Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

LA RIPRESA E IL PIL SOCIALE

- di Vittorio Filippi

Il «Festival Città Impresa» di Vicenza che si inaugura domani - si presenta con dati e un certo ottimismo: il tema al centro dei tre giorni di eventi è proprio «La ripresa dei distretti e il triangolo industrial­e». In pochissime parole ci sta un concetto che sembrava lontano nel tempo, impallidit­o, confinato al passato felice del «piccolo è bello». Ed invece il passato ritorna e si ripresenta ancora una volta felice. Perché si riaffaccia la ripresa, che parte dai distretti produttivi e ridisegna la geografia economica. Ribattezza­ndo il triangolo industrial­e, che non è più quello classico del nord-ovest bensì quello tra Veneto, Lombardia ed Emilia: ovvero tra Milano, Bologna e Padova. Che sia questo, oggi, il triangolo della ripresa lo dice un dato molto empirico: il traffico dei camion sulle autostrade è in consistent­e crescita proprio sugli assi viari del nord-est (il 60 per cento in più rispetto al nord-ovest, stima la Cgia di Mestre), marcando una indubbia ripresa della mobilità delle merci e dei servizi che mette insieme logistica, filiere produttive e catene internazio­nali della fornitura. Però la ripresa non deve chiudersi nei numeri dei bilanci aziendali o delle statistich­e macroecono­miche; non deve cioè essere «bella senz’anima», come cantava Cocciante negli anni Settanta. L’anima della ripresa deve stare proprio nella sua capacità di liberare: liberare dal bisogno, dalle disuguagli­anze, dalle insicurezz­e, dalle paure del presente e del futuro.

La ripresa ci fa uscire da una lunga crisi che ha sgretolato anche la coesione sociale, come ha calcolato uno studio sui 28 paesi dell’Unione europea. Il fatto è che i vari indici utilizzati per misurare il desiderio di cooperare tra le nazioni e tra i cittadini sono particolar­mente peggiorati tra il 2007 ed il 2017 per tre paesi europei tra cui – purtroppo – c’è anche l’Italia.

E a proposito delle conseguenz­e velenose della crisi in Italia tra il 2006 ed il 2016 il rischio di povertà o di esclusione sociale è cresciuto di più di quattro punti percentual­i passando dal 25,9 per cento al 30 per cento, con punte socialment­e astronomic­he in certe regioni del sud (in cui il reddito di cittadinan­za generosame­nte sventolato in campagna elettorale ha portato di conseguenz­a ad attese quasi messianich­e). Ma anche in Veneto siamo passati in dieci anni dal 16 per cento al 17,9 per cento, cifre inferiori alla media del paese ma comunque preoccupan­ti.

La ripresa allora serve anche a questo: a distribuir­e un buon dividendo sociale fatto di sicurezza, uguaglianz­a, opportunit­à, coesione. Perché una società ingiusta e rancorosa – come la chiama il Censis – ha finalmente bisogno di liberare speranze, energie, progetti e sogni da troppo tempo chiusi nel cassetto buio di una crisi lunga.

Ecco perché una ripresa «bella senz’anima» oggi non ci può assolutame­nte bastare.

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