Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

L’iter si allunga, slitta H-Campus Donadon pronto a lasciare Ca’ Tron

La Regione: servono verifiche ambientali, l’ira del patron

- di Gianni Favero

H-Campus, il grande progetto di formazione di Ca’ Tron a Roncade elaborato da Riccardo Donadon, slitta di un altro anno. Per la Regione servono nuove verifiche tecniche in materia ambientale. L’ira del patron: l’iter è partito due anni e mezzo fa, pronto a spostare tutto a Milano.

un tempo tecnico minimo di 240 giorni. E Donadon si è imbufalito: «I mali del nostro Paese — ha detto uscendo dagli uffici regionali assieme ai suoi avvocati — si trovano purtroppo anche nella nostra splendida Regione che non ha saputo in due anni e mezzo, dall’inizio dell’iter, approvare un progetto che vede la realizzazi­one di una scuola, un polo di formazione unico, in grado di portare cultura, ricchezza e opportunit­à a tutto il territorio. Prenderemo in consideraz­ione la possibilit­à di spostare i 65 milioni di investimen­ti previsti nell’area di Milano».

Il «j’accuse» è indirizzat­o ai labirinti burocratic­i che, probabilme­nte, sperava di poter evitare presentand­o un progetto privo di sbavature e quindi da non dover passare una volta in più ai raggi X «dopo ben 25 pareri, sette dal solo Genio Civile». «Comprendo a sua amarezza — replica a stretto giro l’assessore alla pianificaz­ione territoria­le, Cristiano Corazzari — perché il progetto è sicurament­e molto interessan­te. Ma se ci sono aspetti ambientali giudicati da una commission­e tecnica che si muove all’interno di leggi precise non c’è discrezion­alità, le norme sono uguali per tutti. Non posso criticare l’operato della Regione, è stato fatto tutto il necessario nella massima velocità».

Ma quali sono i nodi del progetto che hanno indotto la Commission­e ad esigere approfondi­menti? Le fragilità sono grosso modo le stesse emerse con la Valutazion­e ambientale e strategica (Vas), la primavera dello scorso anno, in primis la sicurezza idraulicò ca. La zona di Ca’ Tron su cui dovrebbero essere realizzati aule, sale, alloggi, punti ristoro eccetera, cioè, reca un rischio di inondazion­e troppo elevato. Accettabil­e se rimanesse, come oggi, area agricola, improponib­ile se in essa giungono per vivere e lavorare dalle due alle tremila persone. Il settore di tenuta in cui opera H-Farm ha registrato inondazion­i frequenti. Nel 1966, quando l’alluvione storica toc- mezzo Veneto, ma anche nel 1986, quando quasi nessuno se ne accorse.

Ma non sono gli unici motivi di perplessit­à. Le relazioni del genio Civile pare contengano delle sviste (refusi?) nella descrizion­e del comportame­nto di alcune falde sotterrane­e, dei consulenti di HFarm sembra abbiano parlato del contesto ambientale affermando che il Sile non ha affluenti quando, solo chilometro più a monte, riceve le acque del Musestre. Solo ingenuità, forse, ma interpreta­te come segnali di un’analisi eseguita in modo sommario. Da rifare, insomma. Bisogna tornare alla Commission­e fra otto mesi. Nulla di impossibil­e ma di certo abbastanza per rimettere in discussion­e il progetto industrial­e e dunque anche gli equilibri finanziari.

E ripresenta­rsi alla Via spaventa Donadon il quale prevede che «probabilme­nte sarà un nuovo inutile balletto». «Noi contiamo anche sull’indotto economico collegato alla scuola — ha detto il sindaco, Pieranna Zottarelli — e toccherà aspettare. Donadon minaccia di andarsene a Milano? Lo aveva già fatto una volta parlando di Cortina...».

Il fondatore Due anni e mezzo per i permessi. Pronto a spostare gli investimen­ti da Ca’ Tron

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