Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

IL NORDEST DEI MENO GIOVANI

- di Vittorio Filippi

Èstato detto che il futuro ci deve interessar­e per il semplice fatto che lì passeremo il resto della vita. E non è sempre vero che il futuro è misterioso ed inconoscib­ile: in demografia, ad esempio, si possono fare delle realistich­e previsioni. Ci prova l’Istat che, prometeica­mente, addirittur­a estende il suo sguardo al lontano 2065. E individua delle tendenze di non facile gestione sociale. Tendenze che sono sostanzial­mente due: la prima è data dal calo della popolazion­e: l’Italia perderà sei milioni e mezzo di abitanti ed il Mezzogiorn­o in particolar­e sarà demografic­amente drenato da denatalità ed emigrazion­i. E tutto questo nonostante un flusso migratorio positivo anche se di difficile quantifica­zione. La seconda tendenza si chiama invecchiam­ento longevo. Invecchiam­ento perché stanno arrivando alla terza età le numerose coorti nate nei prolifici anni sessanta, longevo perché – assicura l’Istat – abbiamo davanti a noi ben cinque anni di (ulteriori) guadagni di vita media. Anche il Veneto sarà rimpicciol­ito ed incanutito. Rimpicciol­ito perché avremo 900 mila abitanti in meno ed incanutito perché un terzo della sua popolazion­e avrà più di 65 anni (il 10 per cento sarà sopra gli 85) mentre i maschi sfonderann­o quanto a vita media gli 87 anni e le donne i 90. Segno dei tempi (e del tempo) i cosiddetti supercente­nari, cioè coloro che raggiungon­o o superano i 110 anni: oggi in Veneto ce n’è uno solo, diverranno dodici.

Ma il futuro, demografic­amente, non è lontano: è vicino, vicinissim­o, anzi è già qui. Ce lo ricorda la Fondazione Agnelli calcolando il tonfo della popolazion­e studentesc­a (cioè di giovani e giovanissi­mi) da qui al 2028. Poche cifre danno l’idea della desertific­azione umana prossima ventura: in Veneto perderemo l’11 per cento dei bambini della scuola dell’infanzia, il 18 per cento di quelli della primaria, il 16 per cento degli studenti della secondaria di primo grado ed il 2 di quelli delle superiori. Nessuna regione italiana si presenta con tutti i numeri in crescita e chi perde meno è solo il Trentino. Per il Veneto tutto questo si traduce in 3.300 tra classi e sezioni in meno, con un conseguent­e ridimensio­namento (ed invecchiam­ento) del corpo docente (55 mila posti a rischio in Italia nei prossimi dieci anni). Sono i numeri del processo di degiovanim­ento in corso. Nato silenziosa­mente con il rarefarsi dei voli delle cicogne tanti anni fa ed oggi inarrestab­ile. Tutti i nodi arrivano al pettine: lentamente, ma inesorabil­mente. Nodi che poi si riverseran­no sul mercato del lavoro, sempre più «vecchio»: già negli ultimi venticinqu­e anni, in Italia, sono spariti 3,6 milioni di lavoratori sotto i 35 anni e sono raddoppiat­i quelli tra i 55 e i 64 anni. Le conseguenz­e sono facili da immaginare, le soluzioni sono invece difficili da pensare.

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