Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Villa di Zonin, i sequestri finiscono in polemica
Bertelle: «Dove sono gli oggetti preziosi?». Il difensore: «Nulla è stato asportato»
Sotto sequestro un migliaio di bottiglie di vino, tutte o quasi a marchio «Zonin». L’obiettivo, in un futuro tutt’altro che certo, è di metterle all’asta assieme ai mobili e agli altri oggetti finiti nell’elenco dell’ufficiale giudiziario che negli ultimi tre giorni ha passato al setaccio la villa alle porte di Montebello Vicentino in cui abita l’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin.
Mercoledì erano stati sequestrati i beni al primo piano della tenuta settecentesca, dall’argenteria alle opere d’arte, fino al contenuto di due casseforti. Il giorno successivo era toccato al pianterreno, ai tappeti persiani, ai lampadari, alle tele antiche compreso un quadro che potrebbe essere stato dipinto dal Tintoretto anche se, in mancanza di un documento di autenticità, al momento è stato «catalogato» come un falso d’autore.
Ieri l’ufficiale giudiziario ha concluso il lungo lavoro, sequestrando le bottiglie di vino custodite nella cantina della villa di Montebello. Anche in questo caso, in mancanza della valutazione di un esperto, a ciascuna è stato assegnato un valore «simbolico» di pochi euro.
Tutto, almeno fino a un’eventuale confisca, resterà al suo posto visto che Michele Zonin, uno dei figli dell’ex banchiere, ne è stato nominato custode.
La somma complessiva raggiunta, come appariva scontato fin dall’inizio, è molto lontana dai 19 milioni per i quali gli avvocati Renato Bertelle e Michele Vettore hanno ottenuto l’autorizzazione del giudice al sequestro conservativo. «Per questo motivo - spiegano i legali - chiederemo i sigilli anche per gli immobili e le quote societarie di proprietà di Gianni Zonin». Ma è proprio Bertelle ha lanciare un sospetto: «Non abbiamo trovato orologi né gioielli da uomo. Francamente trovo impossibile credere che l’ex presidente della banca non possieda nulla di veramente costoso. C’è chi dice abbia rimosso molte cose...».
Accuse senza fondamento, assicura il difensore di Zonin, l’avvocato Enrico Ambrosetti, che ha già annunciato l’intenzione di ricorrere al Riesame. «Nulla è stato asportato in questi ultimi anni dall’abitazione: tutto ciò che conteneva è ancora lì».
Sulla questione ieri è intervenuto anche il procuratore capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che ha seguito l’inchiesta sul crac della Popolare. «L’intervento dell’ufficiale giudiziario nella villa ha spiegato ai microfoni Rai è una iniziativa autonoma delle parti civili, ma ben venga se contribuisce a realizzare un possibile ristoro per i risparmiatori». Il giudice Roberto Venditti ha autorizzato sigilli per 260 milioni, e dovrà vagliare richieste per altri sessanta. «Probabilmente non è realistico ipotizzare che si riesca a sequestrare una somma equivalente a quanto disposto dal magistrato - ammette il procuratore - ma ogni risultato è comunque positivo».
L’ex presidente Bpvi, indagato per aggiotaggio e ostacolo all’attività degli organi di Vigilanza, ha sempre respinto le accuse. Non era a conoscenza di operazioni illecite: «Le baciate? Io l’ho saputo il 7 maggio 2015 dal capo ispettore Bce», sostenne di fronte alla Commissione parlamentare. «Ero il presidente, non era compito mio né del Cda».