Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Bassano ok a Reggio Emilia Punto pesante per i playoff

- Dimitri Canello

Tre pali, tante occasioni sprecate, botte, nervosismo e un risultato che soddisfa a metà.

Il Bassano impone il pareggio alla Reggiana, sale al quarto posto in solitaria, ma recrimina per due legni e troppa imprecisio­ne sottoporta. «Abbiamo fatto un grande primo tempo — spiega il tecnico Giovanni Colella a fine partita — abbiamo sempre cercato di creare, quando affrontiam­o le squadre forti non ci tiriamo indietro. Corriamo e lavoriamo tanto, in attacco siamo un po’ meno lucidi. Compliment­i alla Reggiana che gioca bene, noi abbiamo ciò quello che dovevamo. Peccato non essere riusciti a vincere». E’ un Bassano grandi firme, quello che nel primo tempo incanta il Mapei Stadium. Eberini deve far fronte ad assente pesanti in difesa e inventa Genevier difensore centrale. L’unica differenza sostanzial­e con il Mestre è che i gialloross­i non segnano e falliscono occasioni a ripetizion­e. Si comincia con il palo di Tronco dopo un minuto con un tiro cross che stava beffando Facchin.

Soprattutt­o, c’è un altro legno, ben più pericoloso, che colpisce Zonta su deviazione che beffa il portiere emiliano e che non entra per una questione di centimetri. Sbaglia due volte Diop, che fa infuriare Colella e finisce per essere sostituito. La Reggiana? Sembra patire, sia a livello fisico che a livello tecnico. Anche se poi nel finale di frazione esce allo scoperto con forza. Aveva reclamato un rigore per un fallo di Bizzotto su Cesarini (le immagini sembrano dar torto al capitano gialloross­o, che rischia davvero grosso con un intervento piuttosto scomposto), poi mette paura a Grandi con un arrembaggi­o poco lucido ma comunque sufficient­e a mettere pressione al Bassano. Nella ripresa si mollano gli ormeggi: il Bassano effettua cinque cambi nei primi 24 minuti e continua a macinare gioco dalle parti di Facchin. Ma c’è pure la Reggiana, che colpisce un palo clamoroso con Carlini, mentre sull’altro fronte dopo l’ingresso di Fabbro c’è un’altra chance a vuoto. Finisce qui e scorrono i titoli di coda.

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