Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ponte, il Comune convoca Vardanega per rimuovere le protezioni del cantiere
Devono essere smantellate entro il 15 maggio, martedì l’incontro
Non c’è pace per il Ponte degli Alpini. Perché rescisso il contratto con l’impresa Nico Vardanega Costruzioni per il restauro, adesso si apre la fase dei conteggi e delle verifiche sullo stato dei lavori realizzati fino ad ora. Il primo atto, il più urgente, riguarda le «ture», le «dighe» di sabbia, terra e massi costruiti nell’alveo del Brenta per proteggere il cantiere attorno a due fondazioni del monumento palladiano.
Come da ordine di servizio emesso dalla direzione dei lavori, dovranno essere smantellate entro il 15 maggio per motivi di sicurezza dovuti alle possibili piene fluviali. La questione sarà affrontata martedì giorno in cui il Comune ha convocato la Vardanega. L’incontro servirà ad accertare la consistenza dei lavori e del materiale da asportare, operazione, questa, che sarà a carico dell’impresa.
È evidente che il Comune intende chiudere la partita in tempi brevi, dopo aver rigettato l’istanza di «chiusura del rapporto in autotutela »proposta dall’impresa nella comunicazione di interruzione lavori. L’amministrazione comunale ha invece optato per la risoluzione «in danno», con la quale chiede alla ditta di pagare una penale di 453mila euro, per i ritardi e le inadempienze, e il ritorno dell’anticipo di 879 mila euro al netto delle opere eseguite, che saranno valutate dai tecnici esterni Sebastiano Favero e Luigi Chiappini.
Nonostante le incertezze sugli scenari e sui tempi di ripartenza dei lavori (la Vardanega ha già detto che si opporrà in tribunale alla rescissione del contratto), in via Matteotti sono orientati a non rifare la gara, pescando dalle ditte già in graduatoria.
«Si può scorrere fino alla quinta classificata», ha detto il sindaco Riccardo Poletto. In seconda posizione c’è la Inco di Pergine Valsugana, che già due anni fa era subentrata alla Vardanega alla quale il Comune aveva tolto l’appalto per una serie di problematiche, ma era stata poi reintegrata con una sentenza del Consiglio di Stato. Ora la Inco potrebbe ritornare. «Non chiuderemo la porta se il Comune ci contatterà, anche se prima di esporci dovremo valutare ogni aspetto della situazione che è piuttosto complessa spiega il titolare Luca Conci Difficile, oggi, azzardare anche solo un’ipotesi». Nella graduatoria, alle spalle della Inco c’è un’altra trentina, la Sandrini, che precede la Maroso di Marostica e, in quinta posizione, la Gelmini di Conco. Lo stato di incertezza investe anche gli operatori economici dell’area turistica che gravita attorno al ponte. «Siamo preoccupati e imbarazzati», osserva Riccardo Torre, il portavoce dei commercianti i via Angarano. “Preoccupati per il grave danno di immagine che questa tormentata vicenda sta creando a Bassano spiega - e perché si allungheranno i tempi del restauro. Non sappiamo se e per quanto ancora il monumento potrà resistere in questo stato di precarietà, se c’è il rischio di chiuderlo al transito pedonale». L’imbarazzo scaturisce dal senso di trascuratezza che si percepisce osservandolo. «Sarà anche un cantiere aperto, ma fa male vederlo ridotto così - evidenzia - Almeno si cercasse di tenerlo in ordine: metà delle lampadine sono spente, il guano dei piccioni si deposita ovunque, la copertura è tutta una ragnatela e le transenne sono scomposte. Se invece il problema è il progetto, che per qualche professionista del settore sarebbe ineseguibile, perché non modificarlo rendendolo meno ambizioso e più fedele e vicino alla tradizione?».