Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)
ABSCONDITA
LE TELE GIRATE PER RACCONTARE NUOVE E AFFASCINANTI STORIE
A Bassano ritratti, paesaggi, nature morte resteranno invisibili per far scoprire cosa c’è dietro ad ogni quadro
Avete mai visto il retro di un quadro?
Perché quello di mostrare il lato nascosto di celebri dipinti raccontato dal loro retro è una modalità innovativa, coinvolgente ed affascinante di rapportarsi con l’arte che viene proposta dal 2 giugno al 3 settembre, nella Galleria civica del Museo di Bassano dove sarà di scena «Abscondita. Segreti svelati delle opere d’arte» (tutti i giorni dalle 10 alle 19, tranne il martedì) . Sessanta capolavori selezionati dalle collezioni dell’istituto «voltano le spalle» al visitatore permettendo la lettura da una prospettiva diversa. In un’originale inversione dei ruoli, i protagonisti non sono i soggetti sul fronte, ma i telai, le cornici, i chiodi, i timbri, le annotazioni contenute in bigliettini, le targhette, le firme, i ritagli di giornale, ma anche sonetti, dediche, disegni, attribuzioni cancellate, ripensamenti dell’artista. Indizi, dettagli capaci di raccontare, di incuriosire e di arricchire, a volte anche di riscrivere, la storia di un’opera.Un modello espositivo inedito, sia per taglio sia per impostazione, che si propone come un viaggio nel «backstage» dei dipinti.
«Ci siamo chiesti se nel Museo di Bassano ci fossero opere in grado di raccontare qualcosa di nuovo a partire dalla lettura del loro retro: la scoperta è stata sorprendente, rivelando una ricchezza sconosciuta di supporti informativi», racconta l’ideatrice e curatrice Chiara Casarin, nonché direttrice dell’istituto, che per oltre un anno ha «girato» i capolavori esposti e conservati nei depositi -. Questa mostra ha anche l’intento di favorire un cambio di abitudini nel visitatore, stimolando una nuova cultura. Mi sono documentata se ci siano stati dei precedenti simili, ma non ho trovato nulla».
La rassegna offre una chiave di lettura particolare dei Da Ponte, Canova, Hayez, Sironi. Sul «lato b» di due grandi monocromi di Antonio Canova ci sono altrettante composizioni di elevatissima fattura e pressoché uguali a quelle del fronte. A differenziare i due versi è la composizione dell’insieme e la sua distribuzione sulla superficie della tela. Leggendo il retro de «L’ultima cena» dapontiana sorgono dei dubbi: è attribuita a Francesco o a Leandro Bassano? I nomi sono riportati entrambi. Che si tratti di una firma, come per il ritratto del conte Francesco Roberti di Francesco Hayez e del sedicente Leonardo Da Vinci che compare su una tavola, o di un sonetto come quello dedicato alla Beata Giovanna Bonomo di Francesco Trivellini, di un ritaglio di giornale come nel ritratto di Girolamo Fabris di Giuseppe Lorenzoni, oppure di una lunga e descrittiva didascalia, la presenza di un linguaggio verbale sul retro di una tela è sintomatico. «Attraverso queste tracce possiamo raccogliere informazioni sul processo creativo e di elaborazione dell’opera, i passaggi di mano, i restauri avuti», spiega Chiara Casarin. In esposizione anche la coda del cavallo di quello che fu un imponente monumento equestre in gesso di Canova andato distrutto: i frammenti sono conservati in casse. «In questo caso “guardare sul retro” significa accedere dietro le quinte del lavoro iniziato a marzo 2017 e che in futuro restituirà al pubblico la grande scultura che avrebbe dovuto sorreggere il regale cavaliere Ferdinando I», anticipa la curatrice che propone come richiamo ideale della mostra il dipinto di Cornelius Norbertus Gijsbrechts (realizzato tra 1670 e il 1675) patrimonio della National Gallery of Denmark di Copenhagen, raffigurante il retro di una tela dipinto sul davanti. «Quella dirompente opera, frutto di un virtuosismo senza pari - racconta - fu un tentativo di vedere l’arte come ad un medium che pensa a se stesso e alle sue strutture nascoste, generando un nuovo linguaggio, in questo caso meta-pittorico, privo di rappresentazione referenziale».