Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Le vite potenziali» I trentenni visti da Targhetta
Il ritratto di tre ragazzi e le contraddizioni della provincia veneta fra modernità e tradizione
«L’ armata vittoriosa ingaggia lo scontro solo dopo aver creato le condizioni che la porteranno necessariamente a prevalere». Se il mondo del lavoro è un campo di battaglia, alla legge dell’Arte della guerra di Sun Tzu non sfugge nemmeno l’universo impalpabile della new economy, seppure nato sotto stelle nuove e diverse rispetto alla fabbrica vecchio stampo. E’ ambientato in un’azienda informatica - la Albecom - nel cuore della nuova Marghera Le
vite potenziali (Mondadori, 252 pagine, 19 €) il romanzo d’esordio del trevigiano Francesco Targhetta, 38 anni, professore di Lettere alle superiori, un dottorato in Italianistica e due libri di poesie: Fiaschi (ExCogita, 2009) e il romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie (Isbn, 2012). Il romanzo, uscito il 27 marzo, è il ritratto limato di tre Millennials, tre trentenni che gravitano tra Treviso, Marghera e le città di mezza Europa: Alberto, fondatore della Albecom, «trentaquattro anni, apprezzata abilità nell’assemblare mobili Ikea, una passione per la buona tavola - mascherata dall’ottima linea (“costituzione”) - e il culto della chiarezza»; Luciano, un anno più grande, programmatore e rifocillatore dei gatti randagi di Marghera e Giorgio De Lazzari, detto GDL, «pre-sales della Albecom, percorso da un brivido di elettricità sempre, per dono naturale». E’ lui che tiene L’arte della guerra di Sun Tzu nel cruscotto della macchina. Intorno ai tre, il loro mondo, popolato - per chi quelle zone le frequenta - di luoghi veri e di precise memorie visive, in una Spoon River personalissima che Targhetta mette su pagina, di una provincia veneta perfettamente scissa tra la casetta bassa della prima periferia, «con il vialetto ricoperto di sassi, il dondolo davanti alla veranda, le tapparelle verdi, gli anziani che controllavano la posta» e la modernità senz’anima della Marghera post industriale, col Vega che si sforza ma non ha la modernità leggera della nuova Milano, ma si porta sempre dietro il ricordo dei morti del Petrolchimico: «Al solo pensiero di quei nomi incisi sui mattoni in cotto - si legge nel romanzo - (...) Luciano sentì il peso della loro fatica di amianto, moltiplicata dall’accostamento con il calvario (...)». Non è Milano, ma non è nemmeno la Silicon Valley di Microservi di Douglas Coupland, il romanzo americano che più di vent’anni fa, tra i primi, ritrasse l’esercito di geek e nerd schierati per prendere il mondo a morsi. Qui Alberto, Luciano e Giorgio fanno ciò che possono. Vivono, amano, crescono, sospesi tra il mondo che cercano di lasciarsi alle spalle e quello che vorrebbero costruire. Le cartoline del passato sono i corridoi del Liceo Scientifico «Da Vinci» di Treviso, dove Alberto e Luciano si trovavano a ricreazione per parlare di programmi e per fondare il gruppo «Syntax Error»; o parole come Napster, che in epoca di streaming selvaggio dicono poco o nulla anche a chi in quegli anni c’era. Ognuno col proprio carattere, i tre protagonisti attraversano la linea d’ombra che dal mondo dei ragazzi porta agli adulti, per quell’anomalia tutta italiana che vuole i trentenni ancora saldamente con un piede nella stagione dei giochi, nonostante i tre, a differenza di tanti coetanei, lavorino e abbiano a loro modo successo. Targhetta dipinge per sottrazione, lavorando sul linguaggio in modo elegante, soffermandosi sulle parole e sul loro peso, facendo i conti con gli archetipi di sempre: amicizia, amore, tradimento, declinati ai tempi della new economy. «C’era sempre qualcosa di fragile nella tranquillità che provava quando era di nuovo vicino a lei: era il deragliamento che lo riportava al mondo delle cose imperfette». Ed è così, attraverso «il mondo delle cose imperfette», che anche i tre eroi della new economy diventano grandi. Chi seguendo il binario del successo. Chi decidendo di deragliare. Chi decidendo di scendere.