Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Pozzoleone, l’autopsia conferma: l’ex militare ha soffocato la moglie
La donna stava dormendo. Lui poi si è tagliato nove volte fino al colpo mortale
Dall’esame sul POZZOLEONE corpo effettuato ieri dal medico legale Dario Raniero arriva la conferma: la 39enne Leila Kinser Gakhirovan è morta soffocata. Ad uccidere la casalinga di origini russe nel sonno, la notte tra sabato e Pasqua, il marito Bradley Joel Kinser, ex militare Usa finito nel vortice della depressione che aveva già confessato al prete della base Usa la sua volontà di farla finita. Non è chiaro se il 43enne, consulente civile alla Ederle, l’abbia soffocata facendo pressione sul viso con un cuscino e con la mano, ipotesi questa più probabile, di certo le ha tolto il respiro fino all’ultimo battito. E lei potrebbe aver tentato in qualche modo di reagire, di difendersi: sul viso dell’ex maggiore sono stati rinvenuti dei leggeri graffi ma non è detto che siano legati all’episodio, non si può escludere che l’uomo possa essere stato ferito anche dall’amata tartaruga della coppia. Di certo Kinser ha ricomposto il cadavere della donna che amava sullo stesso letto, adagiandole le mani sul petto come fosse la sua bara. E solo allora ha usato un coltello da cucina, una lama da carne, contro se stesso. Tagliandosi in più punti, nove in tutto da quanto emerso dall’esame esterno del corpo eseguito dal dottor Raniero dell’Istituto di medicina legale di Verona incaricato dal pubblico ministero Claudia Brunino. Una ferita è stata evidenziata sulle braccia, le restanti coltellate erano all’altezza del collo: colpo su colpo l’ex maggiore Usa ha infierito vicino alla giugulare, per riuscire a sgozzarsi, fino al taglio netto, definitivo, che lo ha fatto morire dissanguato in bagno. Lì dove il pomeriggio di lunedì di Pasquetta è stato trovato accasciato, ormai senza vita, dai carabinieri del nucleo investigato di Vicenza con il luogotenente Emanuele Contessa. Sulla porta della stanza al primo piano della villetta di Pozzoleone un’ultima scritta, una sorta di chiave, di spiegazione sulla doppia tragedia a chi avrebbe rinvenuto il suo cadavere assieme a quello della moglie. «Ho bisogno di stare bene» quanto scritto dal 43enne con il proprio sangue. «I need to be g..» con l’ultima parola non del tutto comprensibile ma che per gli investigatori potrebbe essere «good». Sulla porta della camera da letto poco distante, dove giaceva il cadavere della casalinga, un altro messaggio, scritto sempre con il sangue. Poche parole rivolte alla compagna: «I’m sorry», seguito dal simbolo del cuore e la parola «you». Per domani sera è atteso l’arrivo dalla Russia della madre di Leila, Ludmila. I funerali della figlia verranno celebrati con rito ortodosso a Vicenza, dove rimarranno le sue ceneri. «Nessuna madre dovrebbe sopravvivere al proprio figlio, non so se questo dolore andrà mai via, è pazzesco quanto accaduto» ha scritto la mamma del 43enne, Charlotte Manns Kinser, che abita con il marito Frederich in North Carolina.