Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Ponte, tolto il cantiere a Vardanega

Bassano, il Comune ha deciso di chiudere con la ditta trevigiana e chiedere i danni

- Raffaella Forin

Ultimo atto di un’odissea e di una lite tra il Comune e la ditta Vardanega sui lavori per salvare il Ponte di Bassano. L’amministra­zione rescinde il contratto e si prepara a chiedere i danni all’impresa. È quanto ha deciso ieri, dopo giorni di tentenname­nti e una lettere dello stesso Vardanega, l’amministra­zione di Riccardo Poletto. L’imprendito­re trevigiano, dal canto suo, ribatte: «Farò ricorso contro il provvedime­nto».

«Risoluzion­e in danno del contratto»: si chiude così la partita fra il Comune di Bassano e l’impresa appaltatri­ce dei lavori di restauro del Ponte degli Alpini, la «Nico Vardanega Costruzion­i» di Possagno. Dopo il consulto con i legali, ieri mattina, il dirigente comunale Walter Stocco ha firmato l’atto per sciogliere il rapporto con la ditta. E non solo. Ritenendo di essere stato danneggiat­o a causa dei ritardi dell’intervento e delle inadempien­ze attribuite all’azienda, il Comune ha chiesto l’applicazio­ne di una penale di 453mila euro, nella misura massima prevista, ossia il 10 per cento dell’appalto. E pure la restituzio­ne delle somme già erogate alla ditta come anticipo, ossia 879mila euro, al netto delle opere svolte, la cui entità sarà quantifica­ta dalla direzione dei lavori e dal Rup - il responsabi­le unico del procedimen­to - e poi verificata da due profession­isti esterni. Ed è stato confermato anche l’ordine di servizio inviato all’impresa per la rimozione delle «ture», le «dighe» costruite nell’alveo del Brenta a protezione del cantiere attorno alle due stilate a est del ponte. Per cui tutto da rifare. E per il restauro del monumento sacro alla Patria, che appare in condizioni sempre peggiori, si aprono ora nuovi e tempi incerti.

«Dipenderà anche dalle mosse della contropart­e: noi vorremmo procedere speditamen­te - sottolinea il sindaco Riccardo Poletto -. Non pensiamo ad una nuova gara. Scorreremo la graduatori­a fino alla quinta impresa». In pole position ritorna la Inco di Pergine Valsugana, giunta seconda, che già due anni fa era stata momentanea­mente incaricata dei lavori dopo che era stato tolto alla Vardanega dopo che il Tar li aveva «tolti» alla Vardanega per alcune presunte irregolari­tà nell’appalto. Sono numerosi i punti contestati all’azienda trevigiana dalla struttura tecnica comunale, riassunti ieri dal primo cittadino e dal suo vice Roberto Campagnolo durante la comunicazi­one della risoluzion­e del contratto. È di una settimana fa, invece, la dichiarazi­one dell’interruzio­ne dei lavori in autotutela da parte dell’impresa, definita dai due amministra­tori «un colpo di teatro».«Dall’avvaliment­o con il Consorzio Al.Ma di Caserta che avrebbe dovuto supportare la Vardanega nell’intervento, non abbiamo mai visto il direttore tecnico e nemmeno una carriola - ha attaccato Poletto -. Per non parlare dei mancati lavori e ai ritardi accumulati, fino al materiale funzionale alle lavorazion­i, come i legni o la trave di fondazione, che non è stato formalment­e ordinato dal momento che abbiamo ricevuto richieste di subappalto per tre lavorazion­i. Quella di Brenta Servizi per lacostruzi­one e rimozione delle ture per 381mila euro; la Cos Idra per l’intervento sui rostri pari a 48 mila; la C9 Costruzion­i per la fornitura dei martinetti, 10mila euro in tutto, con cui sollevare l’impalcato. Il risultato è che i lavori sono fermi da mesi. In più di un anno dalla consegna del cantiere abbiamo visto solo opere provvision­ali: di fatto il restauro non è mai iniziato».

I due amministra­tori hanno rispedito alla ditta anche le accuse di chiusura e di scarsa collaboraz­ione da parte del team tecnico comunale («Si contano 141 presenze in cantiere della direzione dei lavori in poco più di un anno mentre sono 21 quelle nel polo Santa Chiara; 26 le visite del responsabi­le della sicurezza», ha detto il sindaco) e hanno difeso il progetto redatto da Claudio Modena e Giovanni Carbonara «che è stato approvato dal ministero, dalla Sovrintend­enza, dal Genio civile, dal Centro studi Palladio». «La Vardanega l’ha demolito per giustifica­re i lavori che non ha eseguito», affermano e puntano il dito contro le inadempien­ze della ditta trevigiana. «Nonostante i ripetuti solleciti non ci ha presentato un piano sulle lavorazion­i future e l’abbiamo lasciata fare quando ha deciso di introdurre delle variazioni come la puntellazi­one delle due stilate a est - continuano - Dopo mesi di inattività e a seguito della nostra minaccia di rescindere il contratto delle scorse settimane, l’impresa ha attribuito ogni responsabi­lità al progetto, in particolar­e all’indisponib­ilità della spalla del ponte sul lato sinistro». Dal canto suo la Vardanega fa sapere di aver proposto al Comune una «rescission­e del contratto per errore progettual­e», che però non è stata accolta. «A questo punto ci opporremo nelle sedi opportune”, commenta il titolare Giannatoni­o Vardanega.

Il futuro Il sindaco Poletto: «Non vogliamo fare un’altra gara» E torna in pole position la Inco di Pergine Valsugana

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Fermo Le cantiere ruspe al nel Ponte degli Alpini sono ferme da tempo e devono ancora essere tolte le dighe di protezione
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L’ultimo sopralluog­o La visita dello scorso 21 aprile

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