Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Asta (e colletta) per salvare il maialino Vittorio

- di Alessandro Macciò

Puntare sulle doti, spesso nascoste dietro una coltre di prepotenza. Permettere al lato sensibile di emergere. Far comprender­e che fuori dall’aula c’è un universo fatto di problemi ben più gravi. E, in questo modo, trasformar­e l’energia violenta in potenziale utile per sé e per gli altri. È il concetto alla base di un progetto del Centro servizio volontaria­to di Padova che punta a combattere bullismo e cyberbulli­smo. Un nome evocativo, «Sì, possiamo cambiare», che offre una seconda occasione grazie a ore di lavoro socialment­e utile con disabili, anziani, senza tetto e bambini.

Il progetto, nato otto anni fa, ha visto maturare circa trecento ragazzi. «Il concetto è semplice – spiega Alessandro Lion, direttore del Csv - le scuole ci segnalano casi di bullismo e organizzan­o un colloquio con il ragazzo e i nostri psicologi. La nostra è un’alternativ­a alla sospension­e: non vogliamo che lo studente perda giorni di scuola né lo sport. Per questo spalmiamo nell’arco di diverse settimane poche ore, ma continuati­ve, di lavoro in piccole comunità protette». Qui possono aiutare i bimbi più piccoli con i compiti, fare compagnia a un anziano o giocare a carte con un clochard. «L’età media è tra i 14 e i 15 anni – continua Lion - anche se abbiamo notato che sono sempre di più gli studenti di seconda o terza media». Tra loro c’è chi ha risposto male al professore, chi ha preso in giro il compagno in chat. Chi perfino ha sfoderato un coltello in classe. Storie di prepotenza che però a volte riescono a trovare un lieto fine. «L’importante per noi è mostrare che esiste un altro mondo possibile. Ed evidenteme­nte, ci riusciamo visto che molti dei nostri ragazzi poi continuano a prestare servizio come volontari. E questa – conclude Lion – è una grande vittoria».

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