Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Asco Holding, l’ipotesi del bond per liquidare i soci privati
L’offerta di 45 milioni. Della Giustina (e Cecconato) convocano i sindaci
Asco Holding, ora spunta l’idea di emettere un bond per liquidare il partner privato Plavisgas, cui sono stati offerti 45 milioni in cambio del suo 8%. Ma l’operazione presenta dei rischi, a cominciare dal prezzo elevato: due anni fa, Plavisgas acquisì quelle stesse quote cn una spesa assai inferiore, 26 milioni.
Asco Holding, ora spunta l’idea di emettere un bond per liquidare il partner privato Plavisgas, cui sono stati offerti 45 milioni in cambio del suo 8%. Ma, nel frattempo, quella che si è infiammata ieri è l’urgenza di comprendere cosa vorranno fare gli altri soci pubblici, cioè i Comuni. Sfrutterebbero la possibilità di vendere le loro quote alle stesse, favorevolissime condizioni?
Il presidente della Holding, Giorgio Della Giustina, ha convocato nei prossimi giorni alcune riunioni con i sindaci (a maggioranza leghisti), per conoscere le loro intenzioni. Sullo sfondo, intanto, si agitano diversi fantasmi. Il primo è la squadriglia di «avvoltoi» in attesa di dividersi le spoglie della controllata Ascopiave, non appena fosse lanciata un’Opa (nell’ipotesi di una fusione della Holding con la sua quotata). Ascopiave, infatti, grazie alla rete di distribuzione del gas metano, è la vera gallina dalle uova d’oro del gruppo: per un’eventuale Opa si parla di big del settore come Hera e A2a, ma anche del fondo speculativo Amber, già nel capitale.
Il secondo fantasma è la possibile scure della Corte dei Conti se Asco Holding (di cui 90 Comuni possiedono il 91%, perciò è società pubblica) decidesse per l’appunto di liquidare i privati di Plavisgas, pagando a un prezzo almeno doppio quelle stesse quote cedute da sei Comuni che due anni e mezzo fa, presidente Silvia Rizzotto, aveva rifiutato. «Nel 2015 – spiega Stefano Soldan, sindaco di Pieve di Soligo – le avevo offerte a 2,25 euro e mi fu detto di no. Scelsi di metterle sul mercato, le acquistò Plavisgas, mi rimane una piccolissima quota nella Holding. Se dessi il via libera al riacquisto a un valore doppio, violerei la legge». Lo spettro numero tre, sempre nella prospettiva di comprare l’8,6% di Plavisgas (ossia il privato che ha dato battaglia al Tar, ottenendo ragione, contro una trentina di Comuni orientati a risolvere il problema della riforma Madia attraverso una fusione con la controllata Asco Tlc), sta nelle potenziali ricadute sui dividendi in caso di indebitamento. Di cash disponibile oggi la Holding ne ha per una quindicina di milioni, che sono pochi rispetto ai 45 che servirebbero. Considerando che la quota di profitti distribuita annualmente ai Comuni è fra i 18 e i 20 milioni è chiaro che, facendo debito, bisognerebbe ridurla. «Ma la contrazione dei dividendi è inaccettabile – replica Maria Rosa Barazza, presidente dell’Associazione dei Comuni della Marca – e mai una simile proposta sarebbe accettata in assemblea dai sindaci». Di qualsiasi parte politica, dato che la progressiva riduzione dei trasferimenti statali rende povere di ossigeno le casse di ogni municipio.
Tutto questo dando per scontato che Plavisgas voglia davvero uscire (sulla qual cosa non c’è certezza) e immaginando che la sua sia l’unica uscita.
Agli incontri con i sindaci convocati da Della Giustina parteciperà anche Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, cioè l’uomo che mercoledì scorso ha incontrato a Roma Massimo Malvestio, leader di Plavisgas, per avviare la trattativa. Cecconato, viene spiegato, parteciperà in virtù del suo know-how tecnico, essendo un commercialista di spessore con una precisa collocazione nel panorama della Lega, valorizzato in una mezza dozzina di incarichi di prestigio fra cui una consulenza al ministero dell’Agricoltura quando questo era diretto da Luca Zaia. Il quale Zaia, comunque, continua ad assicurare di conoscere le vicende di Asco solo attraverso la lettura dei giornali.
Palazzo Balbi non ha infatti alcuna aderenza con la società, anche se, da qualche tempo, ritorna nella discussione un possibile interesse della finanziaria regionale Veneto Sviluppo. Ma, senza perdere di vista il primo motivo da cui è nata questa «guerra del gas», e cioè la necessità di far rientrare la partecipazione dei Comuni in Asco Holding nel perimetro della riforma Madia, c’è un altro interrogativo: l’uscita dalla compagine azionaria del partner privato protagonista delle più accese contestazioni verso la maggioranza, quanto potrebbe giovare a una soluzione condivisa? «Quello che viene chiesto ai sindaci – risponde Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Pd di Treviso – è di conformarsi alla legge. E dopo la sentenza del Tar è evidente la necessità di studiare un cambio di rotta».