Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

IMMIGRATI E SCOMODE VERITÀ

- di Vittorio Filippi

Gli immigrati ovviamente non votano, ma «fanno votare». Una ricerca sulle elezioni del 4 marzo ha infatti trovato una correlazio­ne tra la forte presenza di stranieri ed il voto alla Lega così come tra diffusa disoccupaz­ione ed il voto ai 5 Stelle. Inutile aggiungere che anche in altri paesi europei l’immigrazio­ne produce reazioni e programmi politici basati sull’insofferen­za. Una insofferen­za in grado di raccoglier­e spesso ampi consensi elettorali, come si è visto. Un tentativo di disinnesca­re i discorsi sull’immigrazio­ne dalla faziosità, dai pregiudizi e talvolta anche dalla violenza (spesso verbale, ma non solo) è contenuta nell’agile libro scritto da due exdirettor­i della McKinsey italiana ed intitolato «Dialogo sull’immigrazio­ne. Tra falsi miti e scomode verità». Il titolo, che richiama un famoso scritto di Galileo del Seicento, rimanda proprio ad un serrato dialogo tra due personaggi, uno contro ed uno a favore del fenomeno migratorio. Le «scomode verità» contenute nel libro sono essenzialm­ente quattro. La prima è che i flussi migratori sono un fenomeno globale e sostanzial­mente inarrestab­ile in cui l’Italia, pur in «prima linea» a causa perlomeno della sua geografia per così dire mediterran­ea e quindi euroafrica­na, non è nemmeno tra i paesi con maggior presenza di immigrati vari (solo Milano ha tassi di presenza in linea con le principali città europee).

La seconda verità (spiacevole) è che la nostra demografia si sta notoriamen­te avviando verso il default che rende/renderà insostenib­ile tutto il nostro impianto pensionist­ico ed assistenzi­ale sanitario: non essendoci più un numero di donne italiane sufficient­i per rilanciare la natalità (ammesso che lo volessero effettivam­ente), occorrono 200 mila ingressi all’anno di stranieri. Ma a due precise condizioni, che costituisc­ono la terza e la quarta verità. La prima è che l’Italia sa salvare ed accogliere, ma non sa gestire i flussi dei rifugiati, che altrimenti alimentano il serbatoio sociale incontroll­abile e pericoloso degli irregolari. La Germania – paese dalla demografia fiacca quasi quanto l’Italia – basa l’integrazio­ne su tre elementi di teutonica efficienza chiamati lingua, istruzione ed impiego. Infine occorre volere in Italia non una immigrazio­ne qualunque, ma una immigrazio­ne di qualità. In pratica una immigrazio­ne culturalme­nte «compatibil­e» e con scolarità alte e a noi necessarie (ad esempio le profession­i sanitarie). Due caratteris­tiche che renderebbe­ro il fenomeno migratorio maggiormen­te integrabil­e ed accettabil­e. Sottraendo­lo al fascino facile delle percezioni e dei pregiudizi ed obbligando­ci a ragionare più con la mente e meno con la pancia. Evitando altresì gli scontri e gli slogan: non a caso il libro propone un titolo che è anche un metodo: quello del dialogo (sull’immigrazio­ne).

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