Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
No al Veneto minoranza linguistica
Veneto dopo il referendum, negoziando con lo Stato la devoluzione di maggiori competenze. Semplificando, dobbiamo andare verso un modello in cui tutte le regioni siano almeno un po’ “speciali”, perché a esigenze differenti di territori differenti bisogna dare risposte diversificate».
Voi a dire il vero chiedete più competenze e risorse anche per il Friuli Venezia Giulia, che «speciale» lo è già.
«Certo, noi guardiamo a un modello come il Trentino Alto Adige, rispetto al quale la specialità della mia regione è enormemente differente per difetto».
Per fare un esempio concreto, quali maggiori competenze vorrebbe ottenere come governatore del Fvg?
«Sicuramente la gestione della scuola e delle Soprintendenze, naturalmente con le relative risorse».
Cosa avrebbe di diverso una scuola di pertinenza regionale anziché statale?
«Un maggiore connessione con la realtà produttiva del suo territorio, che oggi non si realizza abbastanza o non si realizza affatto. E anche, per la parte storico-culturale, vorrei vedere dei programmi scolastici che tengano finalmente conto delle specificità della regione».
Vorrebbe anche pagare meglio gli insegnanti, come avviene in Trentino Alto Adige?
«Questo naturalmente dipende dalle risorse a disposizione. Di sicuro, l’idea di concorsi per gli insegnanti banditi su base regionale mi piace molto».
La sua regione a statuto speciale quale percentuale di imposte trattiene sul territorio?
«Siamo intorno ai sei decimi. Ma gli ultimi patti con il governo centrale hanno ridotto di 1,5 miliardi le risorse destinate al Fvg e io, da presidente, punterei immediatamente a riprendere quello che ci è stato tolto e poi decentrerei alcune competenze, perché specialità deve accompagnarsi sempre a responsabilità, altrimenti costituisce un centro di spreco. Il Veneto, da questo punto di vista, di responsabilità nella spesa ne ha dimostrata anche troppa».
Se dal 30 aprile le due Regioni avranno una guida politica omogena lei vede dei vantaggi?
«Innanzitutto terminerà la miopia del Friuli Venezia Giulia, che invece di elaborare strategie comuni negli ultimi anni si è rinchiuso in se stesso. Al contrario, si creeranno le condizioni per sostenerci a vicenda, facendo asse fra Trieste e Venezia proprio sul tema dell’autonomia. Se il Veneto otterrà più autonomia farà bene anche a noi».
Quindi, avanti con la macroregione del Nordest?
«La definizione non mi spaventa, macroregione non significa regione unica, come vorrebbero far credere i nostri avversari politici gridando all’annessione. È una cosa ben diversa, significa avere una strategia complessiva per un’area vasta che vada oltre i confini amministrativi. E questo a noi interessa molto».