Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
«Il territorio? La nostra forza Ma la politica impari a dire dei no»
Il sottosegretario alla Cultura lancia oggi dallo Iuav la Carta del Paesaggio Ieri l’anticipazione in Fondazione Benetton: «Venezia, no numero chiuso»
«La carta del paesaggio costituisce finalmente un punto fermo dal quale ripartire, seppur in enorme ritardo, per mettere in salvo un contesto di vita, produzione, civiltà, cioè il paesaggio, dal quale non si può più prescindere». Parola di Ilaria Borletti Buitoni (già presidente Fai, sottosegretario del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo). Borletti Buitoni presenterà oggi allo Iuav la Carta nazionale del paesaggio. Curata dall’Osservatorio nazionale per la qualità del paesaggio, la Carta individua tre obiettivichiave: promuovere nuove strategie per governare la complessità del paesaggio, promuovere l’educazione e la formazione alla cultura e alla conoscenza del paesaggio, tutelare e valorizzare il paesaggio come strumento di coesione, legalità, sviluppo sostenibile e benessere, anche economico, dettagliandone per ciascuno le possibili azioni e strumenti. Incontriamo Ilaria Borletti Buitoni alla Fondazione Benetton di Treviso, istituzione che da trent’anni va diffondendo una consapevolezza del paesaggio. Qui, nella sede che è ormai un riferimento per il paesaggismo internazionale, il sottosegretario risponde alle nostre domande.
È inevitabile partire da Venezia e dalla cronaca di una città stremata: che ne pensa dei tornelli?
«Premesso che non credo esista una unica soluzione per un problema tanto complesso come quello della regolamentazione dei flussi turistici a Venezia, penso che questo sia uno dei tentativi possibili e che necessiti a breve di valutazioni sul suo reale impatto. Ma è fondamentale, se davvero si vuole arginare il flusso di un turismo deteriore e invasivo, sospendere la costruzione di strutture alberghiere in terraferma che vanno esattamente nella direzione opposta al bene della città lagunare»
E le mani sulla città? L’allusione è più al film di Rosi che alla installazione di Quinn a Venezia...
«Le grandi navi, gli alberghi da migliaia di posti letto rappresentano interessi di pochi e certo non della comunità cittadina che porteranno di necessità alla chiusura del numero e a un eventuale biglietto
di ingresso, cosa che va contro le mie convinzioni, ma non vedo come basti sbandierare intenzioni democratiche di città aperta per salvaguardare il delicato equilibrio di quel luogo. Credo che la bellezza sia un diritto per tutti che ci possa migliorare tutti, ma c’è molta demagogia e ignoranza in circolazione». Prima della Carta nazionale del paesaggio, durante i suoi 5 anni di mandato, ha portato a compimento molti piani paesaggistici regionali, ma non per il Veneto, perché?
«Purtroppo non siamo riusciti a completarlo, è pronto per il 60-70% . Il Veneto ha un contesto paesaggistico complesso, fatto di colline, montagne, lago, fiumi, costa e molto, molto costruito. E a parte questa complessità, abbiamo trovato parecchia resistenza da parte delle istituzioni locali. Molte pulsioni viscerali dal basso che inducono la politica locale a non dire no per paura di perdere consenso»
Della questione del riconoscimento Unesco per la zona di produzione del Prosecco, ormai monocoltura, cosa ne pensa?
«Penso che se parliamo di sicurezza del paesaggio anche la questione economica deve passare in seconda linea, ma ho fiducia che la commissione Unesco sappia distinguere ciò che vale davvero»
Cosa pensa degli sbancamenti in zone franose in vista dei Mondiali di sci a Cortina, del Mose e dell’avvelenamento delle acque?
Il sottosegretario guarda l’ora e ironica ribadisce: «Il mio incarico scade tra poche ore».