Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Cura sbagliata», chiesti i danni dopo 35 anni dalla terapia sul bimbo
Ma su chi debba pagare c’è un rimpallo tra Usl 8 e Comune
Cobaltoterapia e complicazioni cardiache, 35 anni dopo la terapia su un paziente – curato nel 1977 a 6 anni, morto nel 2012 – i familiari chiedono 370mila euro di danni. E sulla vertenza c’è un rimpallo di responsabilità fra il Comune di Vicenza e l’Usl 8. La vicenda è stata discussa nei giorni scorsi dai vertici dell’azienda sanitaria, che hanno deciso ricorrere in appello. Non tanto nel merito della vicenda stessa – su questo ancora non c’è stata discussione – ma sul «chi» debba, eventualmente, risarcire i danni: secondo l’Usl il soggetto interessato è, casomai, Palazzo Trissino.
Il caso risale a più di quarant’anni fa, al 1977, quando un bambino di 6 anni venne curato negli spazi sanitari locali con una cobaltoterapia «mantle-fields». È un trattamento medico oggi in disuso che consiste nell’applicazione per irraggiamento di raggi gamma ottenuti da «pastiglie» di cobalto-60, utilizzato per curare malattie come il cancro. I raggi colpiscono e deteriorano le cellule malate, senza distruggere i tessuti sani che, anzi, si rigenerano e tornano allo stadio normale. Da quanto è stato possibile ricostruire, la terapia è durata tre anni.
Secondo i familiari del paziente - morto nel 2012 a 41 anni - che hanno presentato la richiesta danni e avviato il procedimento legale nel 2015, la procedura terapeutica era «errata» e le conseguenze a lungo termine gli avrebbero provocato complicazioni cardiache fatali. Se davvero siano state procedure inappropriate o dannose sarà il processo a stabilirlo.
Diverso il discorso del risarcimento. Come si diceva, infatti, non è ben chiaro «chi» debba rispondere degli eventuali danni: secondo l’Usl non può essere l’azienda sanitaria, perché prima del 1980 la sanità pubblica era direttamente in capo ai Comuni. Non solo, una legge regionale del 1980 – anno in cui appunto sono entrate in vigore le Usl come le conosciamo oggi – stabilisce proprio che le unità socio-sanitarie locali non possono essere chiamate in causa per fatti antecedenti al primo gennaio di quell’anno. I legali dell’Usl 8 nella propria difesa hanno presentato anche dei precedenti, sentenze di Cassazione che confermerebbero questa tesi.
Intanto, il primo passaggio giudiziario è stato vinto dal Comune di Vicenza: per il giudice Biancamaria Biondo, infatti, la responsabilità è dell’Usl. L’azienda nei giorni scorsi ha formalmente affidato l’incarico di ricorrere in appello a Venezia all’avvocato del foro di Vicenza Pierluigi Vinci. L’udienza di secondo grado è fissata per il prossimo 12 settembre. In parallelo procederà anche il giudizio di merito, per stabilire se c’è stato veramente un trattamento sanitario inappropriato che, molti anni dopo, ha avuto conseguenze letali: in questo caso il confronto in aula è programmato ad ottobre.
Responsabilità
Le terapie sono del 1977, quando la sanità era in capo ai Comuni Le Usl sono del 1980