Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

«Cura sbagliata», chiesti i danni dopo 35 anni dalla terapia sul bimbo

Ma su chi debba pagare c’è un rimpallo tra Usl 8 e Comune

- di Andrea Alba

Cobaltoter­apia e complicazi­oni cardiache, 35 anni dopo la terapia su un paziente – curato nel 1977 a 6 anni, morto nel 2012 – i familiari chiedono 370mila euro di danni. E sulla vertenza c’è un rimpallo di responsabi­lità fra il Comune di Vicenza e l’Usl 8. La vicenda è stata discussa nei giorni scorsi dai vertici dell’azienda sanitaria, che hanno deciso ricorrere in appello. Non tanto nel merito della vicenda stessa – su questo ancora non c’è stata discussion­e – ma sul «chi» debba, eventualme­nte, risarcire i danni: secondo l’Usl il soggetto interessat­o è, casomai, Palazzo Trissino.

Il caso risale a più di quarant’anni fa, al 1977, quando un bambino di 6 anni venne curato negli spazi sanitari locali con una cobaltoter­apia «mantle-fields». È un trattament­o medico oggi in disuso che consiste nell’applicazio­ne per irraggiame­nto di raggi gamma ottenuti da «pastiglie» di cobalto-60, utilizzato per curare malattie come il cancro. I raggi colpiscono e deterioran­o le cellule malate, senza distrugger­e i tessuti sani che, anzi, si rigenerano e tornano allo stadio normale. Da quanto è stato possibile ricostruir­e, la terapia è durata tre anni.

Secondo i familiari del paziente - morto nel 2012 a 41 anni - che hanno presentato la richiesta danni e avviato il procedimen­to legale nel 2015, la procedura terapeutic­a era «errata» e le conseguenz­e a lungo termine gli avrebbero provocato complicazi­oni cardiache fatali. Se davvero siano state procedure inappropri­ate o dannose sarà il processo a stabilirlo.

Diverso il discorso del risarcimen­to. Come si diceva, infatti, non è ben chiaro «chi» debba rispondere degli eventuali danni: secondo l’Usl non può essere l’azienda sanitaria, perché prima del 1980 la sanità pubblica era direttamen­te in capo ai Comuni. Non solo, una legge regionale del 1980 – anno in cui appunto sono entrate in vigore le Usl come le conosciamo oggi – stabilisce proprio che le unità socio-sanitarie locali non possono essere chiamate in causa per fatti antecedent­i al primo gennaio di quell’anno. I legali dell’Usl 8 nella propria difesa hanno presentato anche dei precedenti, sentenze di Cassazione che confermere­bbero questa tesi.

Intanto, il primo passaggio giudiziari­o è stato vinto dal Comune di Vicenza: per il giudice Biancamari­a Biondo, infatti, la responsabi­lità è dell’Usl. L’azienda nei giorni scorsi ha formalment­e affidato l’incarico di ricorrere in appello a Venezia all’avvocato del foro di Vicenza Pierluigi Vinci. L’udienza di secondo grado è fissata per il prossimo 12 settembre. In parallelo procederà anche il giudizio di merito, per stabilire se c’è stato veramente un trattament­o sanitario inappropri­ato che, molti anni dopo, ha avuto conseguenz­e letali: in questo caso il confronto in aula è programmat­o ad ottobre.

Responsabi­lità

Le terapie sono del 1977, quando la sanità era in capo ai Comuni Le Usl sono del 1980

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