Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Carceri, riforma urgente» gli avvocati penalisti tornano in scioperano
Mercoledì e giovedì si asterranno dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale «per sollecitare una rapida e integrale approvazione della riforma dell’ordinamento penitenziario», e costruiranno, anche attraverso la visione di un film, l’occasione per riflettere e confrontarsi sull’ergastolo, e in particolare sull’ergastolo ostativo, quello senza benefici. L’iniziativa è quella della Camera penale Vicentina che aderisce allo sciopero proclamato dalla giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane, e che ha organizzato un interessante evento per il giorno 2, dalle 15, nella sala Lampertico dell’Odeon. Un incontro che si aprirà con il film «Spes contra Spem – Liberi Dentro» prodotto in collaborazione con «Nessuno Tocchi Caino», presentato alla 73° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e alla Festa del cinema di Roma su impulso del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Una pellicola che raccoglie le voci di nove detenuti del carcere di Opera (Milano) condannati all’ergastolo ostativo, che hanno riconosciuto le loro terribili colpe, e pure le interviste del direttore della struttura e della polizia penitenziaria. Testimonianze dalle quali emerge che l’istituzione-carcere può rendere possibile il cambiamento e la ri-conversione di detenuti in persone autenticamente libere. Un tema che verrà affrontato nella tavola rotonda a seguire, moderata dall’avvocato Rachele Nicolin, presidente della Camera penale Vicentina. Ad intervenire, oltre al regista del film, Ambrogio Crespi, Sergio d’Elia, presidente dell’associazione Nessuno Tocchi Caino, Elisabetta Zamparutti, componente italiana del Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa, l’avvocato Annamaria Marin, presidente della Camera penale Veneziana e Daniela Zanferrari dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto. «L’evento mira a sensibilizzare anche l’opinione pubblica sull’ergastolo ostativo che è incompatibile con la costituzione che prevede espressamente che la pena, ogni pena, debba avere una funzione rieducativa» fa sapere Nicolin.