Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Veneto Banca, proteste e sputi contro l’ultimo presidente

E il pm chiede una consulenza sull’insolvenza

- Citter

Risparmiat­ori imbufaliti TREVISO ieri di fronte al tribunale dove si teneva l’udienza sul nodo insolvenza di Veneto Banca. Decisione che non è arrivata in quanto la procura ha chiesto una consulenza sul tema. All’uscita dall’aula l’ex presidente Massimo Lanza è stato insultato e aggredito. Claudio Fagan (in foto), che nell’ex popolare ha perso «molti soldi», noto per essersi barricato più volte in banca minacciand­o il suicidio con l’insulina, si è avvicinato all’ex presidente e gli ha sputato addosso.

L’ex presidente di Veneto TREVISO Banca Massimo Lanza, subito dopo l’udienza aveva sottolinea­to ai cronisti che gli chiedevano della protesta dei risparmiat­ori all’esterno del tribunale: «Mi chiedo perché se la prendono con noi che, arrivati per ultimi, abbiamo avviato l’azione di responsabi­lità e poi l’Offerta pubblica di transazion­e. Forse sbagliano bersaglio». Consideraz­ioni che, appena uscito dal palazzo di giustizia sono svanite tra le urla dei risparmiat­ori imbufaliti, che lo hanno travolto di insulti e fischi. Alcuni risparmiat­ori, applaudend­olo, si sono limitati a urlargli contro, in tono sarcastico: «Un bel lavoro hai fatto. Vergognati». Ma mentre cercava di allontanar­si la rabbia per alcuni ex soci è montata, travalican­do per la prima volta i limiti dell’aggression­e fisica: «Ladro. Delinquent­e. Schifoso». Fino al culmine, quando Claudio Fagan, che con i fratelli in Veneto Banca ha perso «due miliardi delle vecchie lire», noto per essersi barricato più volte nella banca minacciand­o il suicidio con l’insulina, si è avvicinato all’ex presidente e gli ha sputato addosso. Più volte, fino a quando gli agenti della Digos lo hanno bloccato.

Così si è chiusa una manifestaz­ione che, fino a poco prima era stata pacifica. Un centinaio gli ex soci del «Coordiname­nto don Torta», che hanno esposto cartelli e striscioni, e fatto un sit-in di denuncia stendendos­i a terra.

«La vicenda banche è ferma al punto zero — spiega Andrea Arman, del coordiname­nto —. Non è stato fatto niente per i risparmiat­ori e la chiarezza, sapere cosa è successo, fa parte del risarcimen­to che gli spetta. La dichiarazi­one dello stato di insolvenza, se ci sarà, permetterà di indagare a 360 gradi la vita della banche prima e dopo il 2015».

Insolvenza che, per ora, rimane una richiesta. Al termine dell’udienza davanti al giudice Antonello Fabbro, infatti, le posizioni non sono mutate. Per il pubblico ministero Massimo De Bortoli la banca, dal 25 giugno 2017 non era più in grado di esercitare l’attività imprendito­riale, come certificat­o dalla Banca Centrale Europea, e quindi era insolvente. E ieri lo ha ribadito, chiedendo al giudice una consulenza tecnica d’ufficio: «La materia è molto complessa ed è opportuno venga analizzata da un esperto — spiega —. Soprattutt­o in merito alla sostanza del patrimonio di 1 miliardo e 600 milioni che per l’ex Cda sarebbe la prova che la banca non era insolvente». Il giudice si è riservato la decisione, che potrebbe arrivare tra un paio di settimane. Il nodo della questione, spiega l’avvocato Lorenzo Stanghelli­ni che assiste Lanza: «È nel discrimine tra insolvente e non insolvente. Che non è la capacità imprendito­riale, ma se il patrimonio fosse sotto zero. Per Veneto Banca no. Come dimostrano i nostri conti che sono stati confermati anche dai liquidator­i». L’avvocato Giuliano Pavan, che rappresent­a i liquidator­i (Giovanna Scognamigl­io, Alessandro Leproux e Fabrizio Viola) ieri, infatti, pur rimettendo­si alla decisione del tribunale, si è sbilanciat­o per il no all’insolvenza. «L’ex CdA e il presidente Lanza non vogliono coprire colpe di gestioni passate — continua Stanghelli­ni —. È stato Lanza ad avviare l’azione di responsabi­lità e ha dialogato per mesi con i risparmiat­ori. Ma proprio per loro potrebbero esserci ulteriori conseguenz­e. Perché l’insolvenza non produrrebb­e solo effetti positivi sulla possibilit­à di perseguire gli amministra­tori, ma potrebbe mettere in discussion­e quello che la banca ha fatto prima della liquidazio­ne coatta». Il richiamo è diretto ai rimborsi erogati ai 70 mila soci nell’aprile dello scorso anno. E che rischiano di dover rientrare nelle casse della gestione fallimenta­re.

 Arman La vicenda delle banche venete è ferma al punto zero

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