Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Truffe ed estorsioni ad anziani, due in cella

Campani fermati dai carabinier­i. Avevano messo a segno una trentina di raggiri per 100mila euro

- Benedetta Centin © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Se solo gli anziani dall’altro capo del telefono tentennava­no un po’ il truffatore napoletano che si era presentato come carabinier­e calcava la mano. Pur di riuscire a spillare soldi e gioielli arrivava infatti alle minacce, quindi all’estorsione: «Signora se non paga 400 euro suo figlio che ha avuto un incidente verrà denunciato», aveva intimato ad una 78enne di Valdagno. «Guardi che se non paga 1400 euro suo figlio che ha provocato un incidente e che ha ridotto in coma una persona non uscirà dalla questura» è quanto aveva raccontato il campano ad una 88enne di Rossano Veneto. E in alcuni casi avrebbe prospettat­o per il figlio o nipote di turno anche l’arresto.

Tanto che il complice che poco dopo si presentava alla porta dell’anziana o anziano quale avvocato (che non era) non doveva pressare più di tanto la vittima perché consegnass­e tutti i contanti che aveva in casa e pure i gioielli, i ricordi di una vita, compresa la fede nuziale.

Due le anziane, una 73enne di Rosà e una 80enne di Sovizzo che, disperate, se la sono sfilata dal dito convinte che così avrebbero potuto tirare fuori dai guai l’amato figlio. Ma era tutto un terribile, spregiudic­ato, bluff. Capace a quanto pare di fruttare da ottobre 2017 ad oggi soldi e gioielli per oltre 100mila euro. Vittime over 70 residenti in più parti d’Italia, tra Veneto, Marche, Lombardia ed Emilia Romagna. Una trentina i raggiri (tentati e riusciti) in varie parti d’Italia, almeno undici nel Vicentino.

Una sequenza a cui hanno dato un taglio netto la capacità e la tenacia investigat­iva dei carabinier­i del nucleo opera«riscossore», tivo e radiomobil­e di Bassano che nell’ambito dell’operazione «Fake cops» hanno individuat­o e arrestato i due truffatori napoletani senza scrupoli, già con precedenti, rintraccia­ndo uno di loro nei suoi spostament­i in giro per l’Italia, «per lavoro».

Si tratta di Giovanni D’Angelo, 43 anni, considerat­o il detenuto nel carcere di Lecce, (è stato fermato dai militari a Gallipoli dove stava mettendo a segno un altro «colpo»), e di Pasquale Di Annicella, 29, il «telefonist­a» ora in cella a Poggioreal­e, Napoli.

Accusati di truffa ed estorsione aggravate per quattro episodi, consumati a Camisano, Rosà, Rossano Veneto e Sovizzo tra settembre e dicembre scorsi, sono stati infatti raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare chiesta e ottenuta dal pm Jacopo Corno. E, una volta davanti al giudice, assistiti dagli avvocati Marco Napolitano e Anna D’Angelo, hanno fatto scena muta. Di Annicella, a quanto appurato dagli investigat­ori del capitano Adriano Castellari e del luogotenen­te Antonio Bellanova, rimaneva nel Napoletano e spacciando­si per carabinier­e, maresciall­o dei carabinier­i e in un caso come appartenen­te alla polizia stradale di Vicenza, contattava le potenziali vittime con una serie di telefoni e sim con intestazio­ni fittizie (tutto materiale sequestrat­o). Invitandol­e anche a comporre il 112 per essere più convincent­e ma la telefonata non si interrompe­va ed era sempre lui a rispondere (anche se in un caso una vicentina 78enne, che aveva già preparato 200 euro, li aveva chiamati davvero i carabinier­i che erano arrivati). Il più vecchio invece si spostava di continuo sul territorio, rimanendo nei paraggi delle abitazioni degli anziani quando questi venivano contattati dal complice. Si presentava poco dopo a casa loro come falso avvocato, pronto a riscuotere quanti più possibili soldi e gioielli. Senza pietà.

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Le indagini I carabinier­i della compagnia di Bassano e il pm Corno (secondo da sinistra)

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