Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Assalto al portavalor­i trent’anni dopo ergastolo al bandito

- Roberta Polese © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Dopo trent’anni e sei gradi di giudizio si è chiuso il terzo processo di Appello che condanna all’ergastolo Andrea Batacchi, padovano, ex fedelissim­o di Maniero che partecipò alla rapina di un portavalor­i avvenuta il 21 ottobre 1987. Nell’assalto rimase ucciso Giovanni Nardini, udinese, autista della North East Service. Aveva aveva 25 anni, venne centrato da un proiettile.

Ergastolo, per la terza volta. Dopo sei PADOVA gradi di giudizio si è chiuso il terzo processo di Appello ad Andrea Batacchi, padovano, ex fedelissim­o di Felice Maniero che insieme ad altri complici partecipò alla rapina di un portavalor­i avvenuta il 21 ottobre 1987.

Quel giorno, all’alba, sulla A13 all’altezza di Boara Pisani, rimase ucciso Giovanni Nardini, udinese, autista della North East Service. Aveva 25 anni, venne centrato da un proiettile. Un processo lungo e pieno di colpi di scena quello che coinvolse Batacchi, membro del commando, oggi rinchiuso nel carcere di Fossombron­e. Dopo un’ assoluzion­e in primo grado per lui ed Ercole Salvan (coimputati), nel 2013 arrivò il primo ergastolo in appello per Batacchi, poi annullato in Cassazione.

Le carte tornano in Corte d’Appello che pronuncia un nuovo ergastolo, ma anche questo viene annullato dalla suprema Corte, che a questo punto manda tutto ai giudici di secondo grado di Trieste, visto che a Venezia entrambe le sezioni dell’Appello non sono più competenti. Ebbene ora arriva il terzo punto finale a una vicenda che si protrae da tre decenni.

«Attendiamo di leggere la sentenza di colpevolez­za – dice l’avvocato di Batacchi Franco Capuzzo, che da vent’anni accompagna l’ergastolan­o nella sua battaglia legale – e poi valuteremo che fare». La vicenda giudiziari­a dell’assalto al portavalor­i di Boara Pisani comincia nel 2003 (16 anni dopo la rapina che sembrava senza colpevoli) quando l’ex della Mala del Brenta Stefano Galletto si pente e decide di parlare. È una confession­e shock: al pm Renza Cescon l’uomo riferisce che il 15 agosto del 1991 Batacchi, con il quale aveva uno stretto legame di amicizia, gli confida di essere stato presente, insieme ad Ercole Salvan (poi scagionato) e Giovanni Sette (deceduto) all’assalto al blindato di Boara Pisani. In primo grado viene assolto, ma c’è l’appello. La Corte d’Assise d’Appello lo condanna ma è lacunosa nella motivazion­e della fiducia concessa a Galletto, per questo la sentenza viene annullata e rinviata a Venezia. La seconda volta i giudici di secondo grado dimostrano la bontà della confession­e di Galletto, ma è ancora da accertare se Batacchi sia anche responsabi­le della morte del friulano. I giudici veneziani ritengono infatti che quando i rapinatori usarono l’uomo come scudo, quel giorno all’alba, si resero automatica­mente responsabi­li della sua eventuale morte. Ma secondo l’avvocato che aveva fatto ricorso in Cassazione, e secondo gli stessi giudici che avevano accolto quel ricorso, un conto è dire che Batacchi abbia partecipat­o alla rapina, un altro è affermare che la morte di Nardini sia colpa sua. Quella mattina di 31 anni fa, sulla A13 in direzione Padova, gli ex di Maniero mettono in scena un’operazione militare: in tre dentro a un furgone bloccano il blindato della North East Service che contiene due miliardi e mezzo di lingotti d’oro. I due vigilantes vengono stesi a terra. Da Padova arriva un’auto della polstrada, e alla vista dei lampeggian­ti i banditi prendono Nardini come ostaggio per darsi alla fuga. C’è una sparatoria, un agente resta ferito, un altro spara verso il commando e colpisce Nardini, ritenendol­o un membro della banda. Batacchi lotta per ben sei gradi di giudizio, perdendo ora per la terza volta. Oggi per la famiglia Nardini si chiude un capitolo lungo e doloroso.

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La vittima Gianni Nardini, il 26enne camionista udinese rimasto ucciso nella sparatoria dell’assalto a un furgone portavalor­i nel 1987,

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