Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Uccise il rivale, 14 anni di carcere al vice di Maniero «Troppo poco»

Condannato Silvano Maritan. La figlia della vittima: «Troppo poco»

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Silvano Maritan, 70 anni, ex braccio destro di Felice Maniero ai tempi della Mala del Brenta, ieri è stato condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio di Alessandro Lovisetto, avvenuto il 13 novembre 2016. «Troppo poco», ha detto la figlia della vittima

Le mani in tasca, lo sguardo fisso verso il presidente del collegio. Alla lettura della sentenza è rimasto immobile. Prima di andarsene ha rivolto un’occhiata verso i fotografi e i giornalist­i come se volesse dire qualcosa ma, alla fine, si è trattenuto.

Silvano Maritan, ex alleato di Felice Maniero ai tempi della Mala del Brenta, ci ha provato fino all’ultimo a convincere i giudici che il 13 novembre 2016 a San Donà ha ucciso Alessandro Lovisetto, 53 anni, con una coltellata al collo per legittima difesa ma ieri, dopo quattro ore di camera di consiglio, è stato condannato a 14 anni di carcere.

Il pubblico ministero Giovanni Zorzi al termine della requisitor­ia qualche ora prima aveva chiesto una pena di 24 anni per omicidio volontario che il collegio ha diminuito escludendo la recidiva e concedendo a Maritan, che ha 70 anni, le attenuanti generiche.

«Troppo pochi», ha commentato una dei tre figli di Lovisetto che ieri, insieme a due sorelle e a una nipote della vittima, è rimasta in aula fino alla lettura della sentenza, dopo la quale ha tirato un sospiro di sollievo. Maritan, invece, senza scomporsi troppo se n’è andato insieme alla figlia. Tornerà in carcere dove ha trascorso metà della sua vita e, quando uscirà, avrà tre anni di libertà vigilata.

L’ex socio di Felice Maniero, sandonates­e che curava gli affari della Mala del Brenta nel Veneto orientale, era uscito di prigione qualche mese prima dell’omicidio e il giorno del delitto era un sorvegliat­o speciale. Quella domenica pomeriggio aveva incontrato la sua ex, all’epoca compagna della vittima, a pochi passi da piazza Indipenden­za a San Donà di Piave. Tra i due in quel periodo c’erano stati dei contatti, visto che Maritan rivoleva la restituzio­ne dei soldi che le aveva prestato in passato e una moto. Dopo che la donna si era allontanat­a, Lovisetto che voleva porre fine alle pretese - aveva raggiunto Maritan e tra i due era scoppiata una lite. Il denaro, secondo l’avvocato di parte civile Andrea Faraon, probabilme­nte «lo avanzava davvero ma non poteva accettare di essere tenuto in scacco da una donna. Maritan aveva bisogno di apparire e la moto gli serviva per mostrarsi ancora come il “presidente”».

«Questo - ha detto ieri Faraon, durante la discussion­e in aula - è un delitto causato dalla necessità di ribadire la propria fama criminale».

Maritan ha colpito Lovisetto diverse volte secondo la procura, fino a ucciderlo con un fendente che ha trapassato il collo. «La ferita vicino al collo è una chiara intenzione di ledere una parte vitale - ha detto il pubblico ministero Giovanni Zorzi durante la requisitor­ia - Maritan ha colpito consapevol­mente e intenziona­lmente».

L’ex boss, però, ha sempre sostenuto di essersi solo difeso. «Lui era piegato su di me, tentava di soffocarmi con le mani - ha detto ieri in aula, dopo la replica del suo difensore Giovanni Gentilini -. Sono chiamato a rispondere di un reato che quella sera era distante anni luce dai miei pensieri e dalla mia vita di adesso».

Maritan ha ammesso di aver chiesto i soldi alla ex e ha aggiunto che quella sera avrebbe dovuto incontrare la figlia. «Se Lovisetto avesse ritardato il suo assalto di due minuti oggi non saremmo qua - ha aggiunto -. Come facevo a colpirlo? Ero a terra perché mi aveva preso a calci e pugni. Si è suicidato».

Per l’accusa, al contrario non c’era alcun elemento che facesse pensare a una precedente aggression­e da parte di Lovisetto che, come ha confermato l’autopsia, aveva assunto cocaina nelle ore precedenti. In più - ha aggiunto il pm - non è stata trovata traccia di impronte di Lovisetto sul manico del coltello né traccia di sangue di Maritan sui vestiti della vittima.

Subito dopo il delitto Maritan se n’era andato, aveva gettato il coltello in un cassonetto ed era entrato alla «Locanda al Piave», a pochi passi dalla piazza, dove si era lavato le mani e, una volta uscito, era stato arrestato. Per sapere cosa ha portato i giudici alla condanna si dovranno aspettare le motivazion­i della sentenza. Intanto Maritan dovrà pagare una provvision­ale di 100mila euro a ciascuno dei tre figli di Lovisetto. La parte civile ha chiesto un risarcimen­to di un milione e mezzo di euro (500mila a ciascuno dei figli). Eleonora Biral

 ??  ?? In prigione Sopra, Silvano Maritan, 70 anni, ieri nell’aula del tribunale di Venezia dove è stato condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio di Alessandro Lovisetto, avvenuto il 13 novembre 2016 a San Donà di Piave. Una volta scontata la pena,...
In prigione Sopra, Silvano Maritan, 70 anni, ieri nell’aula del tribunale di Venezia dove è stato condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio di Alessandro Lovisetto, avvenuto il 13 novembre 2016 a San Donà di Piave. Una volta scontata la pena,...

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