Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Ponte, incontro Comune-Vardanega Togliere le dighe costa 131 mila euro
Oggi la «conta» dei lavori eseguiti. Lo smantellamento sarà a carico della ditta
Risolto «in danno» il contratto con l’impresa Vardanega che aveva in appalto i lavori di consolidamento e restauro del Ponte degli Alpini, i tecnici comunali incontrano oggi quelli della ditta per la conta dei lavori realizzati fin qui e del materiale presente in cantiere. È quanto prevede la procedura definita «stato di consistenza», ossia l’inventario dei lavori e delle opere provvisionali predisposte. Un passaggio obbligato per chiudere la partita con la Vardanega: da un lato serve a «contabilizzare» la situazione, dall’altro rappresenta la base di ripartenza dell’intervento che, nelle intenzioni dell’amministrazione, sarà affidato ad un’altra ditta tra quelle in graduatoria nel bando di gara. Intanto, nell’alveo del Brenta prosegue la rimozione delle dighe costruite nei mesi scorsi per prosciugare l’area di cantiere nel fiume. Dopo che la Vardanega non aveva rispettato l’ultimatum del Comune che imponeva entro il 15 maggio l’avvio dell’operazione (il sindaco Riccardo Poletto aveva firmato un’ordinanza urgente per ragioni di pubblica incolumità) lo smantellamento è stato affidato in regime di «somma urgenza» alla Brenta Lavori, che ha presentato un preventivo di spesa più basso rispetto ad altre due ditte contattate dall’amministrazione: 131.428 euro, somma che sarà poi messa in conto alla Vardanega.
Sul travagliato restauro del Ponte degli Alpini continua anche lo scontro politico. Ieri sera, l’argomento è stato dibattuto per ore in consiglio comunale. Le opposizioni sono tornate all’attacco con un ordine del giorno per impegnare il sindaco e la giunta «a svolgere una ricognizione periodica sullo stato dei lavori e a riferire sulla situazione ad ogni seduta del consiglio, con le eventuali vertenze legali e gli aspetti economico-finanziari correlati all’intervento». È stato lo stesso primo cittadino a prendere la parola, motivando la decisione di rompere il contratto « nel momento in cui i ritardi accumulati dall’impresa sono risultati irrecuperabili con evidenti inadempienze». Dalle minoranze, si è levata l’accusa di poca trasparenza e di mancata condivisione del progetto, «l’unico proposto» e sull’indisponibilità della spalla sinistra su cui poggia il ponte, che è di proprietà Nardini. «Le aree di lavoro devono essere accessibili all’impresa fin dalla consegna del cantiere», hanno evidenziato le opposizioni, puntando il dito contro «il ritardo nell’affidamento ad un tecnico per la verifica di tenuta della spalla». «La disponibilità è regolata da una convenzione tra il privato e il Comune, che la Vardanega ha accettato senza riserva firmando il contratto», ha ribattuto Poletto chiedendo a sua volta all’assemblea quali lavori abbia eseguito la ditta in 14 mesi. Altro punto contestato dalle opposizioni, la velocità nella procedura di stesura ed approvazione del progetto. «Abbiamo dovuto muoverci in fretta - ha ricordato il sindaco - Nel 2015, la seconda stilata del monumento, poi puntellata dall’impresa, cedeva di tre centimetri al mese».
In consiglio comunale Ieri le opposizioni hanno chiesto di nuovo una ricognizione periodica e che a ogni seduta si riferisca sull’avanzamento dell’opera