Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
L’addio a Cremonese La rabbia di Galan: «Dove sono i suoi amici?»
Chiesa gremita per il saluto all’ultimo doge Dc: «Per lui politica era servire»
CEVARESE SANTA CROCE (PADOVA) «Parlare di Franco significa parlare di me stesso. Franco era un uomo vero e qui in chiesa ci sono soltanto i suoi amici veri. Anzi, quelli meno falsi. Ma tutti gli altri dove sono?». Così Giancarlo Galan ai funerali ieri dell’ex presidente della Regione, Franco Cremonese.
CERVARESE SANTA CROCE (PADOVA)
Sul prato infangato alle spalle della chiesa, eccezionalmente adibito a parcheggio, c’è un uomo solo che cammina a testa bassa e col volto rigato di lacrime. A passo lento, quasi stentato, sta andando a recuperare la sua macchina, mentre all’interno del santuario (gremito) dedicato a San Michele Arcangelo, nella frazione di Montemerlo di Cervarese Santa Croce (Padova), ai piedi dei Colli Euganei, sono ancora in corso i funerali di Gianfranco Cremonese, per tutti soltanto Franco, stimato e potente doge democristiano (corrente dorotea), assessore regionale all’Agricoltura dal 1985 al 1989 e presidente del Veneto dal 1989 al 1992, scomparso nella notte tra mercoledì e giovedì scorsi all’età di 78 anni, vinto da un male incurabile che lo tormentava da tempo.
L’uomo solo, giacca e pantaloni sportivi e scarpe macchiate di terra, ha preferito uscire subito dopo aver ascoltato (commosso) l’omelia di don Marcello Milani: «Franco – ha evidenziato il sacerdote, amico di Cremonese sin dagli anni degli scout – aveva capito che il vero compito della politica è quello di servire, anche percorrendo piccoli passi più che rivoluzioni. Una politica che sa mediare e che cerca di far camminare assieme maggioranze e minoranze. Franco aveva stima dei propri avversari, me ne parlava sempre bene, più di quanto gli altri parlassero bene di lui. E questo è stato un suo pregio. Pure se poi – ha scandito don Milani, riferendosi chiaramente al coinvolgimento di Cremonese nello scandalo Tangentopoli – si è sentito abbandonato da più di qualcuno». Ecco, è stato proprio in quel momento, udito il termine «abbandonato», che l’uomo solo non ce l’ha fatta più e ha deciso di lasciare la cerimonia prima della fine.
«Presidente!», lo chiamiamo. Ma lui tira dritto, facendo finta di non sentire. «Presidente!», insistiamo. «Eccomi, cosa volete?», si gira abbozzando un sorriso. Gli domandiamo un ricordo di Cremonese. E lui, Giancarlo Galan, governatore del Veneto per 15 anni e due volte ministro nei governi di Silvio Berlusconi per poi essere travolto dall’affaire Mose, allarga le braccia. Sconsolato. «Parlare di Franco significa parlare di me stesso – dice –. Ci siamo combattuti aspramente, ma tra noi c’era un rapporto umano che andava oltre le differenze politiche. Franco era un uomo vero e lì dentro – prosegue indicando la chiesa – ci sono soltanto i suoi amici veri. Anzi, quelli meno falsi. Ma tutti gli altri dove sono? Dove sono, ad esempio, le centinaia e centinaia di imprenditori che venivano nel suo e nel mio ufficio per chiederci qualsiasi cosa e che, a Natale, ci riempivano la casa di regali?». Cremonese, condannato a un anno e cinque mesi per una mazzetta legata alla costruzione della bretella autostradale per l’aeroporto di Venezia, è stato in carcere per 29 giorni. Galan invece, che ha patteggiato due anni e dieci mesi per l’arcinota questione Mose, ne ha fatti quasi il triplo. Settantotto. «Comunque – assicura l’ex doge forzista – quando verrà l’ora, se mia moglie non mi frega, io non voglio funerali». Un’ultima battuta, prima che l’uomo solo salga a bordo della sua macchina: «Leggo che ad Elisabetta Casellati potrebbe essere dato il mandato esplorativo per formare il nuovo governo. Voglio darle un consiglio, da amico. Faccia bene la presidente del Senato – suggerisce Galan – Se non altro perché chi entra papa poi esce cardinale. Se gli va bene...».
A dare l’ultimo saluto a Cremonese, ieri a Montemerlo, erano in tanti. In primis, alcuni suoi colleghi di giunta in Regione: Umberto Carraro, Aldo Bottin, Camillo Cimenti, Maurizio Creuso e Carlo Alberto Tesserin. E poi, impossibile citarli tutti, volti noti della politica e dell’industria veneta: l’ex ministro Dc Carlo Fracanzani, l’assessore regionale Roberto Marcato, l’ex consigliere regionale Leo Padrin, l’ex numero uno della Provincia di Padova Vittorio Casarin, gli ex sindaci della città del Santo Settimo Gottardo, Paolo Giaretta e Ivo Rossi, l’ex deputato Domenico Menorello, il presidente della Fondazione Cariparo Antonio Finotti, l’ex leader della Camera di Commercio di Padova Roberto Furlan e i costruttori edili Luigi Ometto e Giancarlo e Massimo Pavin, padre e figlio. La salma dell’ex governatore, che lascia le figlie Cristina, Silvia e Anna e la seconda moglie Giulia (la prima, Margherita detta Tita, è scomparsa nel 2004), è stata sepolta nella cappella di famiglia nel cimitero di Sossano (Vicenza), ai piedi dei Colli Berici.
Giancarlo Galan Parlare di Franco è parlare di me, dove sono oggi quelli che per anni gli hanno chiesto favori?