Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ha ucciso Alex in tangenziale confermata la pena a tre anni
La Cassazione ha respinto il ricorso dell’elettricista che ha provocato la morte dell’orafo di Torri. Il padovano continua a chiedere perdono
A sette anni dal tragico incidente in cui perse la vita Alex Di Stefano, orafo 24enne di Torri di Quartesolo, è la Cassazione a mettere la parola fine a una vicenda che ha provocato polemiche e un dolore insopportabile per la madre del ragazzo, che si è tolta la cita il giorno dopo il tragico incidente del figlio, nel giugno del 2011.
La Suprema Corte, che ieri ha reso note le motivazioni della sua decisione, ha confermato i tre anni inflitti a chi uccise Alex, il padovano Mirco Vendramin, di Carmignano di Brenta, elettricista, che oggi ha 30 anni. Fu Vendramin con la sua auto, ubriaco e drogato, a invadere la corsia di marcia opposta in tangenziale, centrando in pieno l’auto di Alex, che morì sul colpo. Dopo lo sconto di 8 mesi in Appello, Vendramin, per mezzo del suo legale, ha fatto ricorso al terzo grado di giudizio perché nel ricalcolo della pena i giudici di secondo grado gli hanno sì ridimensionato la sanzione, ma nel riqualificare il reato i magistrati avrebbero determinato la pena senza rispettare la proporzione dei due terzi rispetto alla «forbice edittale», alla quale si era attenuto il giudice di primo grado. Insomma, mettendo da parte i complicati meccanismi del calcolo delle pene per i giudizi abbreviati (cui Vendramin era stato ammesso), secondo il padovano la pena doveva essere abbassata ancor più. Invece gli Ermellini, che valutano le sentenze soltanto dal punto di vista del rispetto delle leggi e non entrano nel merito dei processi, hanno deliberato che i giudici di secondo grado avevano fatto il giusto calcolo. A favore di Vendramin in Appello aveva giocato il fatto che il tasso alcolemico rintracciato era più basso rispetto a quello rilevato dalla polizia (sotto l’1,50 che aggrava la posizione di chi provoca l’incidente), ma visto che erano stati già tolti gli otto mesi, la Suprema Corte ha rilevato che non vi è altro da togliere. In merito al procedimento in Cassazione anche il padre e la sorella di De Stefano hanno presentato una memoria per chiedere il rigetto del ricorso.
Quel 2 giugno Vendramin era salito in auto ubriaco e, stando a quanto emerso dal processo di primo grado, drogato di cocaina. Era nella sua Polo con la fidanzata, quando sulla tangenziale di Vicenza invase la corsia di marcia opposta, dove stava viaggiando Alex nella sua Mini Cooper, che non poté evitare l’impatto. Fu uno schianto violentissimo. Per Alex non vi fu nulla da fare. Aveva 24 anni. La madre del giovane, Carla Tessaro, non resse al dolore, il giorno dopo si suicidò. Forte la rabbia di padre e figlia quando a Vendramin, condannato in abbreviato a 3 anni e 8 mesi per omicidio colposo, venne applicato lo sconto di pena in Appello. Vendramin ha chiesto più volte perdono alla famiglia Di Stefano. Adesso fa il volontario per la Croce Rossa.
Famiglia Anche il padre e la sorella di Di Stefano avevano chiesto che fosse rigettato il ricorso