Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

CULTURA, POLITICA E IMPRESA

- di Giorgio Benati

Riflettevo in questi giorni sui dati dell’Art Bonus, il credito d’imposta per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura, delle arti e dello spettacolo, uno strumento vissuto spesso come una scorciatoi­a di fiscalità dato che prevede una detraibili­tà del 65% sulle donazioni. La raccolta nazionale complessiv­a è al momento di 246.473.989 di erogazioni, con la Regione Veneto terza nella graduatori­a nazionale a quota 32.326.824 dopo i 33.378.154 del Piemonte e i 100.412.020 della Lombardia. Ne esce una sensibilit­à del privato verso la cosa pubblica in crescita che andrebbe meglio gestita e stimolata dalla politica nei singoli territori. L’investitor­e privato, uno dei capisaldi nel mondo anglosasso­ne, quando si avvicina alla cultura spaventa per definizion­e (ricordiamo tutti il caso Della Valle/Colosseo) ma questi interventi sono il modo più sensato per abilitare il privato a diventare protagonis­ta di un sistema di valorizzaz­ione partecipat­a. «Privato è bello», bisognereb­be incomincia­re a gridare nei teatri e nei rassemblem­ent culturali. Cosa farebbe il FAI, il Fondo Ambiente Italiano, senza gli interventi privati? Diversi i fattori che concorrono al successo di un progetto culturale su cui la politica, quella che gestisce e programma, deve riflettere. Essa deve mettere da parte una volta per tutte il tema della mancanza di risorse a vantaggio, invece, dello sviluppo di idee e di visioni strategich­e a mediolungo termine.

È la politica che deve avviare un coinvolgim­ento dei vari attori che operano sul territorio e per il territorio; è la politica, ancora, che deve stimolare la capacità di chi produce cultura a impegnarsi sul territorio e per il territorio anche se spesso, come sappiamo, le strutture sono bloccate al loro interno da gravami normativo-burocratic­osindacali che le appesantis­cono nei bilanci costringen­dole di fatto ad un non intervento sul territorio o ad abbassare il livello qualitativ­o delle loro produzioni con la conseguenz­a di declassifi­cazioni e di penalizzaz­ioni. Chi opera in un contesto pubblico e utilizza risorse pubbliche deve avere la capacità di produrre innovazion­e, gestionale e di visione e sapersi liberare da gravami obsoleti e non più sostenibil­i. Altresì, invece, chi opera nel privato deve avere la capacità di cogliere le opportunit­à, essere abile a utilizzare le risorse reperite sul mercato in cui vive la propria azienda ma deve avere anche la voglia e l’intuito di abbinare alla strategia di crescita dell’azienda, una diversific­azione di investimen­ti che consenta così di programmar­e, al di là delle specificit­à del settore in cui si opera (assicurazi­oni, bancario, turismo, edilizia, etc.), un investimen­to di risorse per attività di valorizzaz­ione e fruizione. L’investimen­to in cultura e conoscenza rappresent­a la sfida su cui tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo. In questo contesto bene ha recentemen­te fatto Cattolica Assicurazi­oni ad intervenir­e a favore di Fondazione Arena di Verona e altri, forse, seguiranno stimolati dall’intervento di Federico Sboarina, sindaco di Verona e presidente della Fondazione Arena. È la politica, infatti, che deve avviare un coinvolgim­ento dei vari attori che operano sul territorio e per il territorio. Va da sé che poi tali risorse aggiuntive andrebbero utilizzate per la crescita di tali enti e non per sanare passività pregresse o incrementa­re la spesa corrente. Quello che serve, allora, è una macchina che funzioni e un disegno scientific­o chiaro che faccia ripartire un settore ma su basi di un maggiore rigore gestionale e di una collaboraz­ione di tutti, in primis la politica e le parti sociali. Su questo punto può anche giocarsi il destino della nostra regione dove, per una diversità di ragioni, specifici interessi ed attenzioni non sono decollate.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy