Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
Voto anticipato, Variati in corsa? «Non mi è stato chiesto»
L’ultima seduta – straordinaria – di consiglio comunale e un addio ai banchi di sala Bernarda, ma (forse) non alla politica. Ieri per il sindaco Achille Variati è stato l’ultimo giorno da primo cittadino in Consiglio. Un’assise rapida, appena 45 minuti per la seduta più breve di tutto il mandato, che segna per lui, come per molti, l’addio al parlamentino di Palazzo Trissino. Ma per Variati, che ha già collezionato tre mandati da primo cittadino di cui gli ultimi due consecutivi (è in carica dal 2008), chiusa la porta della politica cittadina potrebbe aprirsi il portone della politica nazionale. Con la nuova crisi di Governo e l’ipotesi di elezioni politiche in estate, la sua candidatura in Parlamento torna nel novero delle possibilità. «Nessuno mi ha chiesto nulla» chiosa Variati alla fine della seduta di ieri. Ma se in occasione del voto del 4 marzo il sindaco non ha optato per la candidatura in Parlamento («Porterò avanti il mio mandato di primo cittadino fino in fondo, nel rispetto degli elettori» diceva Variati, che nel caso di candidatura avrebbe dovuto dimettersi 6 mesi prima da sindaco), ora le prospettive future potrebbero cambiare: nell’ipotesi di una tornata elettorale a luglio, infatti, l’eventuale candidatura di Variati in Parlamento non avrebbe alcun ostacolo legislativo, né tantomeno vincoli temporali. Il suo , però, non è l’unico addio in sala Bernarda. Dei 33 consiglieri comunali in carica 22 tentano di tornare in aula, presentandosi nelle liste al voto per le elezioni amministrative, mentre 11 non ci saranno. Fra chi non ci sarà nel prossimo Consiglio, ecco i volti del Movimento cinque stelle, la capogruppo Liliana Zaltron e il collega Daniele Ferrarin, e pure quello dell’unica leghista in sala Bernarda, ovvero Sabrina Bastianello: «Sono delusa dal comportamento del partito osserva a fine seduta - mi aspettavo un gesto di riconoscenza». Per la cronaca: la seduta straordinaria del Consiglio di ieri è servita a licenziare una sola delibera, ovvero il via libera a un debito fuori bilancio di oltre 600 mila euro per una vecchia vertenza legale iniziata nei primi anni Novanta.