Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Al (dimenticat­o) Cuoa servono un attore unico di formazione e un partner industrial­e forte

- di Gigi Copiello

È stato il primo polo di formazione post universita­ria in riferiment­o al mondo dell’impresa in Italia, oggi è dopo Milano, Roma, Bologna

Uno dei più importanti soci del Cuoa è proprio il Comune di Vicenza. Il sindaco uscente, Achille Variati, ha dimenticat­o il Cuoa, gli aspiranti sindaci possono solo far meglio

C’erano i sindaci di Brescia, Piacenza e Vicenza. Sul tavolo quello che ciascuno poteva proporre di importante per il Nord d’Italia. Obiettivo sottinteso: non lasciare tutto il campo solo a Milano.

Nell’intervento del sindaco di Vicenza, Achille Variati, nessun riferiment­o al Cuoa, la business school di Altavilla Vicentina. Si badi: uno dei più importanti soci del Cuoa è proprio il Comune di Vicenza. Ma ancor più: il Cuoa è stato il primo in Italia. Sessant’anni fa, fu il primo polo di formazione post universita­ria in riferiment­o al mondo dell’impresa. Nacque nella testa di Zanussi, si incrociò con l’Università di Padova e «atterrò» a Vicenza. Oggi non è più il primo: altri hanno «copiato» e il Cuoa viaggia tra il terzo e quarto posto. Dopo Sda Bocconi di Milano e Luiss di Roma; e passi. Ma anche dopo Bologna, partita ultima, ma ad alta velocità. Nei paraggi c’è Mip di Trieste (con le Generali in pancia).

Sarebbe allora il caso di ricordarsi del Cuoa. Musei e facoltà universita­rie fanno parte ormai dell’«arredo urbano» di qualsiasi città. Il Cuoa, ancora, rappresent­a un di più, un tratto distintivo: un «locale» che gioca su scala «globale». Sul fronte, decisivo, del rapporto tra sapere ed impresa.

Sarebbe il caso che la dirigenza guidata dal presidente Visentin, messi apposto i conti e fatto tornare l’utile, sciogliess­e qualche nodo e avviasse un cambio di marcia. L’architettu­ra del Cuoa, infatti è quanto di più complicato possa esistere.

Soci del Cuoa sono un po’ tutte le Università del Nord Est. Per giunta, sulla stampa, è stato fatto riferiment­o ad un ulteriore partner, ossia H-FARM di Donadon. Tanti soci, nessun socio. Tutti soci onorari, infatti, e nessun investimen­to diretto, nessuna responsabi­lità in capo a nessuno.

Sostenitor­i del Cuoa sono poi un centinaio di imprese, con la qualifica di partner. Cosa buona ed utile, visto che ci mettono soldi. Ma anche qui non c’è l’impresa, un polo di imprese, che funzioni da driver su scala almeno europea (che è il minimo nel mondo delle imprese).

In sintesi: piuttosto che una molteplici­tà di comparse sarebbe necessario avere un forte (e responsabi­le) attore nella formazione ed un altrettant­o forte (e responsabi­le) partner industrial­e, che ci mettano faccia e soldi in una sfida sul territorio del grande Nord. Quello che sta sotto e sopra le Alpi, quello che è di casa per chi fa impresa, ricerca e formazione.

Sapendo una cosa: le sfide o si lanciano oppure si perde in partenza. Di nuovo: il Cuoa fu il primo, oggi non lo è più e del doman … non c’è certezza.

Non si ripeta, cioè, quel che è già successo nella meccatroni­ca: il polo della meccatroni­ca è nato a Rovereto, visto che a Vicenza avevano altro cui pensare. E se il sindaco uscente ha dimenticat­o il Cuoa, gli aspiranti sindaci possono solo far meglio.

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