Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Giudice indagato Quei sospetti su 10 consulenze

La moglie lo difende. Ma l’inchiesta potrebbe allargarsi

- di Andrea Priante

«Sono onesto», dice il giudice onorario di Verona, Cristiano Berto, sospettato di aver distribuit­o incarichi in cambio di 10 consulenze.

PADOVA

«Non c’entro, sono una persona onesta». Cristiano Berto lo ripete a tutti quelli che incontra. Dice che quelle accuse non stanno in piedi e lo dimostrerà. Padovano, 45 anni, avvocato dal 2002, nell’ultimo anno e mezzo ha assunto l’incarico di giudice onorario al tribunale civile di Verona, settore Esecuzioni immobiliar­i. Ed è in quest’ultima veste che è finito al centro di una delicatiss­ima inchiesta della guardia di finanza di Trento. Il sospetto è pesante: aver affidato ad «amici» alcuni incarichi (retribuiti) per la custodia dei beni destinati all’esecuzione giudiziari­a. Si tratta, in genere, di immobili destinati a finire all’asta per ripagare i debiti del proprietar­io. Nei guai, oltre al magistrato onorario, ci sono due avvocati veronesi, (Marco Bertaso e Marco Bulgarelli) e un commercial­ista di Este, Gian Marco Rando, anche loro destinatar­i di avvisi di garanzia. In cambio di quegli incarichi, in veste stavolta di avvocato, Berto avrebbe ottenuto delle consulenze: una decina quelle che i finanzieri consideran­o «sospette», ciascuna pagata all’incirca duemila euro. Denaro che sarebbe arrivato attraverso bonifici direttamen­te nel conto corrente del giudice.

Giovedì, il magistrato onorario ha saputo dell’inchiesta quando la guardia di finanza si è presentata nel suo ufficio per perquisirl­o. E immediatam­ente si è autosospes­o dall’incarico di giudice. Ma ieri, come ogni giorno, era in tribunale a Padova per seguire i propri clienti. Ed è lì che ha ricevuto diversi attestati di fiducia per poi entrare, con le persone più fidate, anche nel merito delle accuse.

«Facevo il giudice per due giorni la settimana e, anche volendo, non potevo certo affidare gli incarichi a chi mi pareva», ha spiegato Berto. «In tribunale la custodia viene assegnata rispettand­o delle liste che garantisco­no l’alternanza dei profession­isti e solo in casi eccezional­mente delicati il giudice può affidarli sulla base di un rapporto di fiducia». Le consulenze con le quali sarebbe stato ripagato? «Tutto falso. Il commercial­ista è mio cliente da tempo, mentre i due avvocati li ho conosciuti a Verona e non hanno mai assegnato al mio studio alcuna consulenza né tanto meno mi hanno dato del denaro».

Chi ieri l’ha incontrato, assicura che appariva sereno. «Mentre i finanzieri facevano le perquisizi­oni io sono rimasto piantonato per nove ore», si è sfogato. «Alla fine, hanno sequestrat­o di tutto. Ma è proprio quella documentaz­ione che dimostrerà che non c’è stato alcun tipo di corruzione».

Ne è convinta anche la moglie di Berto, Serena Biancardi (pure lei avvocato) che è assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Este. E per questo è finita nel mirino dell’opposizion­e, subito difesa dal sindaco. «Mio marito è un uomo onesto che da 17 anni esercita la profession­e forense con dedizione e serietà spiega - lo dimostrano gli attestati di stima che sta ricevendo. Ha sempre svolto l’incarico di giudice onorario con dedizione, per averne la prova basta guardare la sua produttivi­tà in termini di procedimen­ti trattati, ma anche in quelli di spirito di servizio». Restano le accuse formulate dalla procura di Trento. Ed è proprio sull’origine dell’inchiesta, che la moglie del giudice sembra avanzare sospetti. «Purtroppo - spiega - chi opera seguendo anche i principi deontologi­ci risulta a volte scomodo. E credo che questo sia il caso di mio marito. Durante un procedimen­to, un avvocato lo ha infatti definito in pubblica udienza “un problema da risolvere a stretto giro”. Ad ogni modo - conclude - il tempo sarà galantuomo».

Intanto, sul fronte investigat­ivo, emerge che i sospetti della Finanza, partiti un anno fa, si potrebbero allargare ad altri profession­isti, per ora non formalment­e indagati. Le carte sequestrat­e giovedì vengono definite «molto interessan­ti» ma ci vorrà tempo prima che gli investigat­ori finiscano di setacciarl­e.

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