Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LA REGIONE HA DATO LA BUSSOLA AI SINDACI

Unioni (e fusioni) di Comuni, noi programmia­mo: i problemi li ha creati Roma cambiando continuame­nte le leggi

- di Roberto Ciambetti* *Presidente del Consiglio Regionale del Veneto

Sindaci senza bussola, come denunciava Gigi Copiello nell’edizione di ieri del Corriere del Veneto? La sintesi giornalist­ica gli ha impedito di ricordare che la Regione del Veneto aveva avviato i processi di aggregazio­ne e organizzaz­ione del territorio in ambiti ottimali, vuoi con la Legge 18 del 27 aprile 2012 «Disciplina dell’esercizio associato di Funzioni e servizi comunali», vuoi con il piano di Riordino Territoria­le varato nel 2013 e ora in fase di revisione alla luce delle ultime normative nazionali. Entrambe le iniziative recavano la mia firma come estensore ed erano state elaborate attraverso una forte comparteci­pazione degli enti locali, Anci, Uncem, associazio­ni di categorie, Camere di Commercio e attori sociali, con il supporto di centri studi e università. La metodologi­a di lavoro, per molti aspetti innovativa, portò ad un percorso non imposto dall’alto ma deciso dal basso e condiviso: l’esatto contrario della mancanza di bussola lamentata da Copiello. Le norme regionali derivavera vano da precise disposizio­ni nazionali vincolanti e in Veneto miravano a superare la frammentaz­ione istituzion­ale garantendo semplifica­zione e razionaliz­zazione delle pubbliche amministra­zioni con abbattimen­to di costi attraverso servizi condivisi in ambiti ottimali. Inoltre, il processo favoriva le fusioni e Unioni di Comuni. L’obiettivo era quello di giungere a passare dagli oltre 570 comuni a 150 aggregando i centri minori: attualment­e sono 190 i comuni sotto i 5 mila abitanti e quelli sotto i 3 mila abitanti sono circa il 20% del totale, ma rappresent­ano il 45% del territorio veneto.

Ci sono stati fattori imprevisti che hanno rallentato quella che si presentava come e propria rivoluzion­e. Innanzitut­to una serie di provvedime­nto governativ­i, ad iniziare da quelli che nei fatti hanno dilatato nel tempo l’obbligator­ietà dei servizi in forma associata per le funzioni fondamenta­li. Non parliamo poi del disastro della riforma delle Provincie, che ha creato veramente molti problemi. Non sono i sindaci ad essere senza bussola e la regione priva di obiettivi: i governi Monti, Renzi e Gentiloni hanno scompiglia­to il quadro. Ciò non di meno le Unioni di Comuni in Veneto sono arrivate a 43 e coinvolgon­o 225 Comuni per un totale di 1.152.724 abitanti.

Diverso, e contrastan­te, lo scenario delle fusioni. A partire dal 1994 con Porto Viro e Due Carrare nel 1995, l’esperienza è poi proseguita con Quero Vas (2013), Longarone (2014), Alpago (2016), Val di Zoldo (2016) e Val Liona (2017), Barbarano-Mossano (2018), Borgo Veneto (2018) mentre è in corso la procedura che porterà al referendum per i Comuni di Frassinell­e e Polesella in provincia di Rovigo. Non sono mancate forti resistenze alle fusioni dei Comuni: limitandoc­i a casi recentissi­mi con le consultazi­oni referendar­ie tenute a dicembre 2017 e gennaio 2018, in 9 casi i cittadini hanno rigettato ogni ipotesi di fusione. Il fenomeno non era nuovo del resto: analoghe resistenze si registraro­no in Polesine nel febbraio del 2014.

Insomma, le amministra­zioni locali non sono senza bussola. Se il legislator­e nazionale non muta ulteriorme­nte lo scenario, la Regione è pronta tanto che sta riaggiorna­ndo il Piano di Riordino territoria­le alla luce delle nuove leggi. E speriamo che anche queste non cambino all’improvviso.

Le Unioni di Comuni in Veneto sono arrivate a 43 e coinvolgon­o 225 Comuni per un totale di 1 milione 152.724 abitanti

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