Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Via il tetto alle tasse la Consulta boccia il ricorso del Veneto
E sui soldi ai Comuni spreconi Nordest in rivolta
La Consulta respinge VENEZIA il ricorso con cui la Regione chiedeva di eliminare il tetto alle tasse locali imposto dal Governo Renzi nel 2015, che per palazzo Balbi è uno schiaffo all’autonomia. Da Roma intanto arrivano i fondi ai Comuni con le maggiori difficoltà finanziarie. Tutti al sud, nessuno in Veneto. É scontro.
La Corte costituzionale respinge il ricorso VENEZIA con cui la Regione Veneto chiedeva di eliminare il tetto alle tasse locali imposto dal Governo Renzi nel 2015. Una mossa a forte rischio impopolarità, che Palazzo Balbi giustificò non tanto con l’urgenza di introdurre nuovi balzelli (dopo lo stop & go sull’addizionale Irpef per la Pedemontana l’argomento non è all’ordine del giorno) quanto piuttosto per una questione di principio, legata alla sempre più mal sopportata ingerenza di Roma sulla libertà decisionale della Regione, fosse anche quella di mettere le mani nelle tasche dei veneti.
Il ricorso fu presentato dal Veneto, insieme alla Toscana del dem Enrico Rossi, a febbraio 2017, legali il professore del Bo Luca Antonini e l’avvocato di Roma Andrea Manzi. Nel mirino, come detto, la disposizione della Finanziaria 2017 che, com’è già era accaduto nel 2016, imponeva di «contenere il livello complessivo della pressione tributaria», stabilendo la sospensione della «efficacia delle leggi regionali e delle deliberazioni degli enti locali nella parte in cui prevedono aumenti dei tributi e delle addizionali rispetto ai livelli di aliquote o tariffe applicabili per l’anno 2015». Una misura «berlusconiana» la definì a suo tempo Matteo Renzi: «Meno tasse per tutti. Solo che Berlusconi ha messo lo slogan sui cartelloni e poi se n’è andato, noi lo facciamo davvero». Cittadini contribuenti felici e soddisfatti quindi, ma a Palazzo Balbi non l’hanno presa bene e hanno deciso di chiamare in causa la Consulta. Il motivo? In un contesto in cui viene imposto il pareggio di bilancio, con serie conseguenze nel caso in cui non venga raggiunto, per di più con tagli continui al Fondo sanitario, impedire alla Regione un «autonomo sforzo fiscale» consentendole «solo la possibilità di ridurre la spesa, in ciò incidendo sui servizi erogati ai cittadini», per Antonini e Manzi avrebbe integrato una misura «irragionevole e mancante di proporzionalità», lesiva del principio di buon andamento della pubblica amministrazione, in violazione diretta dell’autonomia finanziaria della Regione.
La presidenza del Consiglio dei ministri, difesa dalla Avvocatura generale dello Stato, ha contestato l’inammissibilità del ricorso per via del «generico e non motivato richiamo dei parametri asseritamente violati», aggiungendo che la norma, adottata «nell’ottica del contenimento della pressione fiscale e della salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie», si limita a sospendere «incrementi di aliquote», lasciando però inalterati quelli già adottati e dunque non determina «alcuna contrazione di entrate finanziarie». E poi il legislatore statale, per esigenze di coordinamento nazionale, «ben può imporre agli enti autonomi vincoli alle politiche fiscali e di bilancio». E ancora: dove sarebbe «l’adeguata dimostrazione dell’asserita grave alterazione del rapporto tra bisogni complessivi regionali e insieme dei mezzi finanziari per farvi fronte?».
Nonostante la memoria integrativa depositata dalla Regione, quest’ultimo aspetto, in particolare, pare aver convinto i giudici costituzionali, in aggiunta al fatto che Palazzo Balbi si riferisce a «tributi regionali “derivati” – e cioè di fonte statale – della cui disciplina, per pacifica giurisprudenza, lo Stato può disporre». E poi, aggiungono i giudici, la legge prevede possibili deroghe al tetto, se i conti della Regione sono in rosso. Ma i nostri conti non sono in rosso, ha replicato con orgoglio il Veneto. E allora non si capisce di quali gravi danni, dovuti al blocco delle aliquote, stiate parlando, hanno detto di rimando i giudici. E i contribuenti possono tirare un sospiro di sollievo.
Sono poi state depositate altre due sentenze con esiti alterni per il Veneto: vittoria sul Piano strategico nazionale della mobilità sostenibile ed il relativo Fondo (le Regioni dovranno essere coinvolte nell’iter decisionale), sconfitta sul ritorno dei «Presidenti Commissari» nelle Regioni in deficit sanitario. Un conflitto d’interessi tra controllori e controllati, secondo la Regione, ma per la Consulta non si vede quale sia il danno per il Veneto.