Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’INCHIE STA

Oggi oltre trentamila veneti si assentano per assistere famigliari malati. Inquieta l’aumento del 30% in soli quattro anni. Confindust­ria: «Legge 104 conquista di civiltà, ma occhio ai furbi»

- di Andrea Priante

Quando c’è spreco di denaro pubblico ci troviamo di fronte a un diritto sociale negato. E anche quello degli abusi della legge 104 è un filone di indagine che perseguire­mo sempre con maggiore severità a beneficio di chi, questa norma,la utilizza in maniera corretta». Ad annunciare la stretta sui controlli era stato, all’inaugurazi­one dell’anno giudiziari­o, il procurator­e regionale della Corte dei Conti, Paolo Evangelist­a. E che quello delle norme che regolano il diritto ad assentarsi dal lavoro se si è disabile grave o per assistere parenti invalidi sia un tema dalle mille implicazio­ni, lo conferma proprio l’interesse della magistratu­ra. Si va a caccia dei furbetti, innanzitut­to. Ma anche del modo migliore per aggirare gli ostacoli, come ha fatto il piccolo Comune di Trevenzuol­o, duemila anime in provincia di Verona, alle prese con una dipendente assente per un congedo di due anni ottenuto proprio per accudire un familiare malato. Lo scorso anno il sindaco Roberto Gazzani si era rivolto ai giudici, chiedendo se i costi per l’assunzione di un sostituto dovessero rientrare nei già strettissi­mi limiti di spesa dell’ente. «La Corte dei Conti ci ha risposto di sì — racconta — e il risultato è che, per pagare il “supplente”, abbiamo dovuto ridurre l’orario di servizio del segretario comunale. Lo trovo inconcepib­ile, anche perché in altre zone d’Italia i dipendenti pubblici sono perfino in esubero». Insomma, quando la coperta è corta, le rinunce ricadono sulla collettivi­tà.

A preoccupar­e è soprattutt­o la rapidità con la quale il ricorso alla 104 e al congedo straordina­rio sta crescendo, col risultato che le somme versate dall’Inps (quasi sempre attraverso i datori di lavoro) per i permessi retribuiti nelle imprese e — in via indiretta — le prestazion­i lavorative puniti severament­e — conclude — e per farlo servono più ispettori». Anche se nessun imprendito­re mette in discussion­e il diritto alla tutela della salute dei lavoratori o dei loro familiari malati, per chi guida un’azienda non è un fenomeno facile da gestire. Maria Raffaella Caprioglio, delegata alle relazioni industrial­i di Confindust­ria Veneto, la mette in questi termini: «La 104 è una legge di civiltà che ha una importante valenza sociale ma è chiaro che, se non vengono fatti gli opportuni controlli e si lasciano indefinite le regole, si mette in gioco la credibilit­à stessa della legge». Il problema nasce dall’uso distorto delle norme. Fino ad arrivare a situazioni estreme: il governator­e della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ha scoperto dipendenti che si sono fatti adottare da anziani malati, pur di non doversi presentare al lavoro. «In caso di abuso dello strumento — spiega la delegata di Confindust­ria — le imprese subiscono un palese danno all’organizzaz­ione interna che si ripercuote sul lavoro di tutti i dipendenti. Chi ne approfitta commette infatti una doppia violazione: contro la norma e l’azienda, ma soprattutt­o contro chi ne ha realmente necessità».

Se il numero dei beneficiar­i nel settore privato è cresciuto, in quello pubblico è letteralme­nte esploso. Il presidente dell’Inps Tito Boeri ha denunciato come l’utilizzo della 104 tra gli statali sia pari a circa quattro volte quello dei privati. Ancora il presidente della Sicilia, pochi giorni fa è sbottato di fronte ai giornalist­i: «Possibile che qui, su 13mila dipendenti, 2.350 usufruisca­no della legge 104?». Stime ufficiali non ce ne sono ma alcuni dati si possono ricavare dal Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato, che riporta la distribuzi­one dei permessi suddivisa per Regioni e autonomie locali (che comprendon­o anche i Comuni): in Veneto, i giorni impegnati in permessi dai dipendenti sono mediamente circa tre all’anno, decisament­e meno dei 5 dell’Umbria o dei 4,5 della

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