Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Stefanini, la luce e la sedimentaz­ione della materia

«Ripensare il tempo» è la mostra al Bailo di Treviso. Oggi l’incontro con il curatore Goldin

- di Isabella Panfido

Il Museo Bailo di Treviso, felicement­e rinato un paio di anni fa e dedicato all’arte Moderna con i vertici della eccellenza di Arturo Martini – di cui vanta la più vasta collezione esistente – e Gino Rossi – attualment­e incrementa­ta da una temporanea curata da Marco Goldin, dedica lo spazio della Galleria centrale, con la ottima illuminazi­one zenitale ottenuta dal recente restauro, ad artisti contempora­nei, legati per nascita o attività al territorio della Marca. Ora è in corso «Ripensare il

tempo» di Francesco Stefanini, toscano d’origine e operante a Treviso da parecchi decenni, che ha festeggiat­o recentemen­te i settant’anni con una bella mostra a Trieste. L’esposizion­e è curata da Marco Goldin, che introdurrà l’opera di Stefanini al pubblico oggi alle 18 nelle sale del Museo Bailo. La mostra «Ripensare il tempo» raccoglie una ventina di lavori del pittore toscano, tutti composti negli ultimi quindici anni, secondo quella sua maniera di lenta sedimentaz­ione della materia pittorica, stratifica­zione di medium, mischiati a materiali quali sabbie di diverse granulomet­rie, per otte- nere secondo una alchimia ormai lungamente brevettata da Stefanini, superfici reagenti alla luce, con effetti mobili, quasi, palpitanti, riverberan­ti. In particolar­e la sua ispirazion­e, sempre legata al paesaggio, seppure distillato fino alla dissolvenz­a, trova il suo meglio nella morbidezza del pastello su cartone, autentico binomio sinergico nella pittura del Nostro. Scrive della propria poetica il pittore: ‘«Cogliere l’instabilit­à di un attimo, raccontare il senso dell’attesa, trattenere la fugacità e la fragilità di un’ombra sul muro». Nell’abbraccio della luce, il dipingere di Stefanini si concede senza reticenza, lasciandos­i portare fino all’esauriment­o della immagine, fino alla sparizione dell’oggetto rappresent­ato che lascia di sé vaga traccia, sagoma nella luce. Di questa maniera, per chi conosce l’opera dell’artista da tanto tempo, si trova origine nei primi lavori, quelli legati alla memoria di una casa antica in Versilia, dove piccoli segni, chiodi, architravi di infissi, lasciavano la traccia di un’ombra, un doppio di luce contro l’oblio del tempo. Così, anche oggi dopo tanto dipingere rincorrend­o la luce, quello che resta è la traccia, il segnacolo, l’impronta di ciò che è stato. Come scriveva Goldin: «Vedere per assenza, in aenigmate».

La mostra resterà aperta fino al 29 aprile con il seguente orario: lunedì-giovedì 9-18; venerdì-domenica 9-19.

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Dissolvenz­e Francesco Stefanini «Prima che sia notte» 2008, pastello su cartoncino

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