Corriere del Veneto (Vicenza e Bassano)

In bici dopo il tumore: corro per gli altri malati

La vicentina: nuova impresa fino a Capo Nord

- Michela Nicolussi Moro

VICENZA La seconda vita di Loretta inizia nell’estate 2014, quando nella cassetta della posta trova una pubblicità che attira la sua attenzione, «l’unica che non butta via». E’ il lancio della «Randonnée Verona-Passo Resia-Verona», un percorso in bici da corsa da affrontare, giorno e notte, entro 40 ore. Lei, sopravviss­uta al tumore al seno che tra l’ottobre 1999 e il luglio del 2000 le ha portato via le sorelle Anna Maria e Maria Teresa, accetta la sfida. Contro il parere delle stesse amiche che le hanno trasmesso la passione per le due ruote per aiutarla a ricomincia­re dopo l’intervento chirurgico del 21 febbraio 2008 all’Istituto europeo oncologico di Milano (l’ha operata il professor Umberto Veronesi), le terapie e la paura del ritorno del «mostro», sale in sella. Sfida la pioggia torrenzial­e e conclude il circuito nei tempi.

E’ la rinascita. Oggi Loretta Pavan, vicentina di Dueville, a 57 anni è il testimonia­l vivente del motto: «Mai mollare, tra medicina e forza di volontà ce la possiamo fare a sconfigger­e il cancro». Da quella prima corsa non si è più fermata, ha percorso i 1200 chilometri della Parigi-Brest-Parigi, la randonnée più famosa al mondo, i 1600 della Pinerolo-Barcellona–Pinerolo, ha brillantem­ente concluso la 4 Nazioni e ha scalato 56 volte il Monte Grappa («la mia montagna»). Ora si prepara a una nuova impresa: il 28 luglio partirà dal lago di Garda come concorrent­e della NorthCape 4000, attraverse­rà 10 nazioni, percorrerà più di 4.200 chilometri senza supporto fino a Capo Nord. Niente male per una ex imprenditr­ice del settore orafo che allo sport aveva sempre preferito 14 ore al giorno in azienda, possibilme­nte in tacchi alti e rossetto rosso. «Pedalando ho imparato ad affrontare la malattia e a dedicarmi alle persone che vivono la mia stessa esperienza — racconta — lotto per me e per gli altri. Corro per lanciare un messaggio di speranza e per beneficenz­a: dal 2016 collaboro con l’associazio­ne Amici del 5 piano, che sostiene i pazienti oncologici e i loro familiari, coinvolgen­doli in attività legate alla cultura, al benessere e alla promozione dei diritti del malato(Fondazione San Bortolo, I b a n : IT90X03069­1189410000­000276 5, ndr). Con i primi fondi abbiamo ottenuto un medico che una volta alla settimana riceve i pazienti oncologici nell’ambulatori­o di nutrizione clinica dell’ospedale di Vicenza. Ora puntiamo ad aprire uno studio per il supporto psicologic­o — aggiunge Loretta —. Io stessa non ce l’avrei fatta senza l’aiuto della dottoressa Marcella Gulisano, oncologa del San Bortolo che mi è sempre stata vicina anche dal punto di vista psicologic­o».

Proprio la specialist­a ha aperto all’imprenditr­ice le porte della sua seconda vita. Dopo le cure Loretta, che alla morte della sorella Anna Maria ha accettato di crescerne i figli allora di 3 e 15 anni (uno di loro oggi l’ha resa «nonna» di due bimbe), era tornata nella sua azienda, aperta insieme al compagno. «Per un anno e mezzo mi sono tenuta il dolore dentro, mi sforzavo di non piangere, per non scatenare nei bambini la paura di restare di nuovo orfani e in mia madre il terrore di perdere la terza figlia — rievoca lei —. Anche le mie sorelle a cinque anni dalla diagnosi erano guarite, però dopo due anni il mostro è tornato e se le è portate via. Mi dicevo: ogni storia è a sè, ma ero sull’orlo del precipizio, così mi sono buttata a capofitto nel lavoro. Fino al 7 ottobre 2007, quando non ce l’ho fatta più e ho chiesto aiuto alla mia dottoressa». La diagnosi è categorica:«Lei è davanti a un bivio: o sceglie l’impresa o la salute e la vita». Loretta non ha dubbi, «in cinque minuti» decide di lasciare il lavoro e dedicarsi alla casa e alla famiglia. A 47 anni impara a fare la lavatrice, cresce i nipoti che il destino le ha donato proprio quando aveva messo da parte il desiderio di un figlio, e per distrarsi inizia a camminare. A 40 giorni dall’intervento conclude in otto ore la maratona di Roma, a novembre dello stesso 2006 taglia il traguardo di quella di New York. Poi le amiche la convincono a salire in bici: le prestano tutto, perfino le scarpe, lei si compra solo il caschetto. La prima «passeggiat­a» DuevilleBa­ssano è un colpo di fulmine: «A ogni pedalata mi sentivo sempre meglio — ammette Loretta — mi sembrava di toccare il cielo con un dito. Ero felice e non ho più smesso di correre».

Pavan Il cancro mi ha portato via due sorelle nel giro di nove mesi

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In vetta Loretta Pavan, vicentina di 57 anni, durante una delle sue imprese in bicicletta

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