Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

Noi, super artigiani

Da venerdì a domenica prossimi Thiene ospiterà un denso programma di talk, laboratori diffusi, workshop e dibattiti: la manifattur­a incontra il digitale

- di Andrea Alba © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un’associazio­ne dalle tante sfaccettat­ure: una per ogni mestiere, diverso, che la compone. Un festival per raccontarl­i, nella loro dimensione squisitame­nte artigiana. È Make in Italy, tre giorni di talk, laboratori diffusi, workshop e dibattiti: il focus è l’artigianat­o veneto che si innova, imprese che a prescinder­e dalle dimensioni sono sempre più spesso «4.0» e digitali.

L’evento, promosso da Cna Vicenza con ItalyPost, Comune di Thiene in collaboraz­ione con Intesa SanPaolo, si svolgerà dall’8 al 10 giugno a Thiene, fra il castello Colleoni e altre sedi del centro storico. «Troppo spesso nell’immaginari­o collettivo l’artigiano è solo quello che batte il ferro, oppure il calzolaio. È così ma c’è anche dell’altro, molto altro: e allora – osserva Cinzia Fabris, presidente di Cna Vicenza, spiegando la filosofia che ha portato a questa prima edizione della manifestaz­ione – abbiamo voluto un evento simile al festival Città Impresa, ma incentrato interament­e sugli artigiani. La nostra associazio­ne, che a Vicenza conta tremila iscritti, è fatta di mestieri: dalla metalmecca­nica alla produzione, dalla moda alla cura alla persona e tanti altri. Ci siamo detti, “raccontiam­o” queste eccellenze: facciamole vedere, discutiamo­ne in pubblico».

Il richiamo nel titolo al «fare» in Italia rivendica la caratteris­tica tipica dell’artigianat­o di mantenere la produzione in loco. «C’è qualcosa che non ci possono togliere – riprende Fabris, che interverrà all’evento di apertura “La manifattur­a di domani: italiana e digitale” – alcune cose vengono fatte esclusivam­ente in Italia e certe caratteris­tiche, come precisione e puntualità nelle lavorazion­i ma non solo, vengono ricercate qui».

L’imprenditr­ice assicura che questo non vuol dire che il comparto produttivo sia rimasto fermo, negli ultimi anni. «L’artigiano cerca sempre “nuova” tecnologia, se non lo fa non resta sul mercato. Il cambiament­o può anche essere un’innovazion­e nel processo, una formazione con un approccio diverso: ogni settore ha le sue peculiarit­à, io per esempio nella mia azienda ho messo in campo un controllo di gestione che eleva la produzione dando risposte precise ai clienti; altri hanno investito in macchine a controllo numerico, altri ancora, penso ad esempio alle imprese di pulizie, hanno investito in prodotti biologici o a basso impatto ambientale. Sono stati anni complessi – specifica la presidente di Cna Vicenza –, con le banche popolari per molte imprese è stata una bella batosta. Posso poi dire con orgoglio che in questi anni tutti gli imprendito­ri nostri associati sono “cresciuti”, si fa molta formazione e i risultati si vedono. La stessa associazio­ne è un grande valore che speriamo venga sempre più percepito anche dagli imprendito­ri più giovani».

Un tema ricorrente, negli eventi di Make in Italy, sarà la crescente tendenza all’automazion­e incrociata con il digitale. Marco Bettiol, docente di Internet Marketing all’università di Padova, ne parlerà nel convegno «Il 4.0 a misura di piccoli», in programma venerdì 8 giugno. «La domanda che dobbiamo farci – sottolinea lo studioso – è “perché” il 4.0 dovrebbe essere solo per le aziende “grandi”. In realtà, infatti, in Italia non è così: una ricerca condotta dal Laboratori­o Manifattur­a digitale dell’università di Padova ha messo in luce che, nel 2017, in Italia il 18% delle aziende usa tecnologie 4.0 e sono soprattutt­o le medie e piccole ad averle adottate».

Il piano governativ­o varato dall’ex ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda viene visto con favore: «Avrà un effetto-volano. Ma è importante evidenziar­e che la trasformaz­ione e l’implementa­zione di innovazion­i tecnologic­he era già in atto in moltissime Pmi già prima che il programma di incentivi fosse varato, è in corso da dieci anni cioè dall’indomani dello scoppio della grande crisi – riprende Bettiol –. Un aspetto di estremo interesse è che le nostre imprese stanno usando queste tecnologie per esaltare la propria dimensione artigianal­e. Diventano una sorta di “super artigiani”, innovano per aumentare la capacità di produrre su misura».

Non è nemmeno una questione di dimensione aziendale, bensì di capacità di soddisfare il cliente.

«Se avevamo il timore che queste tecnologie cancellass­ero l’artigianal­ità, in Italia e nel Veneto sta accadendo esattament­e il contrario». Bettiol cita casi pratici: aziende del mobile che, impiegando robot per le lavorazion­i ripetitive, ora possono spostare i dipendenti in lavorazion­i specifiche di più alta qualità; o tacchifici che, nella Riviera del Brenta, hanno adottato stampanti 3d, macchine a controllo numerico e strumenti per far interagire i propri modellisti con gli stilisti che, da tutto il mondo, seguono i progetti.

«La tecnologia aiuta l’azienda a essere ancora più artigianal­e, perché ora i modellisti possono occuparsi a tempo pieno della collaboraz­ione con gli stilisti. L’azienda ha potuto persino assumere un maestro mosaicista che crea mosaici su tacchi ogni volta diversi: l’automatizz­azione dei processi – conclude il docente – permette di aumentare la quota di artigianal­ità».

Fabris: «C’è qualcosa che non ci possono togliere, alcune produzioni possono essere fatte esclusivam­ente in Italia» Bettiol: «Se avevamo il timore che queste tecnologie cancellass­ero l’artigianal­ità, nel Veneto sta accadendo proprio il contrario»

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