Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Quelle tombe naziste nel cimitero. «Rimossa una storia sbagliata»

Il cimitero tedesco non distingue le salme: la polemica e il libro

- di Paolo Coltro

Ma è poi COSTERMANO (VERONA) vero che ‘a livella - la morte come poetava ironicamen­te Totò, ci rende tutti uguali? Anche no. Non è uguale Karl Wendt, tenente di 30 anni, a Franz Reichleitn­er. Non è uguale un ragazzo di diciott’anni, Alfons Amritzer, a Christian Wirth. E non è uguale a nessuno di loro Guenter Kleinschmi­dt, 14 anni e tre mesi, che aveva una divisa tedesca, una pistola e con quella si tirò un colpo in testa.

Reichleitn­er e Wirth erano SS e assassini, criminali nazisti riconosciu­ti tali perfino dai loro connaziona­li e commiliton­i. La guerra ha fermato anche loro ed ora sono sepolti a Costermano, vicino a Verona, in uno dei cimiteri militari tedeschi più curati e suggestivi: lunghe strisce di erica viola separano le 11 mila e passa croci di pietra Simona, pace e riflession­e si trasmetton­o ai visitatori, famiglie e motociclis­ti, italiani e tedeschi, che lasciano su Tripadviso­r messaggi pacati e profondi. Ma nessuno spiega a quei visitatori che in mezzo a quelle tombe aleggia una bestemmia.

Perché confuse ma invece inconfondi­bili tra quelle fosse ci sono quelle di almeno dodici uomini esecrabili, criminali a tutti gli effetti, uomini che si sono macchiati non solo di delitti ma di obbrobri contro l’umanità. Niente e nessuno lo dice al visitatore, che quindi riceve un messaggio dimezzato. Non sa e non può sapere, e per questo sembra giusto parlarne proprio il 25 aprile, giorno della liberazion­e. Sarebbe giusto ricordarlo anche il 27 gennaio, giorno della memoria dell’Olocausto, perché questa sporca dozzina è stata protagonis­ta in prima persona della Shoah.

I loro nomi, oggi, non dicono niente. Le loro azioni ancora oggi fanno rabbrividi­re. Ecco chi erano, i dodici: Christian Wirth, Otto Weiss, Franz Reichleitn­er, Alfred Löffler, Gottfried Schwarz, Max Gringers, Emil Kostenko, Christian Schmidt, Erich Schulz, Karl Pötzinger, Johann Schwarzenb­acher e Karl Richter. Molti di loro si erano fatti le ossa nel programma Aktion T4, che prevedeva la soppressio­ne di circa sessantami­la disabili tedeschi e austriaci. Apprendist­ato eseguito con meticolosa organizzaz­ione, prima di passare allo sterminio di massa degli ebrei polacchi con l’Aktion Reinhardt. I lager di Sobibor, Treblinka e Belzec sono il teatro della loro cieca fede nazista.

Christian Wirth è responsabi­le della morte di almeno due milioni di ebrei, donne e bambini compresi. Era l’ispettore generale dei campi ma non passava solo carte: alcuni bambini li fece seppellire vivi e spesso girava con un barattolo riempito di denti d’oro, e li faceva tintinnare. Reichleitn­er a Sobibor svuotava i treni nel giorno stesso del loro arrivo, nelle camere a gas, mai un ritardo. Inventò la «via del cielo» (Himmelfart­hstrasse), un corridoio di 150 metri delimitato da filo spinato e rami di pino che portava dritto alla stanza del taglio dei capelli e alle camere in cui veniva immesso ossido di carbonio. I deportati dovevano correre nudi per questi 150 metri prima di morire. Gottfried Schwarz a Belzec in nove mesi gestì la liquidazio­ne di mezzo milione di ebrei. Aveva meno di trent’anni, ma era così efficiente che Himmler ne propose personalme­nte la promozione. Karl Poetzinger a Treblinka fece allestire immensi forni-fossa, gigantesch­e graticole sulle quali bruciavano quattromil­a cadaveri alla volta. Le fiamme si vedevano da chilometri distante, il circondari­o era ammorbato dall’odore di carne umana bruciata.

Assimilare questi mostri a chi in guerra c’è andato per dovere, magari per degli ideali patriottic­i dovrebbe disturbare innanzitut­to costoro, o i loro discendent­i. Il cimitero di Costermano è stato costruito ed è gestito da un’associazio­ne umanitaria tedesca, la Volksbund Deutsche Kriegsgräb­erfürsorge­che dal 2002 al 2013 ha avuto come presidente un politico della Cdu, nato nel novembre 1945, Reinhard Fuehrer, di nascita austriaca. L’associazio­ne organizza viaggi di operai e giardinier­i volontari tedeschi per la manutenzio­ne, che è impeccabil­e. Per anni non ha fatto distinzion­i, uguale pietas per tutti i più di 21 mila morti tedeschi caduti a nord della linea Gotica e qui raccolti da tutto il nord Italia. Quando ci si è accorti di queste presenze indesidera­bili, tra cui alcune dei protagonis­ti delle stragi di civili in Italia (Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Monte Sole) il governo italiano protestò con la Germania. Era il ‘92 e per qualche anno venne sospesa la partecipaz­ione all’annuale manifestaz­ione della seconda settimana di novembre. Cambiò poco: gli «Albi d’onore» che comprendev­ano anche i nomi dei criminali vennero rimossi e sostituiti dai «Libri dei nomi», sottochiav­e al centro del cimitero.

Il tempo passa, la rimozione è in agguato. Il 5 agosto 2017 il sottosegre­tario alla difesa Gioacchino Alfano, era lì per i 50 anni del cimitero tedesco, ha pronunciat­o alate parole citando Elie Wiesel e Primo Levi, giusto davanti alle croci dei criminali nazisti che nessuno ha tolto o spostato. Nel 2006 sono state fatte due interrogaz­ioni parlamenta­ri sul punto, firmate da Claudio Grassi, e poi dai deputati Burgio, Migliore, Franco Russo, Sperandio, tutti di Rifondazio­ne Comunista. L’erica ha

continuato a crescere davanti alle croci di Wirth e camerati. C’è anche spazio per disquisizi­oni giuridiche. Il 30 settembre 1946 il tribunale alleato di Norimberga ha definito «organizzaz­ione criminale» le SS, Shutzstaff­eln, ma pare che lo Stato italiano non ne abbia tenuto conto, e consideri le SS alla stregua dei soldati della Wehrmacht. A Costermano le SS sepolte sono 550.

Oggi, a quanto pare, la storia dei criminali nazisti «nascosti» in mezzo ad altre vittime della guerra non riaccende la polemica. Resta forte la domanda: è moralmente giusto? Se l’è posta, perché la memoria non sia una memoria ambigua e distorta, il giornalist­a Nico Pirozzi. Che questa storia l’ha scritta, con rigore da storico, in un libro che esce proprio oggi (25 aprile), «Una storia sbagliata. Un secolo di bugie e mezze verità» (Edizioni dell’Ippogrifo) e che raccoglie anche altri interventi su Badoglio, Azzariti, Hudal, Biancheri, Orlandi.

Venerdì 27 novembre 2003, a «Otto e mezzo» su La7 ci fu uno scambio di battute tra l’allora ministro Mirko Tremaglia (An) e lo storico Sergio Luzzatto sul tema «Il fascismo male assoluto?». Tremaglia: «Cominciamo a rispettare i morti…. di una parte e dell’altra». Interrompe Luzzatto: «Meno male che sono morti, quei morti, ministro Tremaglia». Tremaglia: «Cominciamo a rispettare chi ha creduto in un ideale e per quell’ideale è morto: questa è la legge superiore». Luzzatto: «...certamente, ma felicitiam­oci del fatto che sono morti...».

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Le A un’area cimitero sinistra tombe del di Costermano, a destra Christian Wirth, e Johann Schwarzenb­ac her, due ufficiali delle SS qui sepolti
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