Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Quelle tombe naziste nel cimitero. «Rimossa una storia sbagliata»
Il cimitero tedesco non distingue le salme: la polemica e il libro
Ma è poi COSTERMANO (VERONA) vero che ‘a livella - la morte come poetava ironicamente Totò, ci rende tutti uguali? Anche no. Non è uguale Karl Wendt, tenente di 30 anni, a Franz Reichleitner. Non è uguale un ragazzo di diciott’anni, Alfons Amritzer, a Christian Wirth. E non è uguale a nessuno di loro Guenter Kleinschmidt, 14 anni e tre mesi, che aveva una divisa tedesca, una pistola e con quella si tirò un colpo in testa.
Reichleitner e Wirth erano SS e assassini, criminali nazisti riconosciuti tali perfino dai loro connazionali e commilitoni. La guerra ha fermato anche loro ed ora sono sepolti a Costermano, vicino a Verona, in uno dei cimiteri militari tedeschi più curati e suggestivi: lunghe strisce di erica viola separano le 11 mila e passa croci di pietra Simona, pace e riflessione si trasmettono ai visitatori, famiglie e motociclisti, italiani e tedeschi, che lasciano su Tripadvisor messaggi pacati e profondi. Ma nessuno spiega a quei visitatori che in mezzo a quelle tombe aleggia una bestemmia.
Perché confuse ma invece inconfondibili tra quelle fosse ci sono quelle di almeno dodici uomini esecrabili, criminali a tutti gli effetti, uomini che si sono macchiati non solo di delitti ma di obbrobri contro l’umanità. Niente e nessuno lo dice al visitatore, che quindi riceve un messaggio dimezzato. Non sa e non può sapere, e per questo sembra giusto parlarne proprio il 25 aprile, giorno della liberazione. Sarebbe giusto ricordarlo anche il 27 gennaio, giorno della memoria dell’Olocausto, perché questa sporca dozzina è stata protagonista in prima persona della Shoah.
I loro nomi, oggi, non dicono niente. Le loro azioni ancora oggi fanno rabbrividire. Ecco chi erano, i dodici: Christian Wirth, Otto Weiss, Franz Reichleitner, Alfred Löffler, Gottfried Schwarz, Max Gringers, Emil Kostenko, Christian Schmidt, Erich Schulz, Karl Pötzinger, Johann Schwarzenbacher e Karl Richter. Molti di loro si erano fatti le ossa nel programma Aktion T4, che prevedeva la soppressione di circa sessantamila disabili tedeschi e austriaci. Apprendistato eseguito con meticolosa organizzazione, prima di passare allo sterminio di massa degli ebrei polacchi con l’Aktion Reinhardt. I lager di Sobibor, Treblinka e Belzec sono il teatro della loro cieca fede nazista.
Christian Wirth è responsabile della morte di almeno due milioni di ebrei, donne e bambini compresi. Era l’ispettore generale dei campi ma non passava solo carte: alcuni bambini li fece seppellire vivi e spesso girava con un barattolo riempito di denti d’oro, e li faceva tintinnare. Reichleitner a Sobibor svuotava i treni nel giorno stesso del loro arrivo, nelle camere a gas, mai un ritardo. Inventò la «via del cielo» (Himmelfarthstrasse), un corridoio di 150 metri delimitato da filo spinato e rami di pino che portava dritto alla stanza del taglio dei capelli e alle camere in cui veniva immesso ossido di carbonio. I deportati dovevano correre nudi per questi 150 metri prima di morire. Gottfried Schwarz a Belzec in nove mesi gestì la liquidazione di mezzo milione di ebrei. Aveva meno di trent’anni, ma era così efficiente che Himmler ne propose personalmente la promozione. Karl Poetzinger a Treblinka fece allestire immensi forni-fossa, gigantesche graticole sulle quali bruciavano quattromila cadaveri alla volta. Le fiamme si vedevano da chilometri distante, il circondario era ammorbato dall’odore di carne umana bruciata.
Assimilare questi mostri a chi in guerra c’è andato per dovere, magari per degli ideali patriottici dovrebbe disturbare innanzitutto costoro, o i loro discendenti. Il cimitero di Costermano è stato costruito ed è gestito da un’associazione umanitaria tedesca, la Volksbund Deutsche Kriegsgräberfürsorgeche dal 2002 al 2013 ha avuto come presidente un politico della Cdu, nato nel novembre 1945, Reinhard Fuehrer, di nascita austriaca. L’associazione organizza viaggi di operai e giardinieri volontari tedeschi per la manutenzione, che è impeccabile. Per anni non ha fatto distinzioni, uguale pietas per tutti i più di 21 mila morti tedeschi caduti a nord della linea Gotica e qui raccolti da tutto il nord Italia. Quando ci si è accorti di queste presenze indesiderabili, tra cui alcune dei protagonisti delle stragi di civili in Italia (Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, Monte Sole) il governo italiano protestò con la Germania. Era il ‘92 e per qualche anno venne sospesa la partecipazione all’annuale manifestazione della seconda settimana di novembre. Cambiò poco: gli «Albi d’onore» che comprendevano anche i nomi dei criminali vennero rimossi e sostituiti dai «Libri dei nomi», sottochiave al centro del cimitero.
Il tempo passa, la rimozione è in agguato. Il 5 agosto 2017 il sottosegretario alla difesa Gioacchino Alfano, era lì per i 50 anni del cimitero tedesco, ha pronunciato alate parole citando Elie Wiesel e Primo Levi, giusto davanti alle croci dei criminali nazisti che nessuno ha tolto o spostato. Nel 2006 sono state fatte due interrogazioni parlamentari sul punto, firmate da Claudio Grassi, e poi dai deputati Burgio, Migliore, Franco Russo, Sperandio, tutti di Rifondazione Comunista. L’erica ha
continuato a crescere davanti alle croci di Wirth e camerati. C’è anche spazio per disquisizioni giuridiche. Il 30 settembre 1946 il tribunale alleato di Norimberga ha definito «organizzazione criminale» le SS, Shutzstaffeln, ma pare che lo Stato italiano non ne abbia tenuto conto, e consideri le SS alla stregua dei soldati della Wehrmacht. A Costermano le SS sepolte sono 550.
Oggi, a quanto pare, la storia dei criminali nazisti «nascosti» in mezzo ad altre vittime della guerra non riaccende la polemica. Resta forte la domanda: è moralmente giusto? Se l’è posta, perché la memoria non sia una memoria ambigua e distorta, il giornalista Nico Pirozzi. Che questa storia l’ha scritta, con rigore da storico, in un libro che esce proprio oggi (25 aprile), «Una storia sbagliata. Un secolo di bugie e mezze verità» (Edizioni dell’Ippogrifo) e che raccoglie anche altri interventi su Badoglio, Azzariti, Hudal, Biancheri, Orlandi.
Venerdì 27 novembre 2003, a «Otto e mezzo» su La7 ci fu uno scambio di battute tra l’allora ministro Mirko Tremaglia (An) e lo storico Sergio Luzzatto sul tema «Il fascismo male assoluto?». Tremaglia: «Cominciamo a rispettare i morti…. di una parte e dell’altra». Interrompe Luzzatto: «Meno male che sono morti, quei morti, ministro Tremaglia». Tremaglia: «Cominciamo a rispettare chi ha creduto in un ideale e per quell’ideale è morto: questa è la legge superiore». Luzzatto: «...certamente, ma felicitiamoci del fatto che sono morti...».