Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
RIMETTERE IN CIRCOLO L’IDEAZIONE
La crisi è passata, ma il male provocato dalla caduta è difficile da superare. La malattia è identificata con il lavoro che ancora manca. Al grido «lavoro, lavoro» l’eco risponde «ideazione, ideazione». Una risposta che riflette gli accadimenti della corrente rivoluzione della conoscenza, quando la creatività dell’intraprenditore, il sognatore che all’interno dell’azienda genera idee e le trasforma in nuove attività imprenditoriali, surclassa l’abilità dell’addetto nell’eseguire compiti burocraticamente dettati dall’alto per salvaguardare lo stile di lavoro della passata rivoluzione industriale. Allora, mille volte benvenuto a «PensoFuturo», il concorso di idee, con finale alla Nice di Oderzo, che ha coinvolto duecento studenti di tutte le scuole del Nordest. Incontrarsi, connettersi, combinarsi e anche cozzare tra loro: l’intersecarsi di idee artistiche, scientifiche, imprenditoriali è il frutto di quel processo creativo che prende il nome di «ideazione». Il processo si svolge in un ambiente dotato di una fucina ideale che riscalda intuizioni, spunti e rappresentazioni mentali per poi sottoporle alla sperimentazione imprenditoriale. È così che nelle botteghe rinascimentali si forgiarono imprese nell’arte, nella cultura, nella scienza e nei loro punti d’intersezione. Da una loro rivisitazione, sono emerse in Veneto le odierne infrastrutture della conoscenza: le fitte reti di Fablab (laboratori di fabbricazione digitale), incubatori d’impresa e coworking (ambienti di lavoro condivisi).
Lì si producono idee da far evolvere in imprese che sfruttano le opportunità dischiuse dalla società imprenditoriale della conoscenza. Incubatori, Fablab e spazi di coworking sono isole della conoscenza che espandendosi allungano il litorale dove la conoscenza incontra l’ignoranza e l’innovazione è sempre più distante dal centro dell’esperienza accumulata. Quando cambia il paesaggio, il pensiero estroverso del non esperto e la sua capacità, accompagnata dal rigore intellettuale, di fare scoperte importanti e impreviste in modo casuale prevalgono sulle radicate convinzioni dell’esperto maturate in decenni di permanenza nel proprio orto industriale. In fondo, per conoscere il futuro, l’80% di ciò che si deve apprendere è estratto al di fuori del settore d’appartenenza. In preda all’emorragia dei suoi migliori talenti, il Veneto ha visto restringersi il serbatoio dei trascorsi progressi sociali ed economici. Tra le cause di questo fenomeno, c’è da interrogarsi sulla non compatibilità con il tessuto imprenditoriale, poiché ritenuti non esperti, dei talenti andati all’estero. Quelle infrastrutture della conoscenza che li accolgono, con ciò frenandone la fuga e trasformandola in circolazione internazionale dei cervelli, molto contribuiscono al superamento della sindrome da letargo intellettuale. Sono proprio esse che amplificano due messaggi recati dal vento dell’ideazione. L’uno dello scrittore Mark Forsyth: l’esperto ha una risposta per quasi ogni domanda. In non esperto in veste di sperimentatore, invece, cerca di entrare nella sala da ballo dove danzano il can-can le domande che non si conoscono. L’altro recita così: non sentirsi mai appagati, come dicono alla Toyota, e ritenere che il mondo appartenga agli scontenti, come pensano alla Coca Cola, sono paranoie salutari.