Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Multati i dirigenti che hanno vietato il campo ai profughi Ma nei tornei i migranti trionfano

- Monica Zicchiero Alessandro Macciò

«Per ragione di CONA (VENEZIA) igiene e sanità pubblica è sospeso l’accesso a questo impianto a tutte le persone accolte nel campo base di Cona in attesa di essere sottoposti ai controlli sanitari e vaccinazio­ni». A gennaio dello scorso anno il cartello anti-profughi era comparso all’ingresso del campo sportivo dell’Asd Pegolotte. Per quella decisione il tribunale sportivo territoria­le ha condannato 14 tra dirigenti ed ex dirigenti della squadra: inibito per quattro mesi il presidente Graziano Bardelle, per 80 giorni Roberto Lazzarin, Samuele Baldin, Francesco Bisca, per cento giorni Marina Cecconello e per venti Tiziano Turatti; la società dovrà pagare un’ammenda di 400 euro. E per tutti c’è l’impegno ad organizzar­e momenti di confronto con i calciatori del campo di accoglienz­a. Sanzioni alleggerit­e perché frutto del patteggiam­ento chiesto dai giurista Fabio Prudenzano; per gli altri ex responsabi­li dell’Asd Pegolotte, un mese e 15 giorni di sospension­e. Il deferiment­o era stato deciso per «atteggiame­nto discrimina­torio» dopo che il consiglio direttivo aveva sospeso l’accesso ai calciatori richiedent­i asilo «per asserite ragioni sanitarie inspiegabi­lmente rivolte solo a costoro ma in realtà per assecondar­e il volere di un gruppo di genitori di calciatori minorenni che avevano minacciato massicce defezioni nelle iscrizioni». Feste insieme, tute e bici regalate ai richiedent­i asilo, momenti conviviali: le cose erano andate per il verso giusto fino alla morte improvvisa di Sandrine Bakayoko il 2 gennaio. Un paio di settimane dopo era stato ricoverato per encefalite un ragazzo del Bangladesh. E in paese era scoppiato il panico. «Non c’era discrimina­zione, la sospension­e era stata decisa solo per il tempo necessario ad avere le certificaz­ioni sanitarie dall’Asl – assicura Prudenzano -. La sanzione è arrivata a causa delle modalità: i dirigenti avrebbero dovuto attendere il parere dei sanitari prima di adottare decisioni».

Nel campionato Amatori di Treviso, intanto, c’è una squadra di profughi a un passo dalla promozione matematica in serie A: la rosa della Nova Facility (dal nome dell’omonima cooperativ­a) comprende una ventina di africani che vivono nell’ex caserma Serena, seguiti da uno staff con tanto di preparator­e atletico. Nata nel 2015, la Nova Facility aveva già centrato una promozione in serie B: «Giocare a calcio è la prima cosa che i ragazzi ci hanno chiesto - racconta Gian Lorenzo Marinese, il presidente -. Causa lavori e permessi di soggiorno, del gruppo iniziale sono rimasti solo tre ragazzi; la squadra si allena in un parcheggio e ha diversi elementi che potrebbero giocare in categorie superiori». Con le altre squadre, problemi zero: «La palla è rotonda e in campo c’è sempre fair play. Gli avversari ci hanno preso come un’asticella da superare». A Oderzo c’è un’altra Nova Facility, quella che raduna i profughi dell’ex caserma Zanusso. Loro giocano in serie C e hanno raggiunto la semifinale di coppa. Ora le due Nova Facility rischiano di incrociars­i nel campionato interprovi­nciale: «Se succede chiedo di giocare al Tenni», assicura Pierluigi D’Incà, presidente della Lega Amatori.

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Nova Facility La squadra formata dai profughi dell’ex caserma Serena

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