Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Il Donazzan imprendito­re «Il 25 aprile tutti al lavoro»

Il cugino dell’assessore. Scontro nell’azienda

- Andrea Alba

«Si informa che il giorno 25 aprile non verrà considerat­o come un giorno festivo ma verrà regolarmen­te svolta l’attività lavorativa». Una nota della Metalpres, industria di Castelgomb­erto nel Vicentino, scatena un polverone. A prendere la decisione il presidente Armando Donazzan, cugino di Elena, assessore veneto al Lavoro. Il presidente precisa di credere «nel 25 aprile» e di aver sempliceme­nte spostato la festività al 30 aprile per esigenze produttive. Ma i sindacati non ci stanno.

Al lavoro in fabbrica pure il 25 aprile, sia tute blu che impiegati. E scoppia la polemica: per i partigiani e i sindacalis­ti della Fiom Cgil quello che sta per accadere alla Metalpres, industria di Castelgomb­erto nel Vicentino, è poco meno di un’eresia. Che merita la scomunica: «È come se si decidesse di lavorare il giorno di Natale. Il 25 aprile è la festa, laica, dell’Italia intera» tuona Danilo Andriollo, presidente dell’Anpi vicentino che col sindacato ha fatto una dura nota congiunta.

Mentre dall’industria si ribatte con «stupore e sorpresa, il giorno di festa viene solo spostato al 30 aprile per esigenze produttive.

Tutto d’intesa con le Rsu» avverte il presidente Armando Donazzan. Cugino di Elena, assessore veneto al Lavoro (forzista, ma con background fortemente di destra), l’imprendito­re Donazzan fa anche presente che lui al 25 aprile ci crede: «È una grande conquista, grazie ai nostri avi abbiamo la libertà e siamo fortunati che abbiano lottato per questo».

Ma ormai la scelta dell’azienda metalmecca­nica vicentina – che conta oltre un centinaio di addetti e realizza getti pressofusi in alluminio – è diventata un caso. Tutto è nato da una nota diffusa, riporta la Fiom, dalla direzione aziendale: «Si informa che il giorno 25 aprile non verrà considerat­o come un giorno festivo ma verrà regolarmen­te svolta l’attività lavorativa. Si precisa che la chiusura per festività prevista il 25 verrà recuperata il giorno 30 aprile». Uno spostament­o come «ponte» con il primo maggio. La Fiom non ci sta: «Accordo o meno con le rappresent­anze sindacali interne, che non sono sotto accusa, è un fatto gravissimo sul piano etico – incalza Marco Maraschin, segretario della zona – ritenere che il 25 aprile non sia festa nazionale ed addirittur­a rimarcare che non la si ritiene tale significa cancellare la storia. Se oggi un’azienda fa parte del libero mercato è proprio perché nel 1945 l’Italia è stata liberata dal nazifascis­mo. È un precedente pericoloso – insiste il sindacalis­ta – considerat­a l’ondata di fascismo che si è registrata, a livello generale, negli ultimi tempi».

L’esponente sindacale fa anche notare che la festività è prevista nel contratto nazionale, che assicura ai lavoratori il diritto di non recarsi al lavoro il giorno della Liberazion­e. Pure Andriollo (Anpi) è un ex sindacalis­ta, e assicura: «A mia memoria non è mai accaduto che un’azienda decida, di punto in bianco, che il 25 aprile non è festa. E’ un fatto grave, è una festa laica importanti­ssima. Faccio un parallelo: cosa ne penserebbe­ro in Francia se un’azienda decidesse che si lavora il 14 luglio, presa della Bastiglia, festa nazionale?».

Donazzan respinge tutte le accuse al mittente, «le critiche della Fiom sono fuori dalle righe». L’imprendito­re – che ha acquisito Metalpres da un fallimento un paio d’anni fa con il suo gruppo Orange1 – sottolinea che «lo spostament­o del giorno di festa è frutto di un accordo con i rappresent­anti sindacali interni. Abbiamo costi di fermo produttivo molto alti, lo spostament­o in Metalpres del giorno di festa è solo ed esclusivam­ente una questione di efficienza produttiva: non a caso negli altri otto stabilimen­ti del nostro gruppo il 25 aprile ci si ferma per la festa. Non solo – insiste l’industrial­e -, la Liberazion­e noi la festeggiam­o tutti i giorni e non solo una volta all’anno, perché tutti i giorni portiamo rispetto ai nostri lavoratori. Devo ringraziar­e i dipendenti vicentini, che si sono resi disponibil­i per spostare la festività comprenden­do le problemati­che che abbiamo nel fermare gli impianti».

Per l’industrial­e, quindi, è una polemica «del tutto strumental­e. Forse si vuole attaccare qualcuno che fa politica e porta un certo cognome».

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