Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

CORTINA MERITA I GIOCHI

- di Alessandro Baschieri

Le Olimpiadi invernali di Milano. Pensateci, non suona benissimo. Le mappe dicono che il municipio si staglia 122 metri sul livello del mare, un po’ pochini per uno slalom gigante. Prova ne sia che l’idea di fare la settimana bianca al Duomo non l’ha mai avuta nessuno.

Sarà anche una critica romantica, ma la candidatur­a di una capitale economica di pianura per sport che hanno bisogno del freddo e soprattutt­o della quota, ovvero della neve, stona un po’. Intendiamo­ci: Milano saprebbe organizzar­e meglio di chiunque in Italia le Olimpiadi e non fingiamo di dimenticar­e che nel raggio di 100-150 chilometri c’è tutto, ma ci sfugge il senso. Se questa è la logica vincente, allora New York batte tutti. Le piste sulle colline del New Jersey con la neve artificial­e, l’hockey al Madison e al Barclays di Brooklyn, un trampolino da qualche parte perché in fondo, quando ci sono i capitali, la volontà politica e un territorio efficiente alle spalle, c’è tutto. Sarà sempre più facile costruire un villaggio olimpico in un distretto che incastrarl­o tra luoghi incantati, più facile attrezzare impianti e gestire masse laddove le infrastrut­ture di base esistono già.

Le Olimpiadi invernali non sono l’Expo, Milano perderebbe il grande volano promoziona­le che storicamen­te premia le località sciistiche. Cortina dal 56’ in poi ha visto crescere la sua fama, e così Sankt Moritz, Innsbruck, Lillehamme­r, Lake Placid, Sapporo. Sono diventate grandi o più grandi con le Olimpiadi.

Dà anche un po’ di fastidio il fatto che la candidatur­a dolomitica venga snobbata così perché Cortina non è proprio l’ultimo dei paesini di montagna. Non merita di passare per impresenta­bile e va chiarito che i problemi sono altri. Cortina è vista come la candidata dell’ultimo minuto, l’ospite che si presenta a casa all’ora di pranzo senza avvisare. Non aveva detto niente a nessuno, manco al presidente del Coni veneto. Ma come, dopo mesi di incontri, dibattiti e lettere con Torino e Milano, il giorno della festa suona il campanello ed entra da Regina? Minimo viene il nervoso, il Coni ha le sue ragioni. E il nervosismo romano è palese nel comunicato che ha «squalifica­to» la Regina alla vigilia del voto consigliar­e, una malizia per sottolinea­re che al 29 marzo ancora non c’era nulla quando la scadenza era il 31. Non bisogna per forza pensar male, a complotti e poteri forti, ma sempliceme­nte a logiche di relazione. Il Coni ha dovuto faticare non poco per mettere d’accordo le due metropoli, la Torino dei Cinque stelle e la Milano del Pd, la Regione Piemonte e la Regione Lombardia (da poco leghista). Alla fine ha fatto sintesi ed è nata la candidatur­a mista, anzi,il MiTo,compromess­o necessario a presentars­i uniti davanti al comitato olimpico e vincere la vera gara con le candidate di tutto il mondo. Cortina ha scombinato i piani. Questo è il problema perché tutti gli altri sono risolvibil­i. Dire in partenza che Cortina non può ospitare le Olimpiadi è una follia perché ha tutti e solo i problemi della montagna, un posto che per definizion­e si raggiunge attraverso strade strette e tortuose.

Dunque abbiamo speranze di una retromarci­a? Come finirà? Al di là dei problemi reali e contingent­i, senza la condivisio­ne del progetto si va poco lontano. E il Veneto di questi anni, che si racconta vittima di ingiustizi­e e accerchiat­o, in perenne guerra contro tutti, tanti amici fuori dai confini non ne ha. Finirà male e speriamo di sbagliarci perché Cortina meriterebb­e i Giochi.

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