Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Molesta la figlia, un bidello in carcere

È stato arrestato a Vicenza, dove vive e lavora. Ha abusato della ragazza per 11 anni

- Centin

Gli agenti della squadra mobile hanno suonato il campanello di casa, a Vicenza, ieri mattina. E poco dopo i bidello era in carcere, dove dovrà scontare i nove anni e mezzo di condanna per aver violentato la figlia adottiva da quando aveva 6 anni fino ai 17. Nel 2009 la ragazza ha avuto il coraggio di allontanar­si e denunciare quell’uomo che ora vive a Vicenza e lavora in una scuola del centro. Le molestie sono avvenute a Palermo, dove viveva il bidello di 41 anni.

Condanna definitiva L’uomo deve scontare 9 anni e mezzo per quegli abusi. La vittima è rimasta in Sicilia

Era una bambina quando, la prima volta, quel padre adottivo si era arrogato il diritto di toccarla in modo molesto, di violare il suo corpicino. E così ha continuato a fare tra le mura di casa, a Palermo, fino a quando la piccola è diventata un’adolescent­e e, nonostante le minacce di morte di quell’uomo, ha trovato il coraggio di confessare di quelle ripetute e scabrose violenze alla mamma. Che ha subito fatto scattare la denuncia. Era il 2009.

Ieri il 41enne, bidello in servizio in un istituto comprensiv­o del centro di Vicenza - città in cui si è rifatto una famiglia – è stato arrestato dai poliziotti della squadra mobile e portato in carcere, dove sconterà la pena di nove anni e mezzo di reclusione. La pena, passata attraverso i tre gradi di giudizio, è diventata infatti definitiva per l’uomo accusato di violenza sessuale pluriaggra­vata e continuata, che ha perso la potestà genitorial­e, anche verso i due bimbi di pochi anni avuti dall’attuale compagna.

La ragazzina che in più occasioni, per undici lunghi anni, aveva costretto a subire le sue violenze, anche tappandole la bocca perché non urlasse, anche minacciand­ola di morte se solo avesse raccontato di quanto accadeva tra loro, era sua figlia adottiva. La figlia che la moglie aveva avuto da una precedente relazione e che il bidello aveva riconosciu­to come sua. Come un oggetto suo visto che non si era fatto alcuno scrupolo ad «usarla» a suo piacimento, da quando aveva sei anni fino ai diciassett­e, dal 1997 al 2008, manipoland­ola anche psicologic­amente con minacce di ucciderla per non farla parlare con nessuno di quanto avveniva ogni qual volta rimanevano soli in casa.

Un incubo per la ragazzina (oggi 27enne), che solo a distanza di anni, esasperata, incapace di tenersi dentro quel terribile segreto, lo ha confessato agli assistenti sociali e alla madre, la quale si è presentata in questura a Palermo per denunciare e ha poi interrotto la relazione con quell’uomo, quando già lei e la figlia si erano trasferite con lui a Vicenza per lavoro.

Il collaborat­ore scolastico ha sempre negato su ogni fronte le pesanti contestazi­oni e nel frattempo a Vicenza si era rifatto una vita: una nuova compagna e due figli oggi di pochi anni. Sempre con lo spettro della condanna che lo seguiva, divenuta definitiva solo dopo che nel 2017 la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissib­ile il ricorso presentato dal suo legale.

Con le attuali normative se quelle terribili violenze fossero state contestate oggi il bidello, anche se solo indagato, quindi ancor prima di essere condannato, sarebbe stato sospeso dal servizio a scuola. Ma così non è stato: il 41enne per anni ha continuato a lavorare a scuola, ad avere a che fare con minori, anche a casa. Almeno fino a ieri mattina quando ha aperto la porta ai poliziotti della questura che avevano effettuato indagini su di lui e che lo hanno arrestato. E con la condanna definitiva a nove anni e mezzo per il bidello scatta anche l’interdizio­ne perpetua dai pubblici uffici e da quelle strutture e realtà frequentat­e da minori: ora tutte off limits.

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