodo della scandalo dei diamanti, quando ai gazebo la gente non si fermava nemmeno e se lo faceva ci insultava. Però ho ammirato la costanza di gente come Massimo Bitonci e Roberto Marcato nel rispondere alle esigenze dei militanti e ho deciso di darmi da fare».

Che studi ha fatto Stefani?

«Mi sono laureato in Giurisprud­enza a Padova, il 4 dicembre scorso, con il massimo dei voti. E a Padova, mi creda, non regalano nulla. Ora cercherò di conciliare l’attività parlamenta­re con la pratica legale. Mi sono già iscritto a un master di giurista d’impresa».

E nella Lega che incarichi ha ricoperto?

«Sono coordinato­re dei giovani di Padova e sono stato responsabi­le nathional degli iscritti universita­ri».

Cosa farà per i giovani durante il suo mandato?

«Il programma della Lega è ritagliato sulle esigenze dei giovani. Taglio della pressione e del cuneo fiscale, natalità e lavoro. Se ci pensa, questo serve ai giovani per costruirsi un futuro».

E il jobs act?

«Una tragedia. Con la finta bandiera della flessibili­tà ha favorito l’ulteriore precarietà del lavoro, modificand­o anche l’art.18 per fare un favore alle grandi imprese».

Parla come un politico di sinistra. Ma lo sa che il Jobs act l’ha realizzato il centrosini­stra?

«Certo che lo so. Ma proprio questo è il motivo per cui tanti elettori di sinistra mi hanno detto che hanno votato Lega. Mio nonno paterno era un uomo di sinistra, che ha lottato per i diritti dei lavoratori. Penso che anche lui oggi si sentirebbe tradito. Al pari del tassista romano che mentre mi accompagna­va a Montecitor­io mi ha rivelato di aver votato Lega pur essendo un uomo di sinistra».

Cos’è la sinistra oggi?

«Un’élite, il popolo non c’entra più».

Torniamo ai giovani, ai suoi coetanei. Quale messaggio si sente di mandare?

«Che la politica è aperta e che c’è bisogno di giovani in politica. Le cose si cambiano entrando nei meccanismi, non stando a guardare o non andando a votare».

Si aspetta incarichi?

«No, cercherò di imparare il prima possibile il lavoro di parlamenta­re. Qui ci sono sicurament­e persone più preparate e competenti del sottoscrit­to. Io posso mettere a disposizio­ne l’entusiasmo e qualche conoscenza dal punto di vista giuridico».

Non ha ancora parlato dell’immigrazio­ne...

«Doveroso farlo, invece, visto che l’attuale sistema di accoglienz­a è pieno di falle. C’è gente che senza competenze accoglie i profughi, lucrando sulla loro pelle, gente che viene qui sperando di costruirsi un futuro senza sapere che non sarà possibile».

Non dirà anche lei che diventano tutti delinquent­i questi migranti...

«Non tutti, ma se il 55% dei furti li fanno loro, che sono un decimo della nostra popolazion­e, qualche stortura ci deve essere».

A quale politico veneto si ispira?

«A Bitonci, è lui il mio punto di riferiment­o».

L’hanno fatto cadere da sindaco di Padova però...

«Una carognata. Hanno perso una persona di grande valore. Non è un caso che tanti progetti avviati da lui ora vengano inaugurati da altri. Non si può far cadere un sindaco per antipatia».

Lo stipendio Ho capito cosa vuole dire... Sì, avrò uno stipendio più che dignitoso, non lo posso negare. Ma per me è un’occasione unica La famiglia Mio nonno paterno era un uomo di sinistra, che ha lottato per i diritti dei lavoratori. Penso che anche lui oggi si sentirebbe tradito

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Alla Camera Alberto Stefani (secondo da destra) in un selfie con Massimo Bitonci, Arianna Lazzarini e Adolfo Zordan.

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