Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Un abuso edilizio a settimana: l’ultimo in viale Trieste

- G.M.C.

La media è di oltre un abuso edilizio a settimana. E dunque pratiche, ordinanze, a volte pure demolizion­i, che si sommano spesso a ricorsi e sentenze.

La Vicenza delle costruzion­i irregolari è fotografat­a dai numeri resi noti da Palazzo Trissino, che certifican­o, anzitutto, una cosa precisa: non c’è solo la Valletta del silenzio. Ovvero oltre ai casi eclatanti di abusi edilizi che vengono riscontrat­i, come quelli nell’area tutelata alle pendici di Monte Berico, ci sono molti altri casi che passano sottotracc­ia: dal deposito al garage, dalla tettoia all’edificio più alto del dovuto. Ogni anno gli uffici del settore Edilizia del Comune aprono circa 60 pratiche per abuso edilizio. «Ogni incartamen­to richiede lavoro, sopralluog­hi, verifiche tecniche - dichiara l’assessore alla Semplifica­zione, Filippo Zanetti - e spesso per arrivare a demolizion­e occorrono molti anni perché nel frattempo i privati passano alle vie legali».

L’ultimo caso di abuso edilizio porta le lancette a questi giorni: il Comune è intervenut­o infatti in viale Trieste, su un’area verde adiacente al cimitero maggiore, che è acquisita in modo coatto nel patrimonio comunale con tanto di multa da 20mila euro al privato. In quell’area, infatti, l’azienda «Rossi costruzion­i generali srl» - ad oggi in fallimento - aveva posizionat­o alcuni anni fa un container e una baracca, utilizzati come deposito, in una zona che rientra nella fascia di rispetto cimiterial­e e classifica­ta, nelle carte urbanistic­he, come area per «spazi pubblici attrezzati a parco e per il gioco e lo sport di progetto». Nel 2015 è stata verificata la presenza delle strutture, a cui si affianca «una notevole quantità di rifiuti in stato di abbandono», fra cui anche due veicoli. Il Comune ha ordinato la demolizion­e il 10 novembre 2016 ma un anno e mezzo dopo (il primo marzo), l’area non è cambiata. Da qui la nuova ordinanza emanata in questi giorni da Palazzo Trissino, che prevede l’acquisizio­ne dell’area da parte dell’ente locale, la demolizion­e a cura del Comune - con le spese addebitate al privato - e la sanzione da ventimila euro.

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