Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Fanesi, dopo il coma arriva il Daspo
Stadio vietato per il tifoso ferito a Vicenza e per altri 30 ultrà. «È una beffa»
A Luca Fanesi, il tifoso della Samb ferito a Vicenza durante scontri tra tifosi, è stato notificato l’avvio di apertura del procedimento che porterà a un Daspo della durata di almeno cinque anni. L’accusa è di aver fatto parte del gruppo che il 5 novembre scese da un pullman e aggredì dei tifosi biancorossi. Stesso provvedimento per altri trenta ultrà marchigiani, 18 dei quali saranno anche indagati. «È una beffa», commenta il fratello di Fanesi.
«Oltre al danno, ecco VICENZA la beffa». Massimiliano Fanesi è arrabbiato. Continua a dire di avere fiducia nella giustizia «ma è chiaro che qualcosa non va, almeno nei tempi delle risposte che ci aspetteremmo da chi sta indagando».
Massimiliano è il fratello di Luca Fanesi, il tifoso della Sambenedettese rimasto ferito dopo la partita disputata il 5 novembre allo stadio Menti, contro il Vicenza. Entrato in coma e ricoverato per mesi all’ospedale San Bortolo, diversi testimoni hanno puntato il dito contro la polizia sostenendo che a procurargli quelle gravi contusioni alla testa sarebbero stati gli agenti, nel corso dei tafferugli con gli ultrà ospiti.
In attesa che la procura chiarisca se l’operato dei poliziotti sia stato corretto o meno, ieri il colpo di scena: a Luca Fanesi è stato notificato l’avviso di apertura del procedimento che, entro un paio di settimane, porterà a un Daspo della durata di almeno cinque anni. L’accusa è di aver fatto parte del gruppo che quel giorno scese da un pullman, percorse qualche centinaio di metri, e aggredì dei tifosi biancorossi. Poi, mentre tornavano sui loro passi, gli ultrà si trovarono la strada sbarrata dalla polizia. È in quegli istanti che il 44enne di San Benedetto del Tronto fu colpito più volte alla testa.
In questi mesi la Digos di Vicenza - il cui lavoro investigativo è stato seguito passopasso dal questore Giuseppe Petronzi - ha analizzato i filmati delle telecamere di sorveglianza. E anche sulla base delle immagini, gli investigatori sono arrivati a identificare i trenta tifosi che scesero dal pullman per dirigersi verso i «rivali» vicentini. Per tutti è scattato l’avvio del procedimento per il Daspo.
Nei confronti di diciotto di loro, inoltre, si profilano conseguenze penali: risultano infatti indagati per reati che vanno dal porto di oggetti atti a offendere (bastoni, mazze...) al travisamento, fino alla rissa. Nell’elenco dei denunciati non risulta Luca Fanesi che però faceva parte del gruppo e per questo nei suoi confronti si profila il provvedimento che gli impedirà di assistere alle manifestazioni sportive per i prossimi anni, con l’obbligo di recarsi in questura a firmare.
A oltre quattro mesi di distanza, il Daspo non è immediatamente attivo, come invece accade quando gli ultrà vengono identificati subito dopo i tafferugli. Per questo si parla di «avvio del procedimento»: Fanesi e gli altri ultrà della Sambenedettese avranno infatti dieci giorni di tempo per prendere visione delle prove raccolte dalla polizia ed eventualmente replicare con una memoria difensiva. Solo in seguito il provvedimento diverrà efficace. Ed è questo che non va giù alla famiglia di Luca Fanesi, che dopo essere uscito dal coma è tornato a San Bendetto per iniziare un lungo percorso di riabilitazione.
«È ridicolo - dice il fratello Massimiliano - poche settimane fa gli agenti della Digos hanno interrogato mio fratello all’ospedale di Vicenza e quindi sanno bene che, a causa dei colpi ricevuti, non ha alcuna memoria di quanto avvenuto quel giorno. Ora, con questo procedimento, gli danno dieci giorni di tempo per replicare. Ma come può difendersi per fatti che neppure ricorda?».
Nel frattempo l’inchiesta sul suo ferimento prosegue. I magistrati hanno raccolto sia le testimonianze dei tifosi che erano presenti fuori dallo stadio, sia quelle dei poliziotti che quel giorno sbarrarono la strada al gruppetto di ultrà che stavano rientrando dalla «spedizione» contro i vicentini. Pare ormai esclusa l’ipotesi che il 44enne si sia ferito da solo, sbattendo accidentalmente contro una cancellata. Ma stando alle indiscrezioni trapelate ieri, nessuno dei poliziotti in servizio il 5 novembre risulta iscritto nel registro degli indagati.