Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Variati: «Il Parco della Pace è la mia eredità, il turismo il mio orgoglio»
Discorso di 30 minuti, il bilancio di 10 anni
Le critiche «A volte avrei preferito un’opposizione più dura e oggi posso dirlo, tanto è finita»
Chiude come aveva iniziato. Nel giorno dell’ultimo consiglio comunale da sindaco, Achille Variati lascia con lo stesso messaggio che consegnò ai suoi assessori durante la prima Giunta del 2008: «Arriviamo con le mani nude e ce ne andremo con le mani nude, perché nessuno si arricchirà nella mia Giunta». Oggi quella frase è al presente, anzi al passato, ma le parole racchiudono il messaggio che il primo cittadino da dieci anni al governo Vicenza vuol consegnare ai suoi concittadini. E per farlo sceglie l’aula che ha presenziato per 217 volte (su 245 sedute) dal 2008 ad oggi, ovvero il consiglio comunale, che ieri si è riunito per l’ultima volta sotto il suo nome prima delle prossime elezioni amministrative del 10 giugno.
Ieri si è chiusa un’era che porta con sé un testimone: «La vera eredità di questa Giunta - afferma Variati - sarà il grande polmone verde del parco della Pace che verrà». Ma il 10 giugno si apre una nuova stagione ancora tutta da definire: «Per me quest’aula rimane un tempio laico della democrazia - dichiara il sindaco - e vorrei lo fosse anche per chi siederà su questi banchi in futuro». Il primo cittadino non lesina critiche ed elogi. Le prime le riserva (anche) all’opposizione: «La democrazia è fatica e tutti i consiglieri fanno fatica - afferma il primo cittadino - pure chi sta in minoranza, anche se devo dire che a volte avrei preferito un’opposizione più dura e oggi posso dirlo, tanto è finita». Una stoccata, forse, che Variati serbava in grembo da qualche anno. Ma ci sono pure gli elogi alle sue due amministrazioni: «Basta un dato per essere fieri di aver rappresentato i cittadini di Vicenza in tutti questi anni - sostiene il sindaco - ovvero quello della raccolta differenziata, passata in dieci anni dal tasso di 48,4 per cento al 71,4 per cento. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie soprattutto al senso civico altissimo dei vicentini, che grava però come responsabilità su chi li rappresenta in quest’aula (sala Bernarda, ndr)». Poi, nel suo ultimo discorso - durato mezz’ora - al consiglio comunale, l’amarcord dei risultati ottenuti e delle vicende vissute.
A partire dal 2008: «Ereditai un teatro che andava fatto vivere e che abbiamo portato a 240 sere aperte all’anno - dice lui - ma anche una Basilica che era un cantiere e che abbiamo aperto a vicentini e turisti».
Variati cita i dati che fare il sindaco di una città capoluogo porta con sè: «Significa rispondere a centoventi telefonate al giorno e mille mail a settimana» chiosa il sindaco, che passa a volo d’uccello su vicende come quella della nuova base americana «Del Din», il Pat (Piano di assetto del territorio) approvato nei primi anni di mandato e - a sorpresa - ricorda con particolare emozione il bombaday del 2014: «Convincere trentamila vicentini ad abbandonare le proprie case per qualche ora mi ha fatto capire che avevamo raggiunto una meta importante nel rapporto di fiducia con loro». Si passa poi alla questione della Tav («Fardello pesante per la prossima amministrazione») e all’emergenza dei migranti e fino al rapporto con la provincia: «Il destino della città chiosa Variati - sempre di più sarà legato a quello del suo territorio. Reggere la Provincia in questi anni mi è costato fatica, ma dovevo ricucire il rapporto ra la città capoluogo e gli altri Comuni». Quindi gli aspetti economici («Tredici milioni di euro di tagli al Comune da parte dello Stato in questi dieci anni») e i risultati in chiave turistica, che il sindaco rivendica con orgoglio: «Le presenze turistiche in città sono aumentate del 74 per cento in dieci anni - afferma il primo cittadino - e ad aumentare sono stati anche i visitatori stranieri, segno che la città si sta ponendo fra le grandi bellezze turistiche del Paese». E infine lo sguardo al futuro, che parte però dai giovani: «Loro convivono con le differenze e dobbiamo imparare da loro, prendiamoli ad esempio e non alimentiamo false illusioni di poter tornare a tempi passati».