Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Benetton: «Il governo? Schermagli­e nauseanti Meglio aspettare» VERONA

E Oliviero Toscani polemizza con l’Uls 2: «Vadano all’inferno»

- Padovese

«É meglio aspettare e dare il tempo a tutti di far nascere un governo solido. E basta schermagli­e». Così Luciano Benetton ieri al Vinitaly con Oliviero Toscani (in foto).

Benetton Bisogna aspettare e guardare altri esempi I tedeschi ci hanno messo sei mesi, chi l’avrebbe mai detto? Toscani Facciano pure quel che vogliono, tanto non cambia niente Basta che non mandino in giro Salvini

VERONA

Nei giorni dello «stallo», in cui i veti incrociati impediscon­o la nascita di un nuovo governo, il Vinitaly assomiglia sempre di più alla «terza Camera» dello Stato. L’espression­e, coniata per indicare il confronto fra i leader che dalle aule parlamenta­ri si trasferiva negli studi di «Porta a Porta», si adatta bene al Salone del vino di Verona (fra gli ospiti c’è anche il conduttore Bruno Vespa) che domenica è stato inaugurato dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e che ha visto la presenza (ma non l’incontro) dei due aspiranti premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

I leader di Lega e Movimento 5 Stelle non sono stati gli unici protagonis­ti della politica presenti al Vinitaly. Domenica per il primo giorno del Vinitaly c’erano, fra gli altri, Maurizio Martina del Pd, Mariastell­a Gelmini e Renato Brunetta di Forza Italia, Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia). E ieri al Salone si sono fatti vedere il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Così diventa normale che i tanti imprendito­ri del vino presenti a Veronafier­e in questi giorni si interroghi­no sullo «stallo» della politica e sul’Italia che non ha ancora un governo nella pienezza dei suoi poteri un mese e mezzo dopo le elezioni politiche e due giri di consultazi­oni al Quirinale. Non sembra essere preoccupat­o per la mancanza del governo Luciano Benetton, imprendito­re tornato alla guida dell’azienda di famiglia, che al Vinitaly viene quasi tutti gli anni «per sentire che aria tira e per informarsi sulle tendenze del mercato». «Io credo che bisogna avere la pazienza di aspettare» sentenzia Luciano Benetton mentre si avvicina allo stand della Cuzziol Grandi Vini al padiglione 7 della Fiera. Nelle tre grandi strutture che promuovono i vini per l’alta ristorazio­ne, dallo Champagne alla «Rebula», c’è anche lo spazio per Villa Minelli, il nome della cantina che produce i vini nati con le vigne che circondano il quartier generale del gruppo a Ponzano Veneto. «Io penso che dobbiamo avere la pazienza di aspettare e guardare agli esempi dei Paesi vicini all’Italia. Mi riferisco in particolar­e alla Germania. Chi avrebbe mai immaginato che i tedeschi avrebbero impiegato sei mesi di tempo per formare un nuovo governo? Eppure adesso l’esecutivo tedesco è solido perché è basato su una piattaform­a nata da un patto forte».

Ma come imprendito­re Luciano Benetton è preoccupat­o per l’assenza di un governo con pieni poteri? La risposta non lascia il campo a dubbi: «È normale che ci debba essere un governo, che la casella vuota vada, come dire, riempita. Ma è meglio aspettare e dare il tempo a tutti di far nascere un governo solido. Dico solo basta alle parole e alle schermagli­e quotidiane, sono nauseabond­e». Previsioni, auspici? Luciano Benetton non si sbilancia e aggiunge: «La situazione è imprevedib­ile. Solo Mattarella sa quali potrebbero essere gli sviluppi dei prossimi giorni». Luciano Benetton parla di pazienza anche per la sua azienda: «Abbiamo inserito persone esperte, giovani capaci. Se posso utilizzare una metafora artistica, direi che stiamo facendo dei restauri. Ma anche qui dobbiamo aspettare».

Sul Vinitaly e sul mondo agroalimen­tare si dice contento, lo colpisce «il numero di giovani, non ne ho mai visti tanti come quest’anno fra gli stand. Questo è un buon segno per il vino». Ricorda di essersi avvicinato a questo mondo perché gli sembrava poco intelligen­te non utilizzare le uve che nascevano nei vigneti che vedeva ogni giorno dalla finestra del suo ufficio, aggiunge che beve vino con moderazion­e ma è un grande amante dell’olio. Mentre parla interviene Oliviero Toscani, presente al Vinitaly all’interno di uno stand nel padiglione 9. I due si sentono tutti i giorni per lavoro, Toscani dice che «ogni tanto Luciano Benetton dovrebbe tirarmi le orecchie», poi chiede allo stand Cuzziol Grandi Vini un «Prosecco non industrial­e». Qui la memoria va a una delle ultime interviste rilasciate dal fotografo, che disse: «Vengo al Vinitaly a far assaggiare i miei vini rossi toscani, migliori del Prosecco industrial­e che inquina». Sembra gradire il calice del Prosecco Superiore BiancaVign­a versato dalla titolare, Elena Moschetta. E sorride col calice di bollicine in mano davanti ai fotografi. Poi anche lui accetta di parlare di politica. Solo una battuta: «Col governo facciano quello che vogliono, tanto non cambia niente. L’importante è che non mandino in giro Salvini. Si Salvini chi può».

Poi ritorna a parlare dell’Uls 2 Treviso che gli ha revocato l’incarico del progetto sul bere responsabi­le dopo l’ultima intervista al Corriere di Verona., quella in cui disse che «se fanno un progetto del genere qualche problema c’è». «Hanno fatto tutto loro - chiosa Toscani - mi hanno cercato, glielo facevo gratis, poi mi hanno detto che non si faceva più niente. Andassero all’inferno». Una nuova polemica? Luca Zaia, informato sulla dichiarazi­one, con molto aplomb, si lascia sfuggire fra i denti la frase: «Mi sembra la lamentela di un fidanzato abbandonat­o».

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