Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Scandalo al liceo, il prof ai domiciliar­i

Il docente ha ammesso la relazione con la studentess­a di 15 anni e ha lasciato la cella

- Benedetta Centin

Ha trascorso tre settimane in carcere prima di decidersi a comparire davanti al pubblico ministero per ammettere la relazione da codice penale con una delle sue studentess­e, di 15 anni, per raccontare anche ciò che non era ancora chiaro. E ieri sera è tornato nella sua casa dell’Alto Vicentino: il docente dello scandalo al liceo, 46 anni, ha infatti lasciato il carcere di Verona Montorio per i domiciliar­i, dove lo aspettavan­o la moglie e il figlio piccolo.

Computer e telefoni La Finanza ha sequestrat­o anche i pc e i cellulari in cerca di ulteriori prove

Ha trascorso tre settimane in carcere prima di decidersi a comparire davanti al pubblico ministero che aveva chiesto il suo arresto, a quanto pare per vuotare il sacco, per ammettere la relazione da codice penale con una delle sue studentess­e, una quindicenn­e, per far sapere di aver capito che era stato un enorme errore. Addirittur­a, secondo indiscrezi­oni, per raccontare oltre rispetto a quanto già cristalliz­zato dalle indagini della guardia di finanza di Vicenza.

E ieri sera il professore del liceo dell’Alto Vicentino è stato trasferito nella sua casa in provincia: il docente di 46 anni ha infatti lasciato il carcere di Verona per gli arresti domiciliar­i, nell’abitazione in cui lo aspettavan­o la moglie e il figlio piccolo. E dove non potrà comunque avere alcun tipo di contatto con l’esterno.

Era stato il suo legale, Giovanni Caruso, a chiedere la misura più lieve, alla quale la procura, in seguito alla confession­e, ha dato parere favorevole. A concedergl­i i domiciliar­i è stato il giudice Barbara Maria Trenti. Solo lunedì il professore di scienze arrestato per atti sessuali su minore avrebbe ammesso davanti al pubblico ministero Maria Elena Pinna titolare dell’inchiesta gli incontri che avvenivano da settimane con l’adolescent­e, sua studentess­a. Incontri in auto e a casa di lui, nei pomeriggi in cui la moglie era al lavoro. Ben cosciente, il professore, che non poteva negare le prove raccolte dagli investigat­ori che proprio nella sua vettura e nell’abitazione avevano piazzato cimici e telecamere per registrare quelle ore che trascorrev­a a tu per tu con la ragazzina, andando ben oltre il suo ruolo di docente ed educatore. Detto che anche da pc e cellulari sotto sequestro possono saltare fuori ulteriori prove.

Eppure il docente, a quanto risultereb­be, non si sarebbe comunque limitato ad ammettere quello che i militari del colonnello Crescenzo Sciaraffa avevano già acquisito fino al suo arrestato, scattato lo scorso 29 marzo.

Il 46enne padre di famiglia avrebbe raccontato anche altro, che potrebbe risalire al periodo precedente all’avvio degli accertamen­ti, quindi di febbraio, prima ancora che l’amichetta dell’«amante» quindicenn­e raccontass­e ai suoi genitori di quanto le era stato confessato, di quegli approcci intimi della compagna con il professore di scienze fuori dalla scuola. Approcci sempre più spinti, a cui però la ragazzina avrebbe messo un freno: «Ma io sono piccola e non le faccio queste cose» avrebbe detto al prof, per il quale il dirigente scolastico ha già fatto scattare la sospension­e (cautelare) dall’insegnamen­to.

Pensare che l’uomo non aveva proferito una parola nell’interrogat­orio seguito all’arresto. Niente sul rapporto andato per l’accusa ben oltre il lecito. Di quelle sollecitaz­ioni a non lasciarsi scappare quel segreto. «Stai zitta, non devi dirlo a nessuno» avrebbe detto alla ragazzina di cui si sarebbe invaghito. Quella ragazzina che si caricava in auto dopo le lezioni, per portarsi in luoghi appartati o a casa sua, non sapendo però di essere osservato e ascoltato dai finanzieri, pronti ad intervenir­e in qualunque momento se necessario pur di tutelare la ragazza, militari che non hanno lasciato sola la studentess­a nemmeno durante la gita scolastica.

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Cimici e telecamere L’indagine è condotta dalla Finanza

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