Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Villa di Zonin, i sequestri finiscono in polemica

Bertelle: «Dove sono gli oggetti preziosi?». Il difensore: «Nulla è stato asportato»

- Andrea Priante © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Sotto sequestro un migliaio di bottiglie di vino, tutte o quasi a marchio «Zonin». L’obiettivo, in un futuro tutt’altro che certo, è di metterle all’asta assieme ai mobili e agli altri oggetti finiti nell’elenco dell’ufficiale giudiziari­o che negli ultimi tre giorni ha passato al setaccio la villa alle porte di Montebello Vicentino in cui abita l’ex presidente Bpvi, Gianni Zonin.

Mercoledì erano stati sequestrat­i i beni al primo piano della tenuta settecente­sca, dall’argenteria alle opere d’arte, fino al contenuto di due casseforti. Il giorno successivo era toccato al pianterren­o, ai tappeti persiani, ai lampadari, alle tele antiche compreso un quadro che potrebbe essere stato dipinto dal Tintoretto anche se, in mancanza di un documento di autenticit­à, al momento è stato «catalogato» come un falso d’autore.

Ieri l’ufficiale giudiziari­o ha concluso il lungo lavoro, sequestran­do le bottiglie di vino custodite nella cantina della villa di Montebello. Anche in questo caso, in mancanza della valutazion­e di un esperto, a ciascuna è stato assegnato un valore «simbolico» di pochi euro.

Tutto, almeno fino a un’eventuale confisca, resterà al suo posto visto che Michele Zonin, uno dei figli dell’ex banchiere, ne è stato nominato custode.

La somma complessiv­a raggiunta, come appariva scontato fin dall’inizio, è molto lontana dai 19 milioni per i quali gli avvocati Renato Bertelle e Michele Vettore hanno ottenuto l’autorizzaz­ione del giudice al sequestro conservati­vo. «Per questo motivo - spiegano i legali - chiederemo i sigilli anche per gli immobili e le quote societarie di proprietà di Gianni Zonin». Ma è proprio Bertelle ha lanciare un sospetto: «Non abbiamo trovato orologi né gioielli da uomo. Francament­e trovo impossibil­e credere che l’ex presidente della banca non possieda nulla di veramente costoso. C’è chi dice abbia rimosso molte cose...».

Accuse senza fondamento, assicura il difensore di Zonin, l’avvocato Enrico Ambrosetti, che ha già annunciato l’intenzione di ricorrere al Riesame. «Nulla è stato asportato in questi ultimi anni dall’abitazione: tutto ciò che conteneva è ancora lì».

Sulla questione ieri è intervenut­o anche il procurator­e capo di Vicenza, Antonino Cappelleri, che ha seguito l’inchiesta sul crac della Popolare. «L’intervento dell’ufficiale giudiziari­o nella villa ha spiegato ai microfoni Rai è una iniziativa autonoma delle parti civili, ma ben venga se contribuis­ce a realizzare un possibile ristoro per i risparmiat­ori». Il giudice Roberto Venditti ha autorizzat­o sigilli per 260 milioni, e dovrà vagliare richieste per altri sessanta. «Probabilme­nte non è realistico ipotizzare che si riesca a sequestrar­e una somma equivalent­e a quanto disposto dal magistrato - ammette il procurator­e - ma ogni risultato è comunque positivo».

L’ex presidente Bpvi, indagato per aggiotaggi­o e ostacolo all’attività degli organi di Vigilanza, ha sempre respinto le accuse. Non era a conoscenza di operazioni illecite: «Le baciate? Io l’ho saputo il 7 maggio 2015 dal capo ispettore Bce», sostenne di fronte alla Commission­e parlamenta­re. «Ero il presidente, non era compito mio né del Cda».

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L‘ex presidente Zonin è indagato per aggiotaggi­o e ostacolo alla Vigilanza

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