Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Giovani e impegno «Elvira», il teatro secondo Servillo
L’attore napoletano al Goldoni dal 6 al 15 aprile. I giovani in scena
Fiore all’occhiello della programmazione di prosa del Teatro Stabile del Veneto, lo spettacolo evento, Elvira, interpretato da Toni Servillo, è in calendario da venerdì 6 a sabato 15 aprile al Goldoni di Venezia in esclusiva per il Triveneto, per nove repliche destinate congiuntamente a spettatori e abbonati del Goldoni e del Verdi di Padova (info www.teatrostabileveneto.it). Il testo nasce dalle lezioni sul Don Giovanni di Molière tenute da Louis Jouvet, una delle figure più importanti del cinema e del teatro francese della prima metà del Novecento, da cui Brigitte Jaques ha tratto le sette scene fulminanti di
Elvire Jouvet 40, che seguono il rapporto creativo tra il maestro/regista e la sua giovane allieva/attrice, sul ruolo di donna Elvira nel IV atto della commedia. Che cosa l’ha spinta a portare in scena Elvira?
«Sento un debito di riconoscenza verso questo gigante del teatro europeo, per le riflessioni sul teatro e su questo mestiere che ha fatto. Dopo tanto tempo, mi è parso necessario un incontro diretto». In scena con Lei ci sono 3 giovani attori. La gratifica avere un
ruolo pedagogico?
«In ogni spettacolo riservo grande attenzione alla composizione del cast. In Elvira, dove i ruoli sono ben definiti dal testo, per il personaggio di Claudia (un’allieva del terzo anno del Conservatoire di Parigi nel 1940), ho scelto Petra Valentini, diplomata alla Scuola Paolo Grassi di Milano; Davide Cirri e Francesco Marino stanno ancora studiando. Credo che per un attore sia necessario prima di tutto coltivare una cultura personale e una disciplina che fornisca strumenti efficaci per misurarsi con un testo».
Lei alterna l’attività cinematografica a quella teatrale. Quale caratteristica dell’una e dell’altra apprezza di più?
«Da ormai più di trent’anni, mi confronto in teatro con drammaturgie classiche e contemporanee, andando in scena tutti i giorni e per diversi mesi. Il cinema è arrivato più tardi, dopo i quarant’anni, e so di essere stato fortunato perché ho incontrato grandi registi che mi hanno permesso di ottenere riconoscimenti internazionali. Per me praticare la poetica quotidiana del teatro è vitale. Recitare al cinema resta un’attività parallela, che svolgo
spesso d’estate».
Il suo incontro col pubblico al Goldoni (sabato 7, alle 16) è inserito in Incroci di Civiltà. Quanto il linguaggio teatrale può essere utile alla comunicazione tra i popoli in un momento così difficile?
«Il valore principale del teatro, e in parte oggi anche del cinema, è quello di assemblea civile, per mettere al centro l’uomo e la comunicazione profonda, favorendo una riflessione sempre più necessaria in un’epoca in cui siamo circondati da confusione e rumore. Il teatro è un fortilizio della nostra lingua e della nostra cultura e un importante strumento di aggregazione».
Elvira è alla seconda stagione di tournée. Per le Sue repliche in Veneto ha scelto di stare a Venezia. Qual è il Suo legame con la città?
«Conosco e amo la realtà culturale di Venezia e del suo territorio. Vi ho recitato con la mia compagnia Teatri Uniti, allestito opere liriche per La Fenice e presentato vari film alla Mostra del Cinema. Proprio alla Biennale Teatro, nel luglio 2016, è cominciato il percorso di Elvira».