Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Concia e tangenti, lo Stato vuole i danni

Soraci, già direttore dell’Agenzia delle Entrate di Arzignano, pagherà 280mila euro

- Andrea Alba

A presentare il conto ora è lo Stato. La Corte dei Conri chiede 280mila euro all’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Arzignano, coinvolto nell’inchiesta della guardia di finanza su concia e tangenti. Quel Roberto Soraci, veronese, che nel marzo del 2016 è stato condannato a otto anni e mezzo di reclusione per corruzione: avrebbe accettato mazzette da imprendito­ri della Valle del Chiampo per ammorbidir­e i controlli nelle concerie.

Lo Stato chiede il conto all’ex direttore dell’Agenzia delle entrate di Arzignano, il veronese Roberto Soraci. Nel marzo 2017 il 67enne era stato condannato in appello a cinque anni (in primo grado erano 8 e mezzo) per mazzette ricevute dalle imprese conciarie su cui il suo ufficio avrebbe dovuto, teoricamen­te, far verifiche. Ora secondo la Corte dei Conti regionale l’ex funzionari­o pubblico dovrà anche risarcire la stessa Agenzia delle entrate per i danni subiti, con una cifra calcolata dai magistrati contabili in 282mila euro. Direttore dell’ufficio arzignanes­e dal primo gennaio 2006 al primo febbraio 2009, la posizione di Soraci è venuta a galla nel 2010 nell’ambito della vasta inchiesta denominata Reset dalla Tributaria della guardia di finanza vicentina. Lui stesso, all’epoca, si era recato nella caserma delle fiamme gialle a confessare le tangenti (il funzionari­o avrebbe poi in parte rivisto la propria posizione e le proprie dichiarazi­oni). Nell’inchiesta era emerso un ampio giro di corruzione in cui a pagare erano, spesso, i commercial­isti di fiducia delle aziende, con le mazzette che servivano a far chiudere al personale dell’Agenzia un occhio o entrambi sulle frodi fiscali attuate dalle società stesse. Quindi, Soraci era finito a processo per concussion­e, corruzione, rivelazion­e di segreti d’ufficio e associazio­ne a delinquere limitatame­nte ai reati contestati.

La vicenda viene riportata nella sentenza della Corte dei Conti, comprese le motivazion­i che hanno spinto la procura regionale a chiedere e ottenere la condanna in appello, nel 2017. Secondo i magistrati inquirenti del secondo grado di giudizio è infatti provato che Soraci dal 2006 al 2009 ha posto in essere «una sistematic­a attività corruttiva e concussiva», condotta concretizz­ata in «numerosi episodi che hanno visto il dipendente far uso dei poteri d’ufficio non per adempiere ai propri doveri ma al fine di ricevere denaro». Motivi che hanno portato la Corte contabile regionale, nella sentenza firmata nei giorni scorsi dal presidente Guido Carlino, a stimare un risarcimen­to per il disservizi­o pari a oltre 79mila euro di stipendi da restituire, e in aggiunta altri 202mila euro per la «compromiss­ione dell’azione amministra­tiva» dell’ufficio.

Prima di lui e per gli stessi motivi, erano stati condannati ad analoghi risarcimen­ti l’ex funzionari­o della direzione regionale dell’Agenzia Angelo Fiaccabrin­o (485mila euro), l’ex comandante della Gdf di Arzignano Luigi Giovine (414mila euro), oltre a Vito Maulucci (664mila euro) altro direttore dell’Agenzia ad Arzignano.

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Corruzione L’operazione della Finanza Reset aveva coinvolto il mondo della concia, un finanziere e funzionari dell’Agenzia delle Entrate

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