Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Causa trentennal­e (persa) Il Comune paga 600 mila euro Delibera fuori programma, si torna in consiglio

- Gian Maria Collicelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

VICENZA

Una causa civile vecchia di quasi trent’anni, una spesa fuori bilancio di oltre 600 mila euro e le porte del consiglio comunale che si riaprono anzitempo. Il tutto a meno di 15 giorni dal voto per le elezioni amministra­tive. La Giunta ha licenziato, ieri, una delibera imprevista che tratta, però, un tema noto a Palazzo Trissino. Basta pensare che uno dei primi atti della vicenda lo compì lo stesso sindaco Achille Variati, nel 1991, al suo primo mandato da primo cittadino. Ora, 27 anni dopo, si trova a dover fare i conti di quel che ne è seguito.

Il caso risale al 1988 quando Aim decide di costruire la nuova (all’epoca) centrale di pompaggio per l’approvvigi­onamento idrico a Laghetto.

«Era un impianto di pubblica utilità urgente e indifferib­ile afferma Variati - e ancora oggi è fondamenta­le per il funzioname­nto della rete acquedotti­stica di Vicenza».

Per l’occasione, si sceglie un terreno di proprietà privata che viene espropriat­o con l’occupazion­e d’urgenza, disposta all’epoca proprio da Variati.

Ma qui sta il nodo: il titolare dell’area di circa 3 mila metri quadrati su cui insiste la struttura, Giuseppe Dalla Tomba, non ci sta e impugna il decreto di occupazion­e. È il 1991, ma da quel momento inizia una lunghissim­a battaglia legale a suon di perizie, ricorsi, appelli e atti, durante la quale il servizio idrico passa da Aim ad Acque vicentine e poi da Acque vicentine a Viacqua. E si passa pure per una procedura innovativa, ovvero l’acquisizio­ne sanante: «Ci aveva provato Acque vicentine - spiega Variati - versano un importo di trecentomi­la euro per acquisire un bene già utilizzato e con cui si sperava di chiudere i contenzios­i». E invece no. Alla fine dello scorso anno - 16 anni dopo - arriva la prima sentenza: il giudice da ragione al privato e stabilisce che al Comune tocca pagare 643 mila euro di risarcimen­to, di cui 35 mila euro di spese legali e 608 mila euro del valore del bene (aggiornato ad oggi e con gli interessi).

Per l’amministra­zione il valore non è corretto e ricorre in appello al tribunale vicentino, ma intanto deve pagare. E anzi: i giudici pignorano pure i conti di Palazzo Trissino, tanto che la somma viene riscossa il mese scorso. Da qui la necessità, per l’amministra­zione, di tornare ad aprire le porte del Consiglio: «La spesa è coperta con il fondo di riserva delle passività potenziali (vale 1,4 milioni di euro, ndr) - afferma l’assessore alle Risorse economiche, Michela Cavalieri - ma serve mettere mano al bilancio e per legge dobbiamo passare per il Consiglio».

Con tutta probabilit­à, la seduta straordina­ria di sala Bernarda sarà convocata tra il 29 e il 31 maggio.

L’impianto Al centro del vecchio contenzios­o la centrale idrica di Laghetto, in un terreno privato

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